Chiesa
Dal 22 al 30 novembre il vescovo Claudio ha visitato la collaborazione pastorale “Porta Liviana”, che riunisce le sei parrocchie nella zona sud-orientale del Comune di Padova: Cristo Re, Madonna Pellegrina, San Paolo, San Prosdocimo, Santa Rita da Cascia e Voltabarozzo.
Giorni densi di incontri, ascolto e celebrazioni, che hanno permesso di raccogliere impressioni, attese e fatiche di comunità diverse, ma chiamate a camminare insieme. «Ciascuna parrocchia – spiega Enrico Moro, coordinatore laico della collaborazione – ha consegnato al vescovo Claudio degli spunti a partire dal proprio vissuto. Poi, dal confronto comune sono emerse alcune difficoltà legate anche alla stanchezza della vita comunitaria, insieme – però – a molti punti di forza e di entusiasmo».
L’avvio della collaborazione pastorale è percepito con una «duplice attitudine»: da un lato il timore «che sia un percorso troppo veloce, standardizzato», dall’altro «la fiducia di riuscirlo a praticare» e «il riconoscimento del suo valore, della sua necessità».
La visita ha toccato tutti gli ambiti della vita ecclesiale: consigli pastorali e per la gestione economica, liturgie, incontri con sacerdoti, religiose, giovani e referenti dei ministeri battesimali. Tutto preceduto da una «pre-visita» in ciascuna parrocchia, che ha permesso di preparare meglio le comunità e di rendere più fecondo il dialogo con il vescovo.
Il vescovo ha consegnato alle comunità l’invito a diventare realtà «in cui ci si voglia bene e si risulti accoglienti», mettendo «Cristo al centro». Quando questo accade, osserva, «è naturale che trovi una celebrazione vera, un annuncio significativo e una carità operosa».
Don Claudio ha insistito sull’«intreccio» e sulla «compenetrazione» degli ambiti di liturgia, annuncio e carità, che «si implicano l’uno con l’altro» e «danno, o dovranno dare sempre più, vita all’esistenza delle nostre comunità».
Nel guardare al futuro della collaborazione, Moro non nasconde la complessità: «È qualcosa di nuovo» e richiede di «mettere in campo un impegno sensibile» soprattutto per i laici, chiamati a conciliare vita familiare, lavoro e responsabilità ecclesiali. Ci sarà «un momento di transizione» che potrà funzionare solo «in un’ottica di collaborazione da parte di tutti». Per superare le
fatiche indica la via della «molta
sincerità» e di un rispetto reale delle disponibilità di ciascuno, perché non nascano «divisioni, rancori,
fatiche non comunicate, mettendo alla base del fare un “elemento”
fondamentale: la collaborazione pastorale non è semplicemente operativa, ma una operatività nella spiritualità».