Chiesa
“Considerata la necessità di spiegare il ruolo subordinato di Maria a Cristo nell’opera della Redenzione, è sempre inappropriato usare il titolo di Corredentrice per definire la cooperazione di Maria”. Lo stabilisce la Nota “Mater Populi fidelis”, pubblicata oggi. “Questo titolo rischia di oscurare l’unica mediazione salvifica di Cristo e, pertanto, può generare confusione e squilibrio nell’armonia delle verità della fede cristiana, perché in nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati”, si legge nel testo, in cui si sostiene che “quando un’espressione richiede numerose e continue spiegazioni, per evitare che si allontani dal significato corretto, non serve alla fede del popolo di Dio e diventa sconveniente”. In questo caso, per il Dicastero per la Dottrina della fede “non aiuta a esaltare Maria come prima e massima collaboratrice dell’opera della Redenzione e della grazia, perché il pericolo di oscurare il ruolo esclusivo di Gesù Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo per la nostra salvezza, l’unico capace di offrire al Padre un sacrificio di infinito valore, non costituirebbe un vero onore alla Madre”. Definendosi “serva del Signore”, Maria infatti “ci indica Cristo e ci chiede di fare ‘qualsiasi cosa lui vi dica’”, come si legge nel Vangelo di Giovanni.