Chiesa | Diocesi
Don Domenico Leonati. Una figura di profonda umiltà e molto operosa
Un presbitero che ha vissuto pienamente il suo tempo, affrontando la realtà di quel periodo. Uomo di grande attualità, esempio per tutti
Chiesa | DiocesiUn presbitero che ha vissuto pienamente il suo tempo, affrontando la realtà di quel periodo. Uomo di grande attualità, esempio per tutti
«Tutto è cominciato quando è giunta la notizia dal nostro parroco della beatificazione di don Domenico Leonati: mi sono chiesto chi fosse questa figura e ho avuto il desiderio di conoscerne la storia». Sono le parole di Renzo Sartori, parrocchiano di Ponte di Brenta, consigliere pastorale, tra i più attivi nell’organizzazione delle celebrazioni per il presbitero fondatore delle Salesie. «Il nostro parroco, don Matteo Ragazzo, mi ha tracciato l’immagine di un pastore che ha vissuto pienamente il suo tempo, affrontando la realtà di quel periodo in cui era presente un’estrema povertà, sfruttamento, disparità sociale: Leonati si è fatto carico dei problemi che esistevano attorno a lui». Ponte di Brenta, a metà del Settecento, era un porto fluviale; quest’area di Padova Est era la prima zona di attracco delle imbarcazioni per entrare in città e il fiume Brenta costeggiava la chiesa. Il luogo era dunque di passaggio per tantissime persone, c’erano le osterie e le giovani donne erano oggetto di attenzioni, di sfruttamento, coinvolte nella prostituzione. «Don Domenico aprì le porte a queste ragazze, le accolse dando loro una casa, le formò e avviò a un lavoro – continua Sartori – Questa sua dedizione per le giovani mi ha colpito moltissimo. Come prete, poi, ha saputo gestire con oculatezza e ingegno gli aspetti finanziari, facendosi prestare denaro da chi ne possedeva, lui che era stato benestante ma, dopo la morte del padre, aveva conosciuto le difficoltà economiche: ideò un sistema per la gestione del credito e dei prestiti». «È vero, va sottolineata la sua capacità di pensare a modalità originali per affrontare le sfide del tempo – aggiunge il parroco don Matteo Ragazzo – Inventò il sistema delle azioni e delle obbligazioni, era laureato in diritto e ne conosceva il funzionamento: vendeva titoli, garantendo a chi li acquistava un tasso di interesse “a vita” fino al dieci per cento; ma, l’aspettativa di vita non era poi così lunga a quel tempo. Ciò che è interessante sottolineare di don Domenico è il modo con cui ha svolto il servizio di parroco, la capacità di leggere la situazione che lo circondava. La parità di genere non era certo un aspetto di rilievo allora, eppure ha saputo prendersi cura delle ragazze, realizzando il Conservatorio e cercando di restituire loro dignità: questa sua vocazione, oggi, è la stessa che anima le suore Salesie che si impegnano quotidianamente per elevare il livello culturale di bambini e ragazzi». Per predisporre la mostra e le celebrazioni, in parrocchia si è creato un gruppo di lavoro, di cui hanno fatto parte parrocchiani, ma anche alcuni esperti. Sono stati coinvolti don Leonardo Scandellari, postulatore della causa di beatificazione, le suore Salesie, professionisti d’arte e di comunicazione; e poi, il Comune di Ponte di Brenta, la Camera di commercio, diverse associazioni, oltre a volontari che garantiranno l’apertura dell’esposizione. «Quando abbiamo cominciato a “scavare”, abbiamo trovato tantissimo su don Domenico e continua a emergere altro materiale – prosegue don Ragazzo – In mostra ci saranno un suo messale del Settecento, un ostensorio che abbiamo trovato in soffitta, i registri parrocchiali, lui annotava tutto con bella calligrafia, anche i nomi di tanti bambini che morivano. In chiesa c’è il suo pulpito, quello da dove predicava, e opere d’arte, oggetti, molte cose. Tutto questo patrimonio cercheremo di condividerlo, sia nella mostra che nel catalogo che verrà presentato il 25 aprile. Su di lui, sulla sua vita, ci sono gli scritti delle suore Salesie, testi di monsignor Guido Beltrame, alcune ricerche storiche portate avanti da docenti dell’Università di Padova; più si legge, più emerge la profonda umiltà che lo caratterizzava, senza alcun interesse a mettersi in mostra. È stato molto operoso». Domenico Leonati, parroco a Ponte di Brenta dal 1737 al 1751, fece realizzare importanti lavori di ampliamento e abbellimento della chiesa, inserendo opere d’arte e architettoniche come l’altare maggiore, che richiama quello presente a Battaglia Terme (suo luogo di nascita) e l’altare del Sacro Cuore. A lui è dedicato, dagli anni Duemila, il centro parrocchiale. «Era molto attento al bello – sottolinea Renzo Sartori – Si preoccupò anche di creare una comunità parrocchiale, coinvolgendo le famiglie benestanti che vivevano nel territorio del Brenta, molte delle quali abitavano in ville in cui erano presenti delle chiesette. Il personaggio mi ha davvero affascinato, spero che questa passione che mi ha coinvolto diventi contagiosa. Ho trovato in quest’uomo una grande attualità, tipica dei santi, persone a cui bisogna guardare non tanto per la loro biografia ma per le opere che hanno compiuto, come la fondazione delle suore Salesie, presenti oggi in tutto il mondo. Per il lavoro di questi mesi, un grazie particolare va proprio a loro, che hanno realizzato anche alcune parti del catalogo, oltre agli esperti d’arte e di comunicazione che ci hanno aiutati, mettendo moltissimo entusiasmo, contribuendo a far conoscere la figura di questo grande uomo». I parrocchiani di Ponte di Brenta sono dunque in attesa di vedere il frutto del lavoro di questi mesi. «C’è curiosità e ci aspettiamo una buona partecipazione, anche perché l’apertura della mostra coincide con la festività di San Marco, patrono della parrocchia e quindi con una presenza più numerosa di persone – conclude don Ragazzo – Presenza che non manca mai nella nostra bella chiesa, molto visitata durante l’anno, in tutte le ore del giorno: don Leonati ha realizzato un luogo in cui c’è tanta bellezza e in cui pregare risulta naturale. La sfida oggi è l’integrazione. Integrare le persone che arrivano da ogni parte del mondo con gli italiani che abitano qui da sempre è impresa pastorale non piccola. Il parroco di Ponte di Brenta oggi come allora deve lavorare sulla carità intesa come amore per gli ultimi che sono anche diversi da noi. Chiedo e chiediamo a don Domenico di darci un po’ del suo coraggio».