Fatti | Dal Municipio al Campanile
Aspra e antica culla di civiltà. Emigrazioni e legami lontani Il sindaco: «È il più antico tra i sette Comuni dell’Altopiano. In municipio ci sono cinque dipendenti, nessuno a tempo pieno, tocca essere pratici. Nel 2025 abbiamo due nuovi nati»
«Terr’aspra che prod’uomini produce». Così definiva Rotzo l’abate Agostino Dal Pozzo nel suo libro
Memorie istoriche dei sette Comuni vicentini. «Una terra aspra, una terra dura, come tutta la montagna perché la vita in montagna non è facile ma una terra fatta di gente cordiale, ospitale, laboriosa – sono le parole con cui Lucio Spagnolo, primo cittadino di Rotzo, definisce la sua comunità – Gente dai valori autentici, aperta al resto del mondo perché sa cos’è l’emigrazione. Rotzo è il più antico paese dei sette dell’Altopiano oggi è anche quello con meno abitanti. Si affaccia sui dirupi della Val d’Astico con la sua storia, la sua grande bellezza e poesia». Rotzo conta circa 600 abitanti, ed è il più antico, come testimoniano i ritrovamenti del sito archeologico del Bostèl. Per questo, è stato recentemente realizzato il nuovo museo archeologico dell’Altopiano. Lucio Spagnolo, classe 1960, è sindaco al terzo mandato, «non ne ho fatto però più di uno alla volta, perché è giusto garantire l’alternanza», ci tiene a dire. Conosce molto bene il territorio, non solo per esserci nato, ma anche perché per oltre 30 anni è stato maestro elementare qui sull’Altopiano e da un paio d’anni, dopo aver raggiunto la quiescenza, si dedica a tempo pieno all’attività amministrativa del suo Comune. «Come tutti i piccoli enti soffriamo della scarsità di personale: dei cinque dipendenti nessuno è a tempo pieno e capita che noi amministratori ci troviamo a svolgere diverse attività anche pratiche per garantire il servizio alla nostra comunità».
Un paese piccolo, ma con una lunga storia, dunque, che risale addirittura ai tempi degli antichi Romani: «Come testimoniato dai resti del villaggio preistorico del Bostèl, questa zona fu abitata già in epoca antichissima, nella seconda Età del ferro; inoltre Rotzo vanta la chiesa di Santa Margherita, l’edificio di culto cristiano più antico dell’intero Altopiano». Dalla primavera fino all’autunno inoltrato è possibile fare una escursione all’archeoparco del Bostèl, mentre nella frazione di Castelletto si può visitare il museo archeologico. «A Rotzo non ci sono alberghi, le seconde case sono presenti, ma in numero più contenuto rispetto al resto dell’Altopiano, negli ultimi anni però sono nati alcuni b&b, che garantiscono una ospitalità di qualità». Fra le peculiarità di Rotzo, spicca anche la coltivazione di patate di eccellente qualità, protagoniste dell’omonima festa che si svolge ogni anno il primo fine settimana di settembre: «È un prodotto davvero particolare, che ha 50 anni di storia e che vogliamo assolutamente tutelare», sottolinea Spagnolo. Nel territorio di Rotzo se ne producono circa seimila quintali all’anno. La coltivazione della patata è per alcuni la principale occupazione, anche se la gran parte della popolazione attiva è impiegata nei servizi. Una realtà importante è la cooperativa Popolo, che opera nel settore edilizio e stradale e dà lavoro a circa 25 persone. In estate sono diverse le proposte culturali per residenti e villeggianti, tra le quali il mercatino cimbro, ogni martedì dei mesi di luglio e agosto. A Rotzo c’è ancora la scuola materna e anche la primaria con una pentaclasse dovuta ai numeri ridotti degli iscritti. Guardando al futuro Spagnolo afferma: «Nel 2025 abbiamo avuto due nuovi nati, credo che davvero si debba lavorare insieme ai Comuni vicini, Roana è a soli sei chilometri».
Il parroco: «Ci sono comunità importanti di rotzesi in Sud America: Neri Josè Tondello, la cui famiglia è originaria di Rotzo, è stato nominato vescovo di Juína, in Brasile»
«Rotzo è una piccola comunità, molto legata alla sua lunga storia millenaria, ma capace di guardare al
futuro». A parlare è don Angelo Panozzo, chiamato don Pierangelo, arciprete da 24 anni nel più piccolo dei Comuni altopianesi. Classe 1942, nativo della vicina Treschè Conca, don Angelo ha svolto buona parte del suo ministero presbiterale tra la Pedemontana e l’Altopiano, con alcuni anni di insegnamento di materie letterarie in Seminario. Nonostante i numeri contenuti, la comunità cristiana svolge una completa
attività ordinaria: «La catechesi, secondo lo schema dell’iniziazione cristiana, viene svolta per tutte le classi da un affiatato gruppetto di catechiste e catechisti, in alcuni casi le classi sono accorpate se i bambini sono troppo pochi e pure per gli anni successivi ai sacramenti vengono proposti degli incontri periodici ai ragazzi», racconta don Panozzo. E prosegue: «Per gli adulti, invece, ogni mercoledì sera, nel corso di tutto l’anno, viene proposto un incontro di approfondimento delle letture della domenica successiva; in estate ci si sposta nell’antica chiesa di Santa Margherita, il martedì. Il tema di quest’anno è riflessioni sui profeti minori». Rotzo è stata terra di emigrazione, verso la fine dell’Ottocento in direzione America del Sud, ma anche verso Stati Uniti e, soprattutto, in Germania, come lavoratori nelle miniere: «Ci sono delle comunità importanti di rotzesi soprattutto in Brasile e, ormai qualche anno fa, Neri Josè Tondello, la cui famiglia è originaria di Rotzo, è stato nominato vescovo di Juína». Nel territorio comunale sono diversi i luoghi di
culto: innanzitutto la chiesa parrocchiale, che è intitolata a santa Gertrude, e la cui prima citazione è contenuta in un atto datato 27 marzo 1250. Durante la prima guerra mondiale la parrocchiale
fu distrutta quasi del tutto, per poi venir ricostruita tra il 1925 e il 1927 e consacrata nel 1938. Tra Rotzo e Castelletto sorge l’antica chiesetta di Santa Margherita, la chiesa più antica dell’Altopiano. L’origine dell’edificio si colloca attorno al 1100 anche se del suo passato e della sua erezione purtroppo si sa ben poco. Si hanno notizie certe della chiesetta a partire dal 1488. La campana bronzea del 1439 fu trafugata durante il primo conflitto dagli austriaci e successivamente restituita alla comunità di Rotzo. «La gente di Rotzo è molto legata a santa Margherita e alla celebrazione che si svolge il 20 luglio di ogni anno, legata anche alla tradizione cimbra di questa terra, con l’omaggio del cero da parte della comunità “figlia” di Rovegliana da Recoaro» evidenzia don Angelo. In località Campolongo a 1.500 metri, c’è la chiesetta dedicata a san Francesco, dove si celebra “Il perdon d’Assisi” in agosto e la Festa della montagna ai primi di settembre. Il parroco, con alcuni volontari, cura la liturgia domenicale con la redazione di un foglietto con l’intento di coinvolgere l’assemblea sia nelle parti recitate che in quelle cantate. La messa festiva è assicurata anche nella frazione di Castelletto ogni domenica. Nella parrocchiale è stato restaurato lo scorso anno l’organo Mascioni, che accompagna le liturgie domenicali, mentre nelle solennità c’è un
coro che anima la messa. Il piccolo gruppo di ministranti è sempre presente alla messa domenicale.
In parrocchia è sentita la processione del Venerdì Santo e partecipata la Fiaccolata dell’Assunta, che si svolge ogni anno il 14 agosto. Da segnalare anche l’associazione rotzese AmiCiad, che con varie
iniziative finanzia due collegi per giovani studenti in Ciad. La principale ha luogo la domenica precedente l’Assunta, con una marcia non competitiva.
Come raccontato dal sito ecomuseosettecomuni.it, secondo lo storico abate Agostino Dal Pozzo, Rotzo deriva dall’antico vocabolo tedesco “Rotts”, che con il significato di “scoglio” o “rupe” identifica l’aspetto orografico in cui si è sviluppato il piccolo centro.