Skip to content
  • Edizione Digitale
  • Abbonati
logo
  • Ultimi Articoli
  • Sezioni
    • Chiesa
    • Idee
    • Fatti
    • Mosaico
    • Storie
  • Rubriche
  • Speciali
  • Mappe
  • EVENTI
  • Scrivici
  • Edizione Digitale
  • Abbonati
Area riservata

Mappe IconMappe | Mappe 12 – Le banche – febbraio 2023

martedì 14 Febbraio 2023

Crac bancari: qualcuno deve pagare le colpe? L’indennizzo morale

Per il crac di Veneto Banca c’è solo un accusato, mentre avanzano 500 milioni di euro da ridistribuire ai danneggiati

Redazione
Redazione

«3 83 mila… e 50 euro, per essere precisi. I risparmi di tre generazioni». «160 mila euro che erano ancora azioni di mio nonno e di mia madre». «Sono anni che sto soffrendo: vado in pensione e mi ritrovo senza soldi. Potevo avere le mie giornate di riposo, il piacere di vivere la vita, ma me l’hanno tolto». È la voce fiera di chi non si rassegna, quella di alcuni risparmiatori fuori dall’aula bunker di Mestre, in attesa lo scorso 30 gennaio, della sentenza della Corted’appello di Venezia negli sviluppi del crac di Veneto Banca. Quattro ore di camera di consiglio e poi la pronuncia del presidente: condanna anche in appello per Vincenzo Consoli, ex amministratore delegato prima e direttore generale poi dell’istituto bancario accusato di ostacolo agli organismi di vigilanza. Pena di tre anni di reclusione, sentenza riformata rispetto ai quattro anni in primo grado, perché nel frattempo, oltre all’aggiotaggio, anche il reato di falso in prospetto è andato in prescrizione. «La pena la trovo equilibrata perché sono reati che hanno sanzioni relativamente modeste e con termini di prescrizione brevi – commenta avvocato Luigi Fadalti, che rappresenta quasi 300 azionisti e risparmiatori – Altro discorso è da fare per eventuali reati fallimentari perché qui le pene sono gravi e c’è il margine temporale per compiere tutti gli accertamenti necessari. Al momento c’è un’istruttoria in corso: nel giugno 2017 è stato accertato che la banca fosse in dissesto o a rischio di dissesto. I tribunali di Treviso e Vicenza sono stati investiti del compito di accertare se fosse vero o meno che alla data della liquidazione coatta amministrativa vi fosse una condizione di insolvenza: ebbene entrambi i tribunali e la Corte d’appello di Venezia in sede civile ne hanno dato conferma. Se la decisione dovesse essere confermata in cassazione, confido entro l’anno, scatta allora il presupposto per poter procedere con l’accertamento dei reati fallimentari. Il punto è che già al 31 dicembre 2013 Veneto Banca era in condizione di insolvenza: la ricaduta è che tutti i bilanci successivi fino alla dichiarazione della condizione di dissesto del 25 giugno 2017, sono bilanci ideologicamente falsi».

