Tokyo – C’è grande soddisfazione nel mondo cattolico e della cultura giapponese per il ritorno in patria, dopo 94 anni, di due storiche opere d’arte del pittore cattolico Seikyo Okayama nato nella prefettura di Hiroshima nel 1895 e deceduto nel 1977. Si tratta di due dipinti che fanno parte di un ciclo artistico, composto da 26 Kakejiku, le tradizionali pitture giapponesi su rotoli da appendere verticalmente, fino ad oggi conservati presso i Musei Vaticani. Ciascun dipinto raffigura uno dei 26 martiri che furono crocifissi e trafitti al costato dalle lance dei persecutori nel febbraio 1597 sulla collina di Nishizaka a Nagasaki, dopo un percorso a piedi di circa 800 chilometri, iniziato a Kyoto. La crocifissione pubblica ed il lungo e umiliante tragitto durante il quale ai prigionieri in catene, condotti a morte in odium fidei, venne tagliata parte dell’orecchio sinistro come segno di condanna, furono voluti dal daimyō Toyotomi Hideyoshi, iniziatore delle persecuzioni, come gogna per dissuadere la popolazione ad abbracciare il cristianesimo.
L’autore dei dipinti colpito dalla storia di questi primi martiri cattolici, beatificati nel 1862 dal Papa Pio IX, li scelse come soggetti dei 26 Kakejiku. Alti circa 190 centimetri e larghi 75, realizzati su seta con supporto in carta e con bordature di tessuto giapponesi, utilizzando pigmenti minerali naturali e foglia d’oro o d’argento per evidenziare alcuni tratti secondo le tecniche dell’iconografia sacra, costituiscono un unico nel suo genere e rappresentano una sintesi originale tra tecnica pittorica giapponese e fede cattolica. Seikyo Okayama ritraendo a dimensioni naturali i singoli martiri ha voluto rappresentarne personalità e spiritualità in base all’ origine, all’età ed al ruolo svolto da ciascuno nella comunità cattolica.
Realizzati in 15 anni, tra il 1915 ed il 1930, furono donati nel 1931 dalla Chiesa giapponese a Papa Pio XI e da allora fino ad oggi sono stati conservati in Vaticano. Grazie al cardinale dell’arcidiocesi di Osaka, Takamatsu Manyo Maeda impegnato dal 2018 con altri collaboratori cattolici in colloqui con il Vaticano per far rientrare alcuni dei dipinti del pittore Okayama in patria per restaurare i danni dovuti alla diversità di clima tra Italia e Giappone, nel maggio 2025 è stata ottenuta l’approvazione al rientro temporaneo di due Kakejiku che da luglio e fino al 15 settembre saranno esposti al pubblico nella Chiesa Tamatsukuri ad Osaka, insieme alle 24 copie dei restanti dipinti. Le due opere raffigurano San Francesco Kichi, laico, falegname, colpevole di aver ricevuto il battesimo, di professare la fede cattolica nonostante il divieto e di rifiutare l’abiura, crocifisso quando aveva tra i 19 ed i 21 anni e San Giacomo Kisai, Fratello Gesuita, catechista collaboratore della Missione gesuita nell’area di Osaka, dove fu catturato e arrestato per essere crocifisso all’età di 64 anni, il più anziano a versare il sangue per testimoniare Gesù tra i 26 martiri e unico giapponese della Compagnia di Gesù.
Chikako Kinoshita, 55 anni, pronipote di Okayama, in una dichiarazione ai giornalisti ha manifestato la sua profonda commozione per l’evento: “Mi sembra un sogno”
Il cardinale Maeda da parte sua ha sottolineato il valore formativo ed evangelizzatore della esposizione: “Credo che molte persone non sappiano ancora chi fossero i 26 martiri”, ha detto. “Spero che possano conoscere la storia della persecuzione attraverso questa esposizione, e riflettere così sulla libertà religiosa e la dignità della vita.”