Conoscere la mafia per costruire legalità

Lunedì 4 maggio (9-16, sede della provincia – piazza Bardella 2), Padova ospiterà il seminario di formazione del progetto “Conoscere le mafie, costruire la legalità”, promosso da regione, Anciveneto e Avviso pubblico. Si tratta dell'ultima tappa di un itinerario che ha toccato tutte le province venete, per sollecitare l'attenzione di amministratori, imprenditori, parti sociali su un fenomeno, quello delle mafie, che tocca sempre più da vicino anche la nostra regione.

Redazione

Soltanto qualche ingenuo o giustizialista spinto si era illuso che potesse bastare, che qualcosa sarebbe (finalmente) cambiatoNon è successo e ancora oggi, a oltre vent’anni di distanza da tangentopoli, la pubblica amministrazione e la politica continuano ad essere impelagati in losche vicende di corruzione. Pur lasciando perdere i casi più eclatanti, come la vicenda Mose, è ormai palese che la questione riguarda anche il Veneto dei comuni, dei piccoli municipi, dei partiti di casa, del mondo dell’imprenditoria diffusa. La domanda centrale è una: si tratta di peccati individuali, di qualche politico traviato o funzionario infedele o siamo di fronte a una serie di episodi che possono delineare un vero e proprio fenomeno di illegalità, magari con infiltrazioni della criminalità organizza, della mafia o di altre organizzazioni a delinquere?

«Stiamo parlando – spiega Claudio Piron, consigliere nazionale di Avviso pubblico, oltre che già assessore in comune a Padova – di storie lunghe, non riconducibili al breve periodo. Un punto decisivo nella vicenda del “presunto” Veneto dell’illegalità è certamente rappresentato dalla crisi».

Ma è un problema economico; che ricadute può avere avuto sul malaffare? «Molto semplicemente ha allargato lo spettro delle tentazioni, soprattutto tra gli imprenditori. Una volta, pure i cosiddetti piccoli, riuscivano far fronte alle loro esigenze arrangiandosi in vario modo, anche con un’illegalità tutto sommato, ma ingiustamente, tollerata, come il “nero”; poi tutte le opportunità sono venute meno, le banche hanno chiuso le disponibilità, ma il bisogno di quattrini è rimasto. Dove trovarli? A questo punto è cresciuto il numero di quelli che si sono resi disponibili a percorre altre vie, spesso illegali».

Una questione che riguarda il mondo dell’impresa, cosa c’entra la pubblica amministrazione? «È il passo successivo. Una volta che la malavita, magari attraverso il flusso di denaro da riciclare, ha messo le mani sulle aziende (spesso in maniera legale), non le rimane che chiudere il cerchio cercando la complicità di chi governa i servizi e le opere pubbliche».

Politici e funzionari sempre più a rischio? «Vero. Anche perché stiamo pagando il prezzo di una situazione che ormai si trascina da anni: una classe dirigente povera, in cui la selezione è venuta praticamente a mancare. È chiaro che più chi dovrebbe governare non è attrezzato, più il potere passa tutto in mano ai collaboratori “tecnici”, ai funzionari, ai dipendenti. Che hanno un altro alleato potentissimo».

Cioè? «La burocrazia: più le leggi sono complicate e maggiore è la possibilità di creare all’interno della normativa una riserva di caccia praticabile soltanto dagli addetti ai lavori; la nostra burocrazia di fatto rende impossibile la trasparenza».

Comunque i vari rapporti dicono che il Veneto ha una certa propensione all’illegalità, ma che quella organizzata non ha ancora preso piede… «Siamo in una regione in cui la situazione non è omogenea; vi sono aree (vedi il Veronese o la parte orientale) in cui si sono verificati fenomeni più preoccupanti; altri contesti in cui la fenomenologia illegale è meno diffusa; ma siamo a rischio».

Una possibilità che si può contrastare? «Ad alcune condizioni precise. Prima di tutto che si sensibilizzi sia il mondo politico che quello della pubblica amministrazione sui pericoli che stiamo correndo. In secondo luogo che in questa operazione vengano coinvolti tutti i soggetti interessati, come le associazioni di categoria, gli ordini professionali. Ad esempio, vogliamo chiederci qual è il contributo di alcuni commercialisti o consulenti nell’aggirare la legge e nel diffondere la pratica dell’illegalità? Da veneti dobbiamo sostanzialmente renderci conto di un punto di partenza: non siamo indenni da rischi. Quindi, se lotta deve essere, questa va presa in carico da tutti, con responsabilità. Altrimenti anche questa terra diventerà luogo di conquista della malavita organizzata, che è abile e ha motivazioni molto convincenti, prima fra tutte i quattrini».

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