Idee
Rispetto. Sembra, questa, la nuova parola d’ordine per il mondo della scuola. Il ministro Valditara si è pronunciato a più riprese in questa direzione e solo pochi giorni fa è tornato a dire con chiarezza: “Nella scuola italiana il rispetto per la persona e per le istituzioni è imprescindibile”.
Lo ha fatto a margine dell’approvazione definita, da parte del Consiglio dei ministri, dei regolamenti che riformano il voto di condotta e la disciplina della valutazione degli studenti della scuola secondaria, dopo i pareri favorevoli espressi dal Consiglio di Stato. “Le misure – precisa una nota di Viale Trastevere – saranno pienamente operative a partire dall’anno scolastico 2025/2026, segnando un punto fermo nella costruzione di una scuola fondata sulla responsabilità e sul merito”.
E il ministro sottolinea: “È un segnale forte e chiaro: nella scuola italiana il rispetto per la persona e per le istituzioni è imprescindibile. Con questa riforma, il voto di condotta torna a essere un importante strumento educativo per far crescere cittadini responsabili e consapevoli. Vogliamo una scuola autorevole, non autoritaria, in cui il merito, il rispetto e la centralità della persona sono fondamentali”.
Repetita iuvant. E in effetti è una buona cosa continuare a mettere sotto i riflettori l’esigenza di puntare – nelle scuole italiane – su valori che sono parte integrante della nostra Costituzione. Valori che forse la società contemporanea rischia di mettere in secondo piano. Tuttavia non va dimenticato che l’impegno degli istituti scolastici è da sempre forte nella ricerca di relazioni sane e rispettose. La centralità degli alunni, e della persona in generale, è un mantra che si ripete da decenni.
Una conferma sull’attenzione delle scuole viene tra l’altro sempre dal Ministero e riguarda in particolare il tema del rispetto verso le donne, reso particolarmente attuale dal moltiplicarsi dei femminicidi. Lo stesso Valditara, riferendo sul monitoraggio nazionale avviato a fine 2024 (con un questionario a 4.000 scuole) parlando al Senato sulle misure di prevenzione dei femminicidi in età adolescenziale, ha confermato l’adesione massiccia delle scuole italiane ai progetti di educazione al rispetto, con il coinvolgimento di circa un milione di studenti su tutto il territorio nazionale.
Circa il 95% delle scuole – ha spiegato Valditara – ha attivato “iniziative specifiche” per prevenire la violenza di genere, e nel 90% dei casi le attività sono state svolte in orario curricolare. Non solo: sempre il ministro ha riferito che il sondaggio condotto tra i docenti coinvolti nei progetti ha fornito riscontri positivi sull’impatto educativo delle iniziative, con una modificazione in positivo nei comportamenti e nelle dinamiche relazionali dei soggetti coinvolti rilevata nel 70% dei casi..
Insomma, le scuole ce la stanno mettendo tutta. Ma questo dato, sicuramente importante e positivo, non fa altro che accendere i riflettori su un’altra questione scottante: dove sono le “falle” alla cultura del rispetto? E inevitabilmente viene da riflettere sull’impegno delle tante agenzie educative, in primis le famiglie.
La scuola fa molto, ma da sola non può affrontare la complessità dell’ambito educativo. Occorre una volta di più ripensare ruolo e impegni dei genitori. Quali aiuti offrire alle famiglie? E, inoltre, come promuovere un’azione concordata ad ampio raggio, che promuova atteggiamenti e modi di pensare orientati ai valori nell’ambito di una concreta “comunità educante”?
Su questo c’è ancora da lavorare.