Raggiungiamo don Diego Cattelan, responsabile della Pastorale dei giovani della Diocesi di Padova, all’alba di domenica 3 agosto sotto il palco-altare dove papa Leone XIV presiederà la messa conclusiva del Giubileo dei giovani. Impossibile non partire dall’esperienza di Provvidenza vissuta in modo speciale dalla Diocesi di Padova. «Fino a mercoledì scorso (quattro giorni prima della partenza, ndr) eravamo certi di non avere più un posto qui a Roma». Dopo mesi di preparazione, per disguidi non dipendenti da Padova, è saltata infatti l’accoglienza definita nel dettaglio a Cisterna di Latina. Pur nell’angoscia, non ci si è dati per vinti. «Per Provvidenza – racconta don Diego – abbiamo cercato una parrocchia e abbiamo avuto il sì del parroco dell’Olgiata».
Una «pazzia sotto alcuni aspetti», un «campeggio con le tende un po’ improvvisato», ma soprattutto «un’esperienza davvero arricchente», anche grazie alla disponibilità di volontari. Catechesi esperienziale, la chiamerebbe qualcuno.
«Anche in questo Giubileo il Signore parla – osserva don Diego – vuole raggiungere il cuore di tutti i giovani presenti. Lo abbiamo sperimentato davvero, in diversi modi e in molti momenti. Quando si apre il cuore a Lui, ecco, è anche più facile ascoltare la sua voce e lasciarsi interpellare, soprattutto quando si vivono delle amicizie nel suo nome queste fanno la differenza».
Nel dialogo con i giovani, don Diego riporta «una domanda vocazionale – in senso esteso – molto forte», accompagnata dal «desiderio di autenticità e di trovare qualcosa che dia spessore alla vita. L’impressione è che i giovani che desiderano partecipare a queste esperienze sempre più le scelgano per motivi di fede. Mi ha colpito molto vedere come anche nelle preghiere all’Olgiata, le lodi del mattino, la messa, la compieta, si sentiva davvero un clima di preghiera e di festa insieme».
Le grandi scelte vocazionali – accennate anche da papa Leone XIV nella veglia del sabato sera – come pure la dimensione dell’interiorità, tornata ripetutamente per voce del papa, del vescovo Claudio e del card. Zuppi. «Un filo rosso – riflette don Diego – che collega tutto ciò che abbiamo vissuto e che ha toccato in modo particolare i ragazzi». Perché questo continui anche nella quotidianità, come per il vescovo Claudio, anche per don Diego «il punto di partenza rimane sempre la scelta di fede. Come Diocesi parliamo di professione di fede, ma significa appunto fare una scelta. Nel tempo delle collaborazioni pastorali, questa scelta si trasforma anche in un’adesione: si sceglie la fede ma si sceglie anche di appartenere alla comunità con cui anche condividere la fede».
Prima dell’arrivo – in anticipo – di papa Leone XIV, don Diego conclude riassumendo questi giorni in poche parole: «Una gioia che si fa commozione e tanta gratitudine, che è sempre presenza dello Spirito. Quando la vita ti riempie di gratitudine vuol dire che è molto probabile che lo Spirito stia agendo. E infine la vocazione: più di qualche giovane, questa settimana, si è interrogato in questa settimana su chi e su che cosa desideri essere, donare e fare nella sua vita».