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Emergenza idrica, interviene la Regione Veneto
Da quando l’installazione della Madonna dell’acqua lurida sorge ai piedi della Specola, nel centro di Padova, mai si erano visti i sostegni di legno che la sorreggono.
FattiDa quando l’installazione della Madonna dell’acqua lurida sorge ai piedi della Specola, nel centro di Padova, mai si erano visti i sostegni di legno che la sorreggono.
Una fotografia desolante e preoccupante dell’emergenza idrica che in lungo e in largo sta coinvolgendo il Veneto, i suoi bacini e i suoi fiumi. Nelle stesse ore dello scatto, martedì 26 luglio, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia è intervenuto in conferenza stampa per parlare del piano emergenza siccità. Lo scorso 4 luglio, il Governo ha riconosciuto lo stato di crisi in Veneto, stanziando 4,8 milioni di euro per un primo piano di interventi: «Questa notte(25 luglio ndr) abbiamo contrastato la risalita del cuneo salino che nel Po è arrivato a 21 chilometri. Di solito il sale nei fiumi si trova non più lontano di 300-400 metri. Per la prima volta l’abbiamo trovato anche nel Livenza. A Caorle, l’acqua arrivava con difficoltà ai piani alti dei condomini: abbiamo creato un bypass di qualche centinaio di metri per portare l’acqua da un altro canale». Tra i più colpiti ci sono gli agricoltori: su segnalazione dei suoi associati, per esempio, Cia Padova parla di 380 mila euro di danni solo nei campi di Vigodarzere con la produzione di mais sotto del 50 per cento, mentre frumento, soia e i terreni a prato hanno al momento registrato un 30 per cento in meno. Oltre a chiedere buon senso ai cittadini contro lo sperpero di acqua, Zaia ha sottolineato come ci siano zone con dispersione idrica del 70- 80 per cento che richiedono interventi: «Ci sono sperimentazioni nel trevigiano dove si abbinano tremila metri quadri di pannelli per far funzionare le pompe che irrigano goccia a goccia direttamente le radici delle piante. L’investimento supponiamo sia sui 500 milioni di euro, è fondamentale investire in questa partita».
Natura contro natura: la siccità prolungata sta mettendo in ginocchio anche il mondo dell’apicoltura, in particolare nella zona dei colli Euganei, dove solitamente dalla pianura vengono portate centinaia di arnie per valorizzare la maggior presenza di acacie nei boschi. Fiori e piante hanno poco nettare così la resa crolla: 50 per cento in meno per la varietà acacia e castagno, meno 60 per cento per l’erba medica e addirittura meno 70 per cento per la qualità millefiori. In media, ogni arnia produce almeno 15 chilogrammi di miele, ma stando alle prime stime della Cia di Padova, quest’anno la media è di sei, massimo sette chili. E pensare che l’anno scorso, danno su danno, le coltivazioni erbacee erano state bastonate dalle gelate tardive dei primi giorni di aprile, quando la temperatura toccò anche i meno 7 gradi.