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martedì 20 Maggio 2025

Chiesanuova: il crocifisso del ‘400 non è solo un’opera d’arte da custodire

Emanuele Cenghiaro

Ha trovato stabile e nuova collocazione il suggestivo crocifisso della parrocchia di Santa Maria Assunta di Chiesanuova (Padova). La nuova sede è stata “inaugurata” lo scorso 17 maggio, dopo che due giorni prima era stata presentata nel corso di una serata con interventi dell’architetto Laura Masciangelo, del direttore del Museo diocesano Andrea Nante e l’approfondimento teologico di don Andrea Albertin. Il crocifisso di Chiesanuova, in legno intagliato e dipinto, si presume di tiglio, era stato restaurato nel 2012 da Giovanna Menegazzi e Roberto Bergamaschi in occasione della mostra “L’uomo della Croce”, nell’ambito della quale fu esposto al Museo diocesano. Si trattò allora di una vera riscoperta: come ricorda Andrea Nante, era giunto in uno stato di conservazione molto precario. Si notavano la perdita quasi totale della mano sinistra e di alcune dita della mano destra, e le gravi manomissioni in corrispondenza dei piedi, dovuti anche alla dilatazione del legno e all’aggressione dei tarli. La policromia originaria, in buona parte perduta, era ricoperta da strati di colore e di vernice fortemente alterata. I piedi, che a causa del movimento del legno in passato erano stati tagliati e separati, furono ricollocati nella originaria posizione, uno sopra l’altro e fissati da un solo chiodo.

Nel corso del restauro ci si accorse della straordinaria eleganza e finezza dell’opera, e si arrivò a proporre la datazione del terzo o quarto decennio del Quattrocento. Nonostante i gravi danni sofferti dalla scultura, infatti, il restauro rivelò la qualità dell’intaglio, soprattutto nella definizione del volto smagrito, con gli zigomi in rilievo e la bocca socchiusa che lascia intravedere i denti, le due lunghe ciocche di capelli e i riccioli della barba, un tempo rifinita dalle integrazioni pittoriche. Nulla si può dire della provenienza del crocifisso, se non che forse non fu realizzato per la parrocchiale di Chiesanuova, nemmeno per quella primitiva che trovava sede dove c’è oggi il vicino cavalcavia. La chiesa fu poi più volte ricostruita nel corso dei secoli. Le caratteristiche dello stile hanno però fatto pensare a un intagliatore di buone capacità, attivo in terraferma ma influenzato dallo stile di Antonio Bonvicino, uno dei protagonisti della scultura in legno a Venezia tra la fine del Trecento e i primi decenni del Quattrocento. Da tempo la parrocchia aveva in animo una collocazione più consona e “intima”, ma anche più sicura visto il valore dell’opera, che è stata individuata nella minutissima cappellina subito a destra entrando in chiesa, che in passato fu battistero ma anche cappella di San Leopoldo e confessionale. La cappellina è stata restaurata e riadattata con un fondale di colore chiaro, contro il quale si posa ora il crocifisso, e sul lato opposto con una panca per la meditazione e la preghiera. «Il crocifisso non è solo un’opera d’arte, è stato riconsegnato alla comunità perché lo custodisca – ha spiegato don Andrea Albertin – e con esso tutte le persone che nei secoli vi hanno sostato davanti e affidato le storie proprie o quelle dei propri cari. La via della salvezza non è la croce ma la persona, il crocifisso, un uomo che soffre e che ci invita a spostare lo sguardo. Non noi guardiamo lui, infatti, ma è lui che guarda noi; Gesù dall’alto della croce ci vede in modo diverso».

L’opera ricollocata in maggio

Il 15 maggio c’è stata la presentazione ufficiale della nuova collocazione, più consona rispetto al precedente altare nella navata sinistra. Ora l’ambiente è più raccolto e favorevole alla meditazione e alla sosta davanti al Crocefisso.

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