In questi giorni al Lucca Comics & Games uno degli eventi più attesi è l’incontro con i registi Duffer Brothers e il cast di “Stranger Things”, per un bilancio sul serie cult Netflix in occasione del rilascio dal 27 novembre della quinta e ultima stagione. Questo ci permette di allargare il campo dello sguardo su come Netflix abbia cambiato il panorama audiovisivo e spettatoriale nell’ultimo decennio. È sbarcata, infatti, in Italia nell’ottobre 2015, e quest’anno si susseguono iniziative e festeggiamenti, tra cui un accordo strategico tra il colosso streaming e il Centro sperimentale di cinematografia per la riapertura del Cinema Europa nella capitale, trasformandolo in un polo formativo e culturale.
Netflix ha rimarcato come abbia distribuito su piattaforma oltre 1.000 titoli italiani dal 2015, con serie e film originali girati in più di 100 città sul territorio;
tra il 2021 e il 2024 ha indicato di aver generato oltre 1,1 mld € di valore aggiunto sull’economia nazionale, con più di 5.500 posti di lavoro. Per questo anniversario, tra la regina delle piattaforme e il nostro Paese, anche noi abbiamo fatto il punto, tra i titoli più iconici e abitudini fruitive che ci hanno cambiato.
La mania del “Binge-Watching”
Un’abbuffata di ore di visione. È la pratica del “binge-watching”, il guardare gli episodi di una serie Tv in maniera famelica, prolungata, quasi “compulsiva”.
È uno dei “regali” di Netflix, facendoci scoprire la possibilità di guardare le serie senza dover aspettare l’appuntamento settimanale, come avviene nella Tv lineare.
Una fruizione che ha conquistato prima i giovani, per motivi anagrafici, e poi il pubblico tutto, complice anche le sconfinate ore, giornate, a disposizione durante i difficili mesi della pandemia da Covid-19 dal 2020.
E così, in Italia, ci siamo appassionati a titoli rimbalzati al vertice della piattaforma. È il caso della serie britannica “The Crown” a firma di Peter Morgan, che dal 2016 al 2023 ha raccontato il regno di Elisabetta II come uno dei migliori romanzi storici e al contempo come un avvincente family drama.
A conquistare gli italiani sono però soprattutto le grandi avventure,
dal citato cult “Stranger Things” che rilegge generi cinematografici (“I Goonies”, “E.T.”, “La storia infinita”, “Nightmare”), musicali (su tutte “Running Up That Hill” di Cate Bush) e atmosfere anni ’80 declinando il tutto come un romanzo di formazione su adolescenti chiamati a crescere e a compiere sfidanti scelte tra bene-male.
A coinvolgere in maniera febbrile gli italiani sono state, poi, le (dis)avventure di ladri con la maschera di Salvador Dalì che al canto di “Bella Ciao” hanno espugnato la Zecca di Spagna: è “La casa di carta” (2017-21) firmata da Álex Pina, racconto brillante e dalle svolte imprevedibili che omaggia “I soliti ignoti” (1958) di Mario Monicelli e il ciclo “Ocean’s Eleven” di Steven Soderbergh.
Ancora, a dominare sono le visualizzazioni di thriller come il discusso “Squid Game” (2021-25), l’adrenalinico “The Night Agent” (dal 2023), l’affascinante “La regina degli scacchi” (2020), la serie gotica “Mercoledì” (dal 2022) sulla più piccola della Famiglia Addams dal genio di Tim Burton e la fosca “Monster” (2022) di Ryan Murphy. Da registrare poi il trionfo dei sentimenti con il period drama sul tracciato austeniano, furbamente rielaborato da Shonda Rhimes, “Bridgerton” (dal 2020) o le avventure modaiole di “Emily in Paris” (dal 2020) di Darren Star.
Non va dimenticata di certo la serie religiosa “The Chosen” (dal 2019) di Dallas Jenkins, racconto su vita, opere, miracoli e incontri di Gesù riportati dai Vangeli. Forte della diffusione sul proprio portale (in Italia Thechosen.it), la serie ha però trovato ampio pubblico proprio quando è entrata nella library Netflix.
