Chiesa
Don Giovanni il profeta. Don Giovanni l’ispiratore. Ma soprattutto don Giovanni il cristiano, il prete, il cittadino con il Vangelo nel cuore e la Costituzione tra le mani.
La celebrazione di sabato 13 dicembre – a 107 anni esatti dalla sua nascita – è stata anzitutto un incontro con una delle figure chiave del Novecento per la Chiesa italiana. La presenza di mons. Nervo nella Cattedrale di Padova – dove centinaia di persone hanno partecipato alla celebrazione in occasione della sessione di apertura della sua Causa di beatificazione e canonizzazione – era senz’altro palpabile. Il prete di Solagna, nato profugo a Casalpusterlengo, partigiano sul Grappa, fondatore della Fondazione Emanuela Zancan nel 1964, parroco di Santa Sofia in quegli anni e poi “padre” e primo presidente di Caritas Italiana dal 1971, su mandato della Cei per volere di san Paolo VI, da ora è servo di Dio e il processo che dovrà verificare le sue virtù è ufficialmente aperto.
La parola e lo stile di don Giovanni a quasi tredici anni dalla sua nascita al cielo continuano a ispirare e a “provocare” i credenti, chi si mette dalla parte degli ultimi, chi si impegna ogni giorno per ricucire una società afflitta dall’individualismo. «L’origine del carisma profetico e provocatorio, che non ci lascia in pace, di don Giovanni Nervo viene senza dubbio dal suo essere credente in Gesù, questa era la sua forza – ha detto il vescovo Claudio Cipolla durante l’omelia – E quello che aveva scoperto in Gesù era così intenso e profondo da farsi parola nello stesso don Giovanni. Da quando ha ascoltato nel Vangelo “avevo fame e mi avete dato da mangiare”, don Giovanni ha creduto in Gesù che si era fatto ultimo e povero e questo gli ha suggerito anche uno stile: non ha mai utilizzato strumenti ricchi e potenti ma semplici e poveri. Sentendo le testimonianze di chi lo ha conosciuto, lui era povero e non ha mai trattenuto nulla per sé, nemmeno i regali».
Don Giovanni ha rivoluzionato la carità, superando l’assistenzialismo con cui la Chiesa italiana aveva agito fino agli anni Settanta, creando un organismo, la Caritas, che permette alla comunità cristiana nella sua interezza di essere attenta ai più fragili e di costruire una società più giusta. «Mons. Nervo è stata una figura preziosa e determinante per la Chiesa italiana – ha ricordato il direttore di Caritas Italiana, don Marco Pagniello – Una via, la sua, svolta nel senso della carità, con lungimiranza. Da uomo del Concilio, fece della Caritas uno strumento per rinnovare la vita della Chiesa. Fu anche un uomo scomodo, perché rendeva visibile anche tutto ciò che non lo era. La sua franchezza profetica unita a uno spirito sempre costruttivo gli ha permesso di denunciare l’ingiustizia senza mai scadere nella polemica e di proclamare la dignità umana quando viene calpestata. Fu un anticipatore di molte sensibilità ecclesiali odierne».
Tiziano Vecchiato, presidente della Fondazione Zancan, per molti anni accanto a don Giovanni, ha manifestato tutta la sua sorpresa nel vedere avviata una Causa di beatificazione per mons. Nervo: «Lo sarà anche per lui? Non lo sappiamo, ma ricordiamo come ogni sera, prima di dormire, si chiedeva se avesse fatto abbastanza e chiedeva perdono per il bene che non aveva fatto in quella giornata».
Tra le centinaia di presenti in Cattedrale, una nutrita rappresentanza proveniva dalla Valbrenta, la valle di don Giovanni dove, nella sua Solagna, oggi una mensa per i poveri porta il suo nome. «Per noi è stato un pellegrinaggio – racconta Roberta Campana – abbiamo fatto tappa al cimitero maggiore di Padova, sulla tomba di don Giovanni, pregando il salmo inciso anche sulla lapide: “La tua Parola, Signore, è luce ai miei passi”». «Mi ha colpito molto leggere come la forza di don Giovanni e la sua tenacia nella profezia, provenissero dalla sua fede e dalla profonda esperienza di preghiera che viveva – confessa don Sandro De Paoli, parroco di Valstagna – Nelle due ore di questa celebrazione ho percepito una partecipazione commossa, non solo attenta, ma ho anche notato l’assenza di giovani. Il nostro impegno oggi è proprio questo: permettere alle nuove generazioni di scoprire questa figura che ha molto da dire a loro». Nelle parole dei valligiani anche l’orgoglio che un uomo di quella terra sia incamminato ora sulla via della santità: «La nostra è una valle di emigranti, provata dalla fame – conclude Gianni Moro – Don Nervo ha attraversato queste dinamiche e, da prete, è stato partigiano: una testimonianza luminosa».
Quella del 13 dicembre è stata anche la prima sessione del processo per la Causa di beatificazione e canonizzazione del servo di Dio Giovanni Nervo. Ora il processo procede per verificare scientificamente le virtù eroiche del servo di Dio e la fama di santità dopo il parere favorevole della Conferenza episcopale Triveneto (8 gennaio 2025), del Dicastero delle cause dei Santi (26 maggio 2025), e la pubblicazione dell’editto del vescovo di Padova (9 ottobre 2025) che annunciava il desiderio della Chiesa di Padova, della Caritas italiana e della Fondazione Zancan di avviare la causa di beatificazione e canonizzazione. Il tribunale che raccoglierà le testimonianze e valuterà i documenti durante il processo è composto dal vescovo Cipolla, dal suo delegato mons. Tiziano Vanzetto, dal promotore di giustizia mons. Antonio Oriente, dal notaio don Alessio Rossetto e dal notaio aggiunto Maria Rocca, dal postulatore diacono Francesco Armenti e dai vice postulatori Diego Cipriani, Tiziano Vecchiato e mons. Antonio Cecconi.