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Cos’ha da dire Ultima generazione? Possiamo parlare del “come”. Ma il “cosa” conta di più
Possiamo parlare del “come”. Ma il “cosa” conta di più
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«Ho 17 anni e non ho un futuro, siamo l’#UltimaGenerazione». Queste parole erano scritte sul cartello che Federica, 17enne appunto, ha esposto alla comunione nella chiesa dell’Incoronata a Padova durante la messa di Pasqua presieduta dal vescovo Claudio. Un’azione come tante altre compiute dall’organizzazione ambientalista famosa per aver imbrattato opere d’arte (in maniera non irreversibile) e aver bloccato strade e autostrade in tutto il mondo. Ripresa dalle telecamere della chiesa parrocchiale, ma anche da quella degli agenti della Polizia presenti in loco, la manifestazione contro l’inerzia nei confronti della crisi climatica è sembrata del tutto pacata nei toni e discreta, tanto che il vescovo ha dichiarato di non essersene quasi accorto. Di fronte a un fatto come questo abbiamo tre possibilità: discutere se sia il caso di compiere un gesto come questo durante una celebrazione sacra nella festa più importante per i cristiani e in generale sulle modalità di manifestare che ha scelto Ultima generazione; chiederci che cosa faccia la Chiesa per la transizione eco-sociale (oltre agli interventi di papa Francesco come l’enciclica Laudato si’, fonte di ispirazione per questi giovani come da loro stessi spiegato su Instagram); provare ad andare al succo della questione: come siamo messi nell’impegno per risolvere la crisi climatica in corso e prevenire le conseguenze devastanti del surriscaldamento del pianeta? Di questo terzo aspetto La Difesa parla spesso e va ammesso che, anche nell’ultimo intervento della sua rubrica (ogni terza domenica del mese) Matteo Mascia, coordinatore del progetto Etica e ambiente della Fondazione Lanza, ha lanciato un grido d’allarme: il pianeta si è già surriscaldato di un grado e mezzo mentre arranchiamo sull’Agenda 2030 che ha l’obiettivo di non farci superare un aumento di oltre i due gradi centigradi da qui al 2050. A metà del suo cammino, l’Agenda Onu rischia di essere già fallita e i fenomeni naturali a cui assistiamo ne rendono l’idea. Potremmo dire molto anche sull’impegno della Chiesa, un impegno che deve essere sì formativo, ma anche fattivo. In Diocesi di Padova è stato aperto il primo Cammino Laudato si’ d’Italia, un anello di sette chilometri promosso dalla nostra Chiesa con il Parco regionale dei colli Euganei e i Comuni di Galzignano e Cinto Euganeo. Ogni anno si celebra la Giornata del Creato e il vescovo Claudio su questi temi lo scorso 11 luglio, festa di san Benedetto, ha anche scritto un messaggio assieme ad abati e badesse benedettini del nostro territorio. Sul piano pratico, il dibattito sulle Comunità energetiche rinnovabili è aperto, come viva è l’attenzione all’efficientamento energetico degli edifici ogni volta in cui si coglie la necessità di intervenire a livello parrocchiale. Molto si è fatto, molto c’è da fare. Arriviamo infine al primo dei tre punti. Le certezze non mancano: Ultima generazione ha sgomentato molti spruzzando minestrone su quadri di inestimabile valore artistico o bevande a base di cacao sulla facciata della basilica di San Marco a Venezia o di Palazzo vecchio a Firenze. Il gruppo ha fatto infuriare tutti coloro che si sono trovati con la strada sbarrata dai loro corpi nel momento in cui stavano per andare al lavoro o facevano i conti con un’emergenza. A fronte dell’indubbio disagio, tuttavia, non possiamo non chiederci: se non dessero così tanto fastidio, questi giovani sarebbero ascoltati? È vero, il rischio che il fastidio per le loro modalità intacchi la sostanza condivisibile del loro messaggio esiste. Ma come dovrebbero fare allora per farsi ascoltare e magari ottenere quei risultati che sembrano latitare? Risposte ardue da trovare. In generale, nel nostro Paese, è complesso individuare un’azione popolare, che sia uno sciopero o una manifestazione, in grado di cambiare davvero il corso degli eventi. C’è tuttavia la necessità di rendersi conto che, se teniamo al futuro del pianeta e dell’umanità, così come adesso non possiamo proprio andare avanti.