Chiesa
La vera pace “non si impone, si costruisce”. E in questo cammino la Chiesa di Rio de Janeiro è stata presente, lo è e lo sarà. Questo il messaggio che il cardinale Orani João Tempesta, arcivescovo di Rio de Janeiro, affida al Sir qualche giorno dopo il sanguinoso blitz della polizia dello scorso 28 ottobre contro il cartello del narcotraffico Comando Vermelho, nelle favelas della zona nord della metropoli. Un’operazione che ha provocato, secondo le cifre aggiornate, 138 morti, tra cui 4 agenti.
Eminenza, ciò che è successo lo scorso 28 ottobre era prevedibile e c’erano segnali?
I tristi avvenimenti del 28 ottobre rivelano una complessa realtà sociale che si accumula da più di trent’anni. La violenza e la paura sono frutto di un contesto segnato da disuguaglianze, esclusioni e mancanza di opportunità, dato che la presenza dello Stato nelle comunità è molto compromessa.
È necessario riconoscere il bisogno di politiche pubbliche e il rafforzamento di una cultura di dialogo, di amore e di pace, capaci di restaurare la convivenza e la fiducia reciproca tra le persone e le istituzioni. Il cammino della pace deve essere sempre costruito in modo congiunto, con dialogo, prevenzione e impegno solidale per la vita.
Questo tipo di risposta è efficace o solo spettacolare? Che impatto ha sulla popolazione dei quartieri poveri?
La Chiesa riconosce il legittimo ruolo delle autorità nella ricerca della sicurezza e nella preservazione dell’ordine. Tuttavia, è essenziale che ogni azione sia condotta nel rispetto della vita umana e del bene comune. La pace non si impone, si costruisce, e questo processo esige dialogo, ascolto e presenza solidale accanto a coloro che soffrono. Non si tratta solo di valutare strategie, ma di ricordare che ogni vita è importante.
Il dolore delle famiglie e la sofferenza delle comunità non possono essere trattati come numeri o effetti collaterali. In ogni volto colpito dalla violenza c’è il volto dello stesso Cristo, che continua a soffrire con il suo popolo.
Di conseguenza, non si tratta di una risposta efficace, perché non risolve il problema in sé. Tuttavia, esiste la difficoltà della presenza dello Stato nelle comunità, a causa del “potere parallelo” presente e attivo in esse. Per questo la Chiesa rimane vicina, come è sempre stata, cercando di trasformare il dolore in amore e la sofferenza in comunione, aiutando le comunità a ritrovare cammini di riconciliazione e di speranza, affinché crescano il dono della vita e la dignità umana.
Quali sono le principali linee di azione della Chiesa di Rio nei quartieri poveri e nelle favelas?
La presenza della Chiesa nelle comunità e nelle favelas di Rio de Janeiro è antica, costante e profondamente radicata nella fede e nella solidarietà. In ogni territorio della città la Chiesa si fa prossima al popolo, condividendo gioie, dolori e speranze. Attraverso le parrocchie, le cappelle e i centri comunitari, l’arcidiocesi svolge un vasto lavoro pastorale, sociale ed educativo. Il Vicariato per la Carità sociale, specialmente tramite la Pastorale delle favelas e la Pastorale sociale, opera nella promozione della dignità umana, nel rafforzamento dei vincoli comunitari e nella difesa della vita in tutte le sue forme. In particolare, la Pastorale delle favelas è attiva da 48 anni a Rio de Janeiro e il suo percorso nasce dalla preoccupazione della Chiesa per i più bisognosi e dalla promozione della dignità umana e della cittadinanza a favore dei residenti delle comunità. Diverse opere e iniziative legate alla Chiesa (asili, rifugi, progetti di doposcuola, corsi di formazione professionale, programmi alimentari e accompagnamento a famiglie in situazione di vulnerabilità) testimoniano l’impegno concreto con il Vangelo e con il bene comune.
Oltre all’azione assistenziale, la Chiesa promuove la formazione della coscienza cristiana e civica, incentiva la partecipazione sociale, la cura dell’altro e la coltivazione della speranza, specialmente tra i giovani.
Questa presenza discreta, ma perseverante, è stata fonte di consolazione e di trasformazione in mezzo alle realtà più impegnative della città. L’impegno ecclesiale è di essere sempre vicino dove la vita è più fragile, rafforzando la cultura dell’incontro e contribuendo, con gesti semplici e perseveranti, alla ricostruzione della pace e della fiducia reciproca.
Come evitare che giorni così drammatici si ripetano?
Evitare che episodi così dolorosi tornino a verificarsi richiede l’impegno di tutti nella promozione della vita, del dialogo e dell’inclusione sociale. È necessario che le autorità civili, ai loro diversi livelli, pensino a strategie per portare sviluppo e pace in tutto il territorio e siano unite in favore del bene comune. La Chiesa continuerà a pregare e a collaborare affinché Rio de Janeiro ritrovi il cammino della fraternità, della serenità e della speranza. Affidiamo all’intercessione della Vergine Maria, Regina della Pace, tutte le vittime, i loro familiari e la nostra città. Che Dio riversi su Rio de Janeiro il dono della riconciliazione e dell’amore, affinché il dolore si trasformi in vita nuova e in comunione.