Idee
“L’albero è di fronte alla finestra della sala. Lo interrogo tutte le mattine: Cosa c’è di nuovo oggi? La risposta arriva senza esitazione, portata da centinaia di foglie: Tutto.”
L’immagine, dello scrittore e poeta francese Christian Bobin, appare lontana dalla realtà che anche nel tempo dell’estate appena trascorso si è presentata con le sue asprezze e le sue atrocità sconcertanti.
In quel “tutto” detto dall’albero c’è il bene e c’è il male, c’è il sorriso e c’è il pianto. Accanto alla narrazione delle tragedie, delle devastazioni e delle menzogne ci sono anche segni di bene, di speranza, di verità.
Il messaggio viene da un albero, espressione poetica di una presenza che ascolta, che osserva e che racconta la realtà con il linguaggio del silenzio, dello stormire delle foglie e di una brezza quasi impercettibile.
L’immagine non prende le distanze dall’inquietudine e dall’angoscia ma invita con la sua apparente fragilità a non lasciar cadere la vita nel vortice del nulla, dell’indifferenza, del non senso.
Anche nella pausa estiva questo rischio si è puntualmente presentato. Ora che il cammino ordinario è ripreso le domande sono ritornate graffianti come prima.
Scrive Bobin: “Mi piace appoggiare la mano sul tronco di un albero davanti al quale passo, non per assicurarmi dell’esistenza dell’albero – di cui non dubito – ma della mia”.
Il tronco dell’albero non è un pezzo di legno ma è, per il poeta, il simbolo della coscienza, del luogo intimo di ogni uomo e di ogni donna in cui si svolge la ricerca della verità, avviene l’incontro con la verità, si distingue il male dal bene.
C’è un inanellarsi di pensieri, di domande e di silenzi come nell’albero c’è uno stormire di centinaia di foglie. Si attende la risposta alla domanda “Cosa c’è di nuovo oggi?”.
Ma l’albero rivolge la stessa domanda a chi lo interroga: “Cosa c’è di nuovo in te?”
La riposta dell’uomo sarà come quella dell’albero, cioè “tutto”?
Domande per immagini che potrebbero apparire del tutto estranee alla realtà eppure la penetrano come penetrano nel cuore di una persona pensante.
Occorre “un albero di fronte alla finestra”. Un albero da interrogare ogni mattina come ogni mattina è da interrogare la propria coscienza per scoprire le piccole cose che danno senso a ogni esistenza, per avere uno sguardo che riesce ad andare oltre il recinto e il tetto del proprio io. Così un poeta sociale, come viene definito chi con l’essenzialità della poesia racconta la complessità e l’asprezza della realtà, invita a ritrovare le ragioni della speranza. Ragioni da scoprire, raccontare, condividere, trasformare in atti di amore e di giustizia.