Cinema: dalla diffidenza inziale al trionfo di “Roma”
All’inizio c’è stata molta diffidenza, anzi una vera e propria opposizione. Parliamo del rapporto tra il cinema, le sue prestigiose cattedrali, e le produzioni targate Netflix. È stato soprattutto il Festival di Cannes a segnare un precedente, non ammettendo i film del colosso in concorso, perché non ne veniva assicurata l’uscita nelle sale. La diga però si è infranta nel 2018 quando alla Mostra del Cinema della Biennale di Venezia è stato ammesso in gara il dramma sociale-familiare “Roma” di Alfonso Cuarón, film che ha messo tutti d’accordo, incoronato con il Leone d’oro. Pochi mesi dopo ha incassato 10 candidature ai Premi Oscar vincendo 3 statuette. A distanza di una manciata d’anni, tutto è mutato rapidamente.
Netflix, da apripista delle altre piattaforme, è entrata di peso nelle dinamiche produttive cinematografiche nonché festivaliere, presenziandovi regolarmente.
Basta citare l’ultima Mostra del Cinema, Venezia82, dove era in gara con tre titoli agguerritissimi: “A House of Dynamite” di Kathryn Bigelow, “Frankenstein” di Guillermo del Toro e “Jay Kelly” di Noah Baumbach.
L’Italia nell’olimpo di Netflix
E l’Italia? Da quando c’è Netflix nel nostro Paese anche il mondo produttivo nazionale ha subito avviato rapporti di collaborazione. Per il cinema sono nati progetti di grande risonanza come “È stata la mano di Dio” (2021) di Paolo Sorrentino, Leone d’argento alla 78a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia e candidato all’Oscar nel 2022, e “La vita davanti a sé” (2020) che ha segnato il ritorno al cinema di Sophia Loren diretta dal figlio Edoardo Ponti, una produzione Palomar; il brano portante “Io sì (Seen)” di Laura Pausini ha vinto il Golden Globe come miglior canzone originale ed è stato candidato anche agli Oscar.
Fronte serie Tv, a capitalizzare l’attenzione è il mondo criminale.
A partire da “Suburra. La serie” (2017-2020) diretta da Stefano Sollima, targata Cattleya, con Alessandro Borghi e Giacomo Ferrara. Ha registrato poi un copioso seguito “Baby” (2018-20) diretta da Andrea De Sica, Anna Negri e Letizia Lamartire, ispirata a un giro di prostituzione minorile nella Capitale, da un fatto di cronaca, che ha imposto come interprete Benedetta Porcaroli. Ancora, è diventata una delle serie italiane più seguite “La legge di Lidia Poët”: è stata la terza serie non in lingua inglese più vista al mondo nel 2023. La regia è di Matteo Rovere, Letizia Lamartire e Pippo Mezzapesa (produzione Groenlandia), con protagonista Matilda De Angelis nel ruolo della prima donna a entrare nell’Ordine degli avvocati in Italia.
Ancora, i fenomeni (multi)generazionali “Skam Italia” e Zerocalcare: la prima è una serie ideata da Ludovico Bessegato (da un progetto internazionale), che ha avuto un discreto successo su TIMvision ma è poi esplosa su Netflix, lanciando un nuovo gruppo di giovani talenti: in testa Federico Cesari e Ludovica Martino. Il secondo, Zerocalcare, è il noto fumettista romano Michele Rech, che forte di un granitico successo editoriale ha incontrato il grande pubblico con due collaborazioni con Netflix: le miniserie animate di respiro sociale “Strappare lungo i bordi” (2021) e “Questo mondo non mi renderà cattivo” (2023).
Infine, la serie storica “Il Gattopardo” (2025), suggestiva e imponente coproduzione italo-inglese diretta dal britannico Tom Shankland con Kim Rossi Stuart e Benedetta Porcaroli, dal classico di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, e la significativa, nonché sfidante, linea di documentari inchieste di cui è capofila “SanPa. Luci e tenebre di San Patrignano” (2020).
Malumori spettatoriali
Di pregi ne abbiamo elencati molti. In questi primi dieci anni di Netflix in Italia non sono mancate però anche note negative, in primis dal lato spettatoriale.
Anzitutto, i costi di abbonamento, che hanno iniziato a crescere in maniera (troppo) incalzante, perdendo la vocazione democratica.
A questo, si aggiunge l’incrinarsi di una delle pratiche caratterizzante di Netflix: il colosso non rilascia più le stagioni delle sue serie in maniera completa. Preferisce diluirle, spezzettarle, per mantecarne il traino. L’esempio più recente è proprio la quinta e ultima stagione di “Stranger Things”: una parte degli episodi verrà rilasciata dal 27 novembre, un secondo gruppo dal 26 dicembre e il gran finale il 1° gennaio 2026. Il tempo del “binge-watching” è al tramonto?