Entrano nel vivo a Fastro le feste quinquennali per sant’Antonio

La piccola frazione di Arsiè ogni cinque anni si anima in occasione delle celebrazioni in onore di sant’Antonio, spostate a fine agosto per permettere il ritorno degli emigranti o dei discendenti di coloro che nel 1876 lasciarono il paese con il parroco, don Munari. Saranno undici gli episodi della vita del santo ricostruiti dai figuranti del paese, dalla nascita all’incontro con Francesco d’Assisi. Attesi in paese almeno 250 emigranti

Redazione

Dicono che sia l’unico paese in Italia a celebrare sant’Antonio con quadri viventi: sarà forse anche questo uno dei motivi per cui domenica 30 agosto la piccola parrocchia di Fastro, appartenente all’unità pastorale di Arsiè (Belluno), accoglierà migliaia di visitatori e pellegrini per la tradizionale processione pomeridiana lungo la via centrale del paese, arricchita appunto da diverse scene della vita del santo.

La genesi della festa non è documentata; sembra nasca secoli fa, nel Seicento, in memoria di un antico voto degli abitanti di Fastro in seguito a una frana che travolse trenta famiglie oltre alla chiesa, ricostruita poi a un centinaio di metri dal luogo della tragedia. La festa, che un tempo si svolgeva in ottobre a ridosso della “Fiera delle Anime” (nel 1666 l’arciprete di Arsiè, pieve della vallata, aveva ideato questa celebrazione annuale per ricordare i defunti sepolti nell’unico cimitero del capoluogo) più tardi fu spostata alla fine di agosto, con cadenza quinquennale, anche per accogliere i numerosi emigranti che tornavano al paese natale.

«Come capita spesso in tali ricorrenze – spiega il parroco moderatore dell’unità pastorale di Arsiè, don Alberto Peron – con il tempo la festa religiosa si arricchisce e si colora anche di motivi folkloristici e commerciali (stand gastronomico, serate danzanti, spettacoli), ma ciò che rimane tra gli abitanti di Fastro e anzi si consolida è la fedeltà alle tradizioni del passato e la devozione al santo padovano, che si tramanda tra le generazioni e trova, specialmente nei giovani, cuori accesi e braccia pronte al servizio e all’accoglienza».

Quest’anno sono attesi, tra gli altri, circa 150 discendenti di emigranti da Belgio, Svizzera, Francia e Brasile, memori della prima grande emigrazione da Fastro che vide, il 21 dicembre 1876, partire il parroco don Domenico Munari assieme a 58 abitanti del paese. L’emigrazione rappresentava allora l’unica speranza di sopravvivenza alla fame. Molte famiglie si sono quindi rese disponibili ad accogliere gli emigranti per una decina di giorni e accompagnarli, nelle pause delle varie celebrazioni, a visitare i borghi del paese da cui partirono i loro avi.

Proprio gli abitanti delle contrade già da tempo si stanno attivando per allestire le scenografie, confezionare gli addobbi floreali e provare la realizzazione scenica di undici episodi tratti dalla vita del Santo: la nascita, la scelta di lasciare la tonaca agostiniana e vestire il saio di san Francesco, la decisione di partire missionario, l’incontro con Francesco ad Assisi durante il Capitolo generale detto delle Stuoie, la predicazione, i miracoli, l’apparizione di Gesù Bambino, la predica dal noce e la morte.

Padre Valentino Strappazzon, francescano nativo di San Vito, accompagnerà la sera di mercoledì 26 agosto una veglia di preghiera sulla vita di Antonio, mentre il rettore della basilica del Santo, padre Enzo Poiana, presiederà domenica 30 la messa solenne delle ore 10.30 e la processione che segue i vespri delle ore 16, animata da scene viventi sulla vita e i miracoli