Il 2025 segna un doppio anniversario che tocca da vicino la comunità di Saccolongo. Ricorre infatti il centenario della nascita di don Oreste Benzi, avvenuta il 7 settembre 1925 a Rimini, e nello stesso mese la casa famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII compie dieci anni di vita. Due ricorrenze che si intrecciano e che saranno celebrate insieme domenica 31 agosto con una giornata di festa e approfondimento, organizzata dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, dalla parrocchia di Santa Maria Assunta e dal Comune di Saccolongo.
La casa famiglia, aperta nell’agosto 2015 e guidata da Monica Maggiolo e Andrea Bordin, è oggi abitata dai quattro figli naturali della coppia e da quattro persone accolte in modo stabile, provenienti da situazioni di solitudine, difficoltà o disabilità grave. Nel corso degli anni hanno trovato qui accoglienza anche altre persone, seminaristi, giovani del servizio civile, volontari e simpatizzanti, che hanno condiviso con la famiglia uno stile di vita fatto di prossimità e quotidianità. «Siamo grati al Signore – raccontano – perché negli anni ci ha dato la possibilità di riconoscere le meraviglie che ha potuto operare attraverso la nostra condivisione di vita con gli ultimi, sorretti da una comunità parrocchiale viva e vitale».
Il legame con la comunità parrocchiale è stato fin dall’inizio un elemento essenziale: la casa non si è mai percepita come una realtà “a parte”, ma come parte integrante della vita della parrocchia e del territorio. È un tratto che richiama altre esperienze diocesane, come la canonica di Valnogaredo, anch’essa diventata casa famiglia della Papa Giovanni XXIII, “casa aperta alla vita e libera dall’egoismo”, secondo lo stile voluto da don Benzi. «Ci siamo sempre sentiti accolti – spiegano Monica e Andrea – e la vita di casa, così intensa, è stata vissuta dalle persone in visita come portatrice di ricchezza. Abbiamo sempre desiderato camminare con la Chiesa locale, per non sentirci orfani».
Il sacerdote riminese, definito da Benedetto XVI «infaticabile apostolo della carità», immaginò infatti le case famiglia non come strutture assistenziali con operatori a turno, ma come luoghi in cui vivere con un “papà” e una “mamma” in una comunità di affetti. Qui, come a Valnogaredo e nelle altre case presenti in diocesi, la vita si condivide tra figli naturali e persone accolte, in un cammino comune che genera legami di fraternità.
Il programma del 31 agosto prevede la Messa alle 9.30, un incontro pubblico nel centro parrocchiale alle 10.30, il pranzo comunitario, giochi per i bambini e il torneo inclusivo di calcetto intitolato a don Benzi. Una festa che vuole essere memoria di una testimonianza ancora attuale e, allo stesso tempo, occasione per guardare avanti con rinnovata speranza.