La nuova “geografia” diocesana comporta anche la nascita di nuovi incarichi e la fine di altre esperienze. Se il coordinamento vicariale, con il suo delegato, terminano la loro esistenza nella nostra Diocesi, saranno le Collaborazioni Pastorali ad avere il loro coordinamento con due coordinatori, uno presbitero e uno laico, chiamati a mantenere le relazioni tra le parrocchie e a convocare gli incontri nell’anno. Entro domenica 8 giugno, i rappresentanti delle parrocchie hanno votato il nuovo nome della loro Collaborazione Pastorale, ma anche le due figure di coordinatori. Alcuni di loro descrivono lo spirito con cui iniziano questo nuovo cammino di servizio alla nostra Chiesa locale.
Don Giovanni Marchiorello, parroco di Vigodarzere, è il coordinatore presbitero della Collaborazione Pastorale Cadoneghe-Vigodarzere. «Con quale spirito approccio questa nuova esperienza? – si chiede – Con disponibilità e fiducia. La sento come una chiamata a riformulare anche la mia vita di prete, di uomo. Le mie convinzioni, le visioni che a volte sono parziali, magari ristrette, pregiudiziali, vanno riformulate all’interno di una transizione che è evidente, e non solo nella Chiesa di Padova. A questa transizione diamo il nome di collaborazione pastorale o di ministeri battesimali: non tutto è semplice, perché si supera un modello di essere Chiesa diocesana, ma c’è molto di promettente, perché ci connettiamo allo Spirito che agisce in noi e che opera già nelle nostre comunità cristiane». Don Marchiorello non nasconde qualche preoccupazione: «Esiste la possibilità che nelle Collaborazioni, o anche nelle parrocchie, si creino nuove distanze tra chi ha colto il senso del cambiamento e chi invece non si mette in cammino, per disinteresse o perché proprio non riesce». Infine un doppio auspicio: che la Chiesa non si limiti a “fare per”, per i poveri, per gli ultimi, per le famiglie, per i ragazzi… ma inizi anche a “fare con”; e poi che «dopo questa prima tappa sull’organizzazione della Chiesa, possiamo mantenere uno sguardo attento e un orecchio sempre aperto per accompagnare le persone dentro le turbolenze e le gioie vere della vita». Con don Giovanni, a Cadoneghe-Vigodarzere la coordinatrice laica sarà Chiara Benciolini. «Accolgo questo nuovo servizio con attesa, in sospensione, guardo al futuro e mi attendo delle sorprese. All’inizio del viaggio non abbiamo una road map, come di fronte a una pagina bianca sento che c’è molto da inventare e creare, anche se nella nostra specifica realtà molto abbiamo già condiviso essendo un vicariato». Per Chiara c’è una parola d’ordine, ed è “calma”: «Abbiamo una rotta da tracciare, ma non dobbiamo essere impazienti: immagino che nel corso del cammino si presenteranno delle situazioni– come per esempio la riduzione della presenza dei preti – che ci chiederanno di muoverci, ma senza ansie o preoccupazioni. Il mio auspicio è che questo percorso aiuti tutti noi a sentirci sempre più corresponsabili della vita della nostra Chiesa: il Vangelo abita il mondo perché lo abitiamo noi, ciascuno con le proprie caratteristiche e il proprio ruolo, anche nella concretezza della vita parrocchiale e di Collaborazione». Francesca Schiano, assieme a don Luciano Danese, coordinerà la Collaborazione Pastorale di Selvazzano: «Confesso di aver accettato l’incarico di coordinatore laico della Collaborazione di Selvazzano con alcune perplessità – riflette – ritenendo che, in un cambiamento d’epoca come quello attuale, energie giovani saprebbero proiettarsi con più creatività nel domani. Più che nutrire aspettative, quindi, mi sento impegnata a dare il mio piccolo contributo ascoltando, studiando, cercando relazioni buone con tutti, usando l’esperienza ma guardando al futuro. Sono fiduciosa che in Diocesi si riesca ad avviare il processo di attuazione delle scelte sinodali sentendone l’urgenza, ma senza lasciarsi condizionare dalla fretta. Indicazioni operative ben motivate aiuteranno le Collaborazioni Pastorali a essere ben operative; più complesso è l’ambito dei ministeri battesimali che ha bisogno di una formazione che riprenda anche il tema della vocazione laicale e della corresponsabilità tra preti e laici. Una formazione ben fatta ha bisogno di tempo, ma porta buoni frutti». Nella Collaborazione Pastorale Arcella il coordinatore laico è Francesco Levorato: «Nell’anno che abbiamo alle spalle abbiamo avuto diverse indicazioni sulle Collaborazioni Pastorali, a partire dalla lettera post-sinodale. Ma io sono convinto che la vera sfida sarà poi calare tutte queste idee nella realtà, alla prova dei fatti e della sensibilità di tutte le persone che faranno parte del Coordinamento. Si tratta di un nuovo modo di collaborare, è necessario che sia fin da subito rappresentativo di tutti e di tutte le parrocchie». Detto della sfida, non manca però anche la curiosità: «Penso che il Sinodo abbia colto aspetti profetici della vita della Chiesa, pensare a un cambiamento repentino dei modi di intendere e agire nelle comunità non è realistico né sensato. Occorre procedere con la giusta e necessaria gradualità, superando l’approccio di fare qualcosa per il “don”, ma perché siamo anche noi responsabili della vita comunitaria». Coordinatore presbitero all’Arcella è don Marco Galletti, parroco dell’omonima unità pastorale: «Partiamo per questo viaggio consapevoli che non siamo già pronti a collaborare, nonostante i tre anni di Sinodo. Abbiamo bisogno anzitutto di imparare insieme e trovare dei legami tra parrocchie, alle quali rimane la centralità. Ecco quindi che ogni comunità è chiamata ad aprirsi per condividere la propria identità, per arricchire e sostenere anche le vicine. Il protagonismo delle parrocchie è il contrario del campanilismo, semmai è relazione».