Storie
Una vita operosa, coraggiosa, spinta oltre gli ostacoli, sulle orme di un grande maestro, Angelo Ferro, compianto presidente dell’Oic-Opera immacolata concezione nel quartiere Mandria di Padova.
Davide Cervellin è un imprenditore che nasce ad Asolo 67 anni fa da una famiglia di contadini che gli insegna fin da piccolo il valore della generosità. Quando è ragazzo sogna di guidare i mezzi agricoli, ma la malattia di cui soffre, una retinite pigmentosa, interrompe i suoi sogni a sedici anni quando ancora studia al liceo, facendolo diventare completamente cieco. «Decisi che non volevo sottostare ai limiti della disabilità, bensì concentrarmi su ciò che mi permetteva ancora di realizzare – racconta Cervellin – Mentre completavo gli esami universitari di giurisprudenza, venni assunto da un’azienda di informatica e poi passai a una di assicurazioni, lavorando come programmatore e analista: qui rimasi per otto anni. Ricordo che mi alzavo molto presto la mattina per prendere il treno che mi portava a Castelfranco e poi di lì sul luogo di lavoro, a Mestre. Mi arrabbio quando sento che tutto deve essere concesso alle persone disabili senza che ci mettano del loro, io mi sono sempre rimboccato le maniche».
Quando il direttore dell’azienda lo vuole spostare d’ufficio, lui non ci sta e decide di licenziarsi, aprendo nel contempo una sua azienda che sviluppa tecnologie assistive, e che ancora oggi dirige. «Poi, mi sposo con Lucia, che conosco fin dai tempi del liceo, e con lei valuto che mettere al mondo dei figli è rischioso, potrebbero ereditare la mia malattia. Così diamo la disponibilità per l’adozione e si presenta la possibilità di accogliere ben quattro fratelli; acconsentiamo ma il tribunale ci comunica il diniego. Ricordo che quando ricevetti la notizia ero fuori città, mi sentii disorientato; così, chiamai Angelo Ferro, che mi disse una frase che diede la svolta: “A volte i dinieghi servono per capire la reale volontà che abbiamo di perseguire i nostri obiettivi”. Inizio perciò la mia battaglia per ottenere la genitorialità di quei piccoli bambini colombiani e, nel 1996, diventiamo i primi genitori in Veneto a ottenere l’adozione di quattro bambini, Daisy, Luis, Erica e Alessandra».
Nel 2011, purtroppo, viene a mancare Lucia Guderzo, moglie di Davide, e l’anno successivo nasce la Fondazione che porta il suo nome e che si dedica alla ricerca scientifica, al sostegno e all’autonomia di persone con disabilità. «La Fondazione si occupa di tre attività principali: del premio annuale dedicato ad Angelo Ferro, conferito a persone disabili che si sono distinte in attività utili all’inserimento in società, oppure a giornalisti che hanno scritto articoli in stile non pietistico, o ad altre personalità che si sono occupate di queste tematiche. Inoltre, per promuovere la cultura tra persone con disabilità, realizziamo tre riviste in lingua braille: un settimanale, un quindicinale dedicato ai ragazzi che parla di sport e musica, e un mensile che tratta di tecnologie e attività che facilitano la comunicazione per ipovedenti. Infine, nel periodo estivo e in quello invernale, la Fondazione si occupa di accompagnare bambini e ragazzi ai campi scuola in montagna».
Davide Cervellin si definisce non credente, ciò in cui crede sono i fatti concreti. «Mi porto dietro gli insegnamenti paterni: “se fai del bene, se semini, il bene ritorna”, mi dicevano in famiglia. Per i contadini, il lavoro è la regola maestra; mio padre ha anche trascorso due anni in un campo di concentramento. Fin da piccolo, anziché la strada della speranza, ho scelto quella dell’operosità, cercando di agire nel concreto, nell’oggi: la mattina mi alzo con l’idea che bisogna fare qualcosa e ringraziare per il fatto di essere vivi. Il mio maestro, non smetterò mai di ringraziarlo, è stato Angelo Ferro; lui era cattolico, l’ho frequentato a lungo, ci sentivamo spesso».
Oggi Davide Cervellin viaggia molto per lavoro, per conoscere realtà che si dedicano a persone ipovedenti o che realizzano attività particolari, per poi raccontarle nelle riviste della Fondazione. Ma non solo: nei suoi spostamenti nelle varie Regioni italiane scova anche prodotti gastronomici che poi suggerisce ai figli per l’azienda agricola che gestiscono dal nome Toccare il Cielo. «I progetti per il futuro non mancano: a inizio 2026 realizzeremo a Padova un evento sull’approccio educativo montessoriano e steineriano; un altro desiderio è trasformare i nostri campi scuola estivi e invernali in un progetto più strutturato, per esempio in una scuola di autonomia per ragazzi con disabilità. Infine, come sta facendo un signore di novant’anni che ho conosciuto recentemente in un viaggio a Cosenza e che mi ha davvero stupito positivamente, mi piacerebbe creare un luogo che possa accogliere gli anziani, dove non siano solo un numero ma possano essere se stessi, finché questo risulta loro possibile».

Davide Cervellin ha scritto nove libri e ne ha in cantiere un altro: «Scrivere ha un effetto liberatorio», ammette. Editi in parte da Marsilio, in parte dalla stessa Fondazione Guderzo di cui è presidente, tra i titoli: Quando il cieco vede oltre (2001), Disabili: come trasformare un limite in un’opportunità (2003) e Senza maschera: storie al limite della normalità (2007)».
Oggi i quattro figli di Davide e Lucia sono adulti e tre di loro si occupano della gestione di un’azienda agricola a Baone, Toccare il Cielo, in un luogo dalla vista aperta sulle colline, immerso tra viti e ulivi. «Abbiamo completato da poco la raccolta delle olive, la facciamo completamente a mano perché il terreno è a terrazzamenti – racconta Daisy, la figlia maggiore – Abbiamo un frantoio dove produciamo l’olio e, ugualmente, facciamo con la vendemmia e la produzione del vino, in cui mio papà è particolarmente esperto. Agli inizi degli anni Duemila, quando con i miei genitori abbiamo individuato questi terreni, volevamo realizzare una fattoria sensoriale, poi invece è diventata una struttura ricettiva: abbiamo anche diverse piante aromatiche e quando si arriva qui da noi si viene accolti dai loro profumi. Qui il verde della natura dei colli Euganei si incontra con il colore azzurro del cielo».