Idee
Fragilissimo, a rischio giorno per giorno. L’equilibrio geopolitico subisce minacce a ogni latitudine e negli ultimi giorni ha visto numerosi scossoni. Si comincia con l’incontro trilaterale, rafforzato da interessi comuni, fra i leader di Cina, Corea del Nord e Russia, che è stato l’occasione di un faccia a faccia fra tre Paesi che affrontano a diversi livelli difficoltà internazionali. Tra loro emerge Pechino, desiderosa di offrire al mondo un’altra visione, diversa da quella generata dalle ceneri della Seconda guerra mondiale. A poche ore di distanza, subito dopo, un altro meeting fra i cosiddetti “volenterosi” europei concentra l’attenzione e gli occhi del mondo sulle sorti del conflitto in Ucraina. A restare fissa sullo scacchiere mondiale c’è sempre la situazione tragica a Gaza: qui l’obiettivo del governo di Israele sembra quello di voler andare avanti su un cammino di morte. In questa intervista al Sir, Alessandro Politi, direttore della Nato Defense College Foundation (Ndcf), si sofferma sugli equilibri geopolitici che coinvolgono gli attuali scenari di guerra che infiammano e influenzano a livello globale. In particolare, sulle garanzie di sicurezza offerte dai volenterosi, Politi commenta che “per ora sono messe sul piatto dai russi”.
Direttore, il recente vertice fra Cina, Corea del Nord e Russia che significato politico ha?
L’incontro trilaterale è stato chiaramente cementato da interessi comuni ed esprime la rilevanza della Cina verso due Paesi che hanno difficoltà internazionali. La vera cosa importante è stato l’insieme di Paesi presenti alla grande parata di commemorazione dell’80° anniversario della vittoria contro il Giappone, cioè la liberazione nazionale della Cina. Fico è stato l’unico capo di governo europeo, insieme a Szijjártó, il ministro degli Esteri ungherese, in veste di pontiere.
L’incontro offre l’idea di come la Cina in particolare guardi all’ordine mondiale?
Il ministero degli Affari esteri di Pechino ha da poco pubblicato un concept paper, ovvero un documento su come il mondo dovrebbe essere secondo loro. Contiene cinque principi fondamentali. Il primo parla di eguaglianza nella sovranità, per cui tutti i Paesi – non importa quanto siano piccoli – devono essere rispettati sul piano della sovranità, della dignità e degli affari interni, liberi da interferenze esterne.
Soprattutto i grandi Paesi dovrebbero essere una guida nel difendere e nel sostenere lo stato di diritto internazionale. Inoltre, bisogna essere impegnati nel multilateralismo, che ha un ruolo costruttivo, ed essere concentrati su un approccio che faccia attenzione alle popolazioni, per promuovere un maggiore sviluppo e un senso di sicurezza. Per ultimo, il documento invita a impegnarsi sui risultati veri, trovando soluzioni sostenibili ai problemi globali urgenti.
A poca distanza di tempo si è svolto un altro vertice, quello dei cosiddetti “volenterosi” a Parigi. Macron e Starmer hanno detto che finalizzeranno le garanzie di sicurezza per l’Ucraina.
Vedremo, vista la vaghezza e la diversità delle garanzie rivelate. Le vere garanzie di sicurezza, per ora, sono purtroppo dipendenti dalla velocità russa nel recupero da una guerra estremamente costosa in vite e risorse. Basti pensare che gli accordi commerciali con la Cina hanno fatto cadere la Borsa russa.
I russi hanno bisogno della sospensione della guerra, e gli ucraini ancor di più, viste le perdite in proporzione e le distruzioni subite.
Trump ha chiamato i ‘volenterosi’ e ha detto loro: “Smettete di comprare il petrolio russo e di esercitare pressione economica sulla Cina perché finanzia la guerra russa”.
Il presidente fa il suo gioco perché vuole creare un mercato energetico esclusivo e arricchire gli Stati Uniti. Inoltre, per mezzo del petrolio russo, chiede all’Europa di mettere sotto pressione la Cina per conto americano.
Cambiamo fronte. Il futuro di Gaza secondo il governo israeliano è spacciato.
È chiaro quello che sta facendo il governo, ed è chiaro perché lo fa. Meno chiaro che riesca a raggiungere gli obiettivi. Vuole eliminare la presenza palestinese a Gaza o ridurla all’insignificanza.
Ha detto chiaramente che non vuole i due Stati, però non vuole nemmeno uno Stato e due nazioni: non lo vuole assolutamente, per non diluire la presenza israeliana.
Trump, per ora, non lo fermerà. Faccio presente però che nel 2028 scade l’accordo di assistenza militare decennale degli Stati Uniti a Israele. Raccolgo da diversi contatti nella regione l’impressione che Israele stia arrivando a un punto di rottura economico, finanziario e sociale.
Gli israeliani lasceranno passare la flottiglia di aiuti umanitari?
Non lo so. Spero che non la blocchino, ma è probabile. Se la assalteranno, si attireranno ulteriori critiche e problemi internazionali di cui non hanno bisogno.