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È la pace il filo conduttore della Cena di santa Lucia, l’evento pre-natalizio – quest’anno il 9 dicembre – che da più di vent’anni riunisce migliaia di persone con un unico scopo: raccogliere fondi a favore dei progetti realizzati da Avsi, Associazione volontari per lo sviluppo internazionale, nei Paesi poveri. «Lo slogan di quest’anno – precisa Enea Simonato, presidente dell’associazione Cena di santa Lucia – che è anche quello della cosiddetta campagna Tende di Avsi per il 2025-2026, dice “La pace è una via umile. Percorriamola insieme”: è una frase di papa Leone XIV e richiama il fatto che la pace non è un qualcosa di ideale, teorico, ma ha bisogno di una concretezza, ha bisogno di un’azione. è chiaramente un tema attuale, urgente, che viviamo tutti i giorni. Cresce in tutti noi il desiderio di una pace autentica, concreta, capace di nascere dal quotidiano e non solo dalle grandi dichiarazioni. C’è una bellissima frase del cardinale Giambattista Pizzaballa, Patriarca latino di Gerusalemme che dice: “I grandi non potranno mai realizzare la pace, se i piccoli non la vivono già. Per avere la pace, non basta denunciarne l’assenza: occorre il coraggio di costruirla, nonostante tutto”. Cioè la pace ha bisogno di un cuore che innanzitutto ospiti, che accolga, quindi prima della pace, delle tregue “dei grandi”, c’è bisogno della pace del popolo, che è fatta di azioni, di incroci, di sguardi, di abbracci. La Cena di santa Lucia ben si inserisce in questo aspetto perché fin dalla sua nascita è stata pensata come evento di relazione, di amicizie che si rinsaldano, collettore di storie, proposte, opportunità».
Un evento che nel corso di oltre vent’anni ha raccolto più di due milioni di euro e sostenuto oltre un centinaio di progetti. Un evento che raccoglie più di 350 volontari, fra giovani universitari e ragazzi dell’ultimo anno delle scuole superiori, ma anche lavoratori di aziende che donano il proprio tempo facendo servizio nel prima, durante e dopo.
«Vedo qualcosa di molto concreto e in linea con il tema della Cena – aggiunge Simonato – anche nel servizio che fanno i volontari: il loro mettersi a disposizione in qualche modo contribuisce a percorrere insieme questa via verso la pace. Una via umile, come dice il papa. Forse di primo acchito è difficile associare la cena, evento sfarzoso, alla parola umiltà, penso tuttavia che la connessione sia nel senso del nutrire, proprio come l’humus: questo è un evento che nutre chi fa del bene e chi poi ne beneficerà a chilometri di distanza. Siamo riuniti tutti insieme per fare un gesto importante, sia chi partecipa alla cena sia chi presta servizio, uno senza l’altro non produrrebbe questo inizio di pace, non completerebbe l’obiettivo, la strada va percorsa insieme».
Quest’anno alla cena sarà presente anche Famiglie per l’accoglienza, associazione nata nel 1982 a Milano che conta 2.800 soci in Italia e sedi in diversi Paesi del mondo e che si occupa di accoglienza famigliare nelle forme dell’adozione, dell’affido, dell’ospitalità, e della cura di minori, anziani e persone con disabilità. Uno dei progetti Tende di Avsi, quello realizzato in Italia, è in collaborazione con loro. «Anche loro, nel quotidiano – afferma Enea Simonato – concorrono a percorrere insieme la via della pace, in modo molto concreto e porteranno la loro testimonianza alla cena». «Una via umile – interviene Luca Sommacal, presidente di Famiglie per l’accoglienza – fatta di gesti quotidiani, che intreccia pazienza e coraggio, ascolto e azione, come ha ricordato papa Leone XIV. Per noi questa via della pace inizia proprio in famiglia, primo luogo di accoglienza dove si impara a riconoscere e ad abbracciare la diversità dell’altro. Alla cena portiamo l’esperienza di tante famiglie che hanno accolto giovani arrivati soli, sia africani che ucraini. In questi percorsi la famiglia affidataria diventa un punto stabile da cui ripartire: un legame che continua anche oltre i 18 anni e previene il rischio di marginalità. Con Avsi vogliamo diffondere questo modello: la famiglia può essere un segno di pace concreto nella società e centinaia di accoglienze lo mostrano già oggi».
Il tema della pace non è tema nuovo per la Cena di santa Lucia: negli anni infatti è stato ripreso e proposto in più sfaccettature, concretizzato in alcune azioni: «La pace passa anche attraverso l’educazione, tema che abbiamo sviluppato l’anno scorso – sottolinea Simonato – è importante che il nostro cuore sia educato così da diventare noi stessi testimoni di questo percorso anche nei luoghi di lavoro, fra gli amici, nelle attività che svolgiamo nel tempo libero. La pace è un cammino che parte da ciascuno di noi, nella relazione semplice e quotidiana con chi abbiamo accanto. Il processo educativo è importante e proprio per questo molti progetti di Avsi, da sempre, sono concentrati sulla scuola, sul dare la possibilità alle popolazioni che soffrono per la guerra di continuare ad andare a scuola».
«L’obiettivo della cena – aggiunge Stefano Lonardi, nel direttivo dell’Associazione Cena di santa Lucia e presidente dell’Associazione culturale Antonio Rosmini che collabora all’evento – non è solo economico. L’intento è anche quello di portare esperienze, offrire qualcosa di “alto” a chi partecipa, con il proposito così di diffondere una cultura del bene, della pace, del buono. Non è solo raccolta fondi, ma attraverso l’evento possiamo essere testimoni che una nuova via è possibile, che insieme possiamo costruire qualcosa di grande. C’è un senso di comunità diffusa nell’evento che è quello che ha permesso alla cena stessa di arrivare alla 23a edizione. La cena diventa luogo in cui si costruisce il bene attraverso i rapporti che nascono, le proposte che vengono fatte, le testimonianze dal mondo e anche attraverso i momenti più leggeri, quelli musicali o di intrattenimento».
«Il desiderio dell’Associazione Cena di santa Lucia – conclude il presidente – è che questo evento diventi sempre più patrimonio comune, che possa cioè da un lato radicarsi nel bene comune, dall’altro diffondersi anche in altri luoghi, in altre città, proprio per questo cerchiamo sempre nuove collaborazioni. La cena è davvero un grande evento di relazione, ma è anche un luogo di contaminazione ed è il momento in cui la città di Padova si ritrova per farsi gli auguri, di Natale, ma anche di pace».
Da alcuni anni, prima dell’avvio della cena, alle 18, i volontari sono chiamati a partecipare a un incontro-testimonianza. Quest’anno ascolteranno l’esperienza di Antonio Masuri, capoprogetto in Africa dal 2007 con Avsi.
La cena si tiene nel padiglione 11 della fiera di Padova martedì 9 dicembre. Il programma ricalca quello delle ultime edizioni: ci si ritrova alle 19.30 per l’aperitivo. Gli interventi sono aperti da un messaggio del cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini. Poi ci saranno i contributi di Giampaolo Silvestri, direttore generale di Avsi, che racconta la Campagna Tende; suor Laura Girotto, salesiana, che ha fondato un ospedale in Etiopia con gli Amici di Adwa; don Dante Carraro di Medici con l’Africa Cuamm. Non manca la riflessione di Giorgio Vittadini, docente universitario e presidente della Fondazione Sussidiarietà, incentrata sul tema della cena. L’intrattenimento musicale è lasciato ai Redline che con le loro canzoni, che spaziano fra diversi generi, sottolineeranno il tema della serata.
La Cena di Santa Lucia nasce nel 2002 come evento per raccogliere fondi a favore di Avsi. Nel 2010, per dare continuità a questo gesto di solidarietà, nasce l’Associazione Santa Lucia che attraverso la cena annuale sostiene iniziative