MosaicoProvengono forse dai colli Berici i bellissimi ungulati, che tuttavia in alto numero possono provocare danni alle coltivazioni. Preoccupazioni anche per la diffusione della peste suina
Calano i cinghiali nei colli Euganei, arrivano i caprioli. Se i visitatori e i turisti ne saranno contenti, meno lo sono gli agricoltori. Più in generale, la presenza della fauna selvatica continua a scontrarsi con le attività umane e agricole di un territorio che è parco regionale, candidato a riserva Mab Unesco. Nel 2024 la presenza dei cinghiali nell’area del parco è diminuita del 13 per cento e anche nei primi mesi del 2024 si è registrato un nuovo calo del 12 per cento. I numeri indicano quindi un generale contenimento degli ungulati, benché non sia possibile effettuare un vero e proprio censimento di questa specie dato che le riproduzioni dei cinghiali, come spiega lo stesso presidente del parco, Alessandro Frizzarin, non seguono una precisa stagionalità. I motivi di questo calo sono l’operato della squadra faunistica, dei selecontrollori e della cinquantina di gabbie dislocate su tutto il territorio degli Euganei. «Stiamo riducendo la proliferazione della popolazione, soprattutto di quella più giovane», rivela Frizzarin. Ma non ci sono solo i cinghiali: «Da alcuni anni a questa parte – fa sapere Cia Padova – sta crescendo il numero dei caprioli, probabilmente provenienti dai vicini colli Berici. Fino a questo momento non hanno causato danni ingenti; tuttavia, la situazione viene monitorata con attenzione sia dal Parco Colli che dagli stessi agricoltori». A tale proposito, Cia Padova chiede di dare continuità alle operazioni di contenimento senza abbassare la guardia, e di modificare la legge 157/92 (“Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”) perché nell’attuale contesto storico occorrerebbe invece passare dal principio di protezione a quello di gestione. E invita a risolvere le limitazioni della normativa comunitaria sul fronte dei risarcimenti per i danni subiti dalle imprese agricole. I cinghiali rappresentano un problema anche per la diffusione della peste suina (Psa). «Con una popolazione così numerosa di cinghiali – denuncia Roberto Lorin, presidente di Coldiretti Padova – che insiste su un territorio circoscritto, aumenta il fattore di rischio di diffusione della malattia». In questa direzione va il sostegno di Confagricoltura alla proposta di creare dei distretti suinicoli, ovvero zone all’interno delle quali non dovrà esserci la presenza di alcun cinghiale, creati per fermare l’avanzata della Psa nelle zone a vocazione suinicola.