La sentenza ha, inoltre, revocato la confisca di 221 milioni di euro di beni di Consoli disposta a conclusione del processo di primo grado, ma per l’avvocato non c’è da sorprendersi perché consegue l’orientamento europeo secondo il quale la confisca non può essere una duplicazione di condanna al risarcimento dei danni. Tuttavia sgombra il campo dai dubbi: ai singoli azionisti danneggiati – si parla di oltre 80 mila utenti – non arriverà nulla di risarcitorio da tutto questo processo. «Soggetti che potrebbero essere coinvolti in profili risarcitori sono le società di revisione che per Veneto Banca è la PwC, mentre per la Popolare di Vicenza è la Kpmg. Ma a oggi, l’unico intervento concreto di indennizzo è il Fir». Il Fondo indennizzo risparmiatori è stato istituito dalla Legge di bilancio 2019 e prevede un “rimborso” per tutti i risparmiatori danneggiati dalle banche poste in liquidazione coatta amministrativa dopo il 16novembre 2015 e prima del 1° gennaio 2018. Con una dotazione di oltre un miliardo e mezzo di euro, l’indennizzo equivale al 30 per cento del costo di acquisto, entro il limite massimo complessivo di 100 mila euro per ciascun risparmiatore. Il presente, però, ci dice che sono “avanzati” circa 500 milioni di euro e ci sono discordanti opinioni su come questi denari vadano utilizzati: «Questi soldi noi chiediamo vengano dati automaticamente ai risparmiatori – è perentorio l’avvocato Andrea Arman, presidente del Coordinamento associazioni banche popolari venete “Don Enrico Torta” e tra gli autori nella scrittura della legge sul Fir – Non c’è una presa di posizione precisa né da parte del ministero dell’Economia e delle finanze né da parte del Governo: siamo in un limbo dove ci sono varie interpretazioni, tra cui quella di alcuni politici che ritengono essere necessario un ulteriore intervento con norma primaria e successivo “esamino” europeo. Abbiamo chiesto parere all’avvocato Angelo Aldo Dolmetta, docente di Diritto privato, massima autorità italiana in diritto bancario ed è stato anche il consulente principale nella stesura della legge sul Fir e nel suo documento redatto emerge che “la percentuale del 30 per cento può essere incrementata qualora le somme complessive erogate siano inferiori alla previsione di spesa dell’esercizio finanziario”». Insomma, alle porte rischiamo di trovarci dinanzi all’ennesima beffa per i tanti risparmiatori, la cui vita è già segnata al di là dell’indennizzotoppa. A oggi Consoli è l’unico accusato. Fuori dall’aula bunker Loris Mazzorato, ex sindaco di Resana, ribadisce la sua convinzione, il ragioniere originario di Matera, per 19 anni al vertice della popolare di Montebelluna, è solo un capro espiatorio: «Non era un uomo solo al comando – conclude Fadalti – Sono convinto: arriveremo alla definizione di altre responsabilità».

Don Enrico Torta, l’anima del conforto

Il Coordinamento associazioni banche popolari venete deve il suo nome alla figura di don Enrico Torta, ora in “pensione”, che è stato vicino alle oltre 200 mila famiglie venete truffate. «Quando è venuto a Spresiano durante la prima manifestazione di protesta – ricorda Andrea Arman – siamo rimasti impressionati dalla sua carica di umanità e dalla capacità di infondere calma e pace. I primi mesi, i soci risparmiatori furono appellati dai “sapienti” della politica e della finanza speculatori che cercavano di far soldi, quasi alla stregua di strozzini. Questo ha creato un vuoto attorno, i Comuni ci negavano gli spazi pubblici, gli anziani non avevano riferimenti e venivano presi a porte in faccia. Don Enrico è stato un gigante, ha capito prima degli altri e ha sempre avuto una parola di conforto».

Il processo per la Popolare di Vicenza

Il 10 ottobre 2022, la Corte d’appello di Venezia ha confermato la condanna a Gianni Zonin, ex presidente della Banca popolare di Vicenza, riducendo la pena a 3 anni e 11 mesi. In primo grado aveva ricevuto 6 anni e mezzo. Identica condanna anche per l’ex direttore generale di Banca Popolare di Vicenza Andrea Piazzetta e per l’ex consigliere Massimiliano Pellegrini. Condannati anche altri due ex direttori generali: Paolo Marin (3 anni e 4 mesi) e Emanuele Giustini (2 anni e 7 mesi).

Ultimi articoli della categoria

Carceri sovraffollate: un problema italiano

martedì 12 Novembre 2024

Carceri sovraffollate: un problema italiano

Consumo di suolo. Un futuro grigio

martedì 12 Novembre 2024

Consumo di suolo. Un futuro grigio

Connessi con la realtà. Padova fa progressi nel digitale e nella cultura

martedì 12 Novembre 2024

Connessi con la realtà. Padova fa progressi nel digitale e nella cultura

Agenda 2030, quale futuro? Noi possiamo ancora agire

martedì 12 Novembre 2024

Agenda 2030, quale futuro? Noi possiamo ancora agire

Cambiamenti climatici e sociali. Uno sviluppo insostenibile

martedì 12 Novembre 2024

Cambiamenti climatici e sociali. Uno sviluppo insostenibile

Energia pulita. Rinnovabili, insistiamo

martedì 12 Novembre 2024

Energia pulita. Rinnovabili, insistiamo

Condividi su
Link copiato negli appunti
Logo La Difesa del Popolo
  • Chi siamo
  • Privacy
  • Amministrazione trasparente
  • Scrivici

La Difesa srl - P.iva 05125420280
La Difesa del Popolo percepisce i contributi pubblici all'editoria.
La Difesa del Popolo, tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) ha aderito allo IAP (Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.
La Difesa del Popolo è una testata registrata presso il Tribunale di Padova decreto del 15 giugno 1950 al n. 37 del registro periodici.