A Cona, nel Veneziano meridionale, si inizia a guardare a un possibile futuro nel vicino Padovano: è il sentimento espresso da 510 firmatari, su 2.800 abitanti, di una petizione popolare a sostegno dell’emigrazione dal territorio che fa capo al capoluogo lagunare e recepita nelle scorse settimane dal consiglio comunale.
Una richiesta a cui il sindaco Alessandro Aggio premette un quadro generale della vita del paese, senza nascondere comunque un senso d’orgoglio per appartenere alla provincia veneziana: «A livello geografico Cona è Bassa Padovana, alla quale la cittadinanza si rivolge sia per motivi lavorativi e di comodità dei servizi, invece di dirigersi verso il Rodigino, sia per la presenza di autobus pubblici, assenti per esempio in direzione Chioggia dove si trova l’ospedale a cui dieci anni fa fummo indirizzati con la riforma delle aziende ospedaliere. Per questa mancanza abbiamo avuto poi una priorità nei servizi ospedalieri della padovana Ulss6, grazie all’interessamento della Regione e con il conseguente apprezzamento da parte della cittadinanza».
Per il primo cittadino, la causa principale del movimento popolare è da ritrovare nelle spinte della confinante Cavarzere per una fusione tra i due Comuni, opzione che non ha mai convinto pienamente gli abitanti di Cona. Effetto di questo progetto, infatti, sarebbe la creazione di un solo Comune con un’amministrazione, per ragioni di proporzione, prevalentemente cavarzerana: «In questi anni non è mai stata discussa concretamente la destinazione dei 30 milioni di euro di fondi previsti in quindici anni a seguito della fusione – continua Aggio – Essendo l’utilizzo di questo denaro competenza del nuovo consiglio comunale senza la possibilità di fare accordi in precedenza, il risultato sarebbe la perdita del potere decisionale per il Comune più piccolo, ovvero Cona». Un rischio che per il sindaco può essere stato recepito da una parte della popolazione anche come una possibile e futura imposizione dall’alto, a cui rispondere proprio con l’avvicinamento alla provincia del Santo.
La raccolta delle firme, dunque, non deve essere interpretata come una critica politica alla gestione della città metropolitana veneziana, ma come un’istanza della popolazione accolta all’unanimità dalla maggioranza e minoranza di Cona. «Negli anni, infatti, Venezia ci ha sempre considerato e mai mancato di rispetto nei momenti di necessità per cui l’abbiamo cercata. Il nostro operato in consiglio comunale è stato un riconoscimento della trasversalità di un’istanza popolare da non sottovalutare, così da poterla presentare agli enti superiori e, dopo i vari passaggi necessari, portare eventualmente i cittadini al referendum sulla scelta delle sorti del nostro Comune. Il cammino è molto difficile ma quanto successo è sicuramente un messaggio lanciato dal territorio per dare alla popolazione la possibilità di autodeterminarsi».
A Cona gli abitanti si erano già espressi sulla fusione con Cavarzere. Sebbene la partecipazione di una minima parte della popolazione (20 per cento), il risultato evidenziò una contrarietà qu