Storie
Centenario della Marcia su Roma. L’uso della forza che seguì in Veneto
Padova e Vicenza. Ai prefetti locali fu ordinato di lasciare le città. Il primo passo per il potere
StoriePadova e Vicenza. Ai prefetti locali fu ordinato di lasciare le città. Il primo passo per il potere
Nei mesi precedenti al 28 ottobre 1922 intimidazioni, minacce, violenza furono il clima ordinario che si visse nelle grandi città. Prefetti e forze dell’ordine preferirono consegnarsi al nuovo potere. A Padova la pressione verbale sulle forze dell’ordine cominciò il 28 ottobre stesso. Il direttorio del fascio locale andò nell’ufficio del prefetto Serra Caracciolo ordinandogli di lasciare la città per evitare ritorsioni. Disorientato, il funzionario chiese aiuto al comandantedel corpo d’armata, il generale Giuseppe Boriani, che gli diede questo consiglio: «Fingere mia urgente chiamata a Roma da parte del Ministero per dignità personale Governo». Il prefetto seguì questo consiglio. Tuttavia l’autorità militare (connivente coi fascisti) gli consigliò di «non riprendere per ora le sue funzioni, dato il non del tutto scomparso fermento fascista». Gli squadristi, entrarono nell’abitazione del ministro di Grazia e giustizia Giulio Alessio devastandone lo studio. Vicenza fu invasa da circa tremila squadristi. Il prefetto Dario Gutierrez venne rinchiuso nel suo ufficio e tutti i telegrammi a lui indirizzati furono intercettati e decifrati. Fu rilasciato previa promessa di sparire. Pieno di paura andò a Milano dal fratello senza informare il ministero dell’Interno. Prima della fuga scrisse un telegramma surreale: «Fascisti mantengono controllo uffici telefonici e telegrafici senza alcun intralcio per le comunicazioni e corrispondenza (cioè controllano le comunicazioni con il Governo). I fascisti mantengono pure il controllo giornale Corriere vicentino organo del partito popolare. Oggi sarà qui on. De Stefani (capo squadrista) al quale preparasi festosa accoglienza». Le camicie nere intanto, scrive Mimmo Franzinelli, somministrano abbondanti razioni di olio di ricino: tra gli altri, a don Soldi, organizzatore sindacale “bianco”, e a tutti gli assessori socialisti del comune di Breganze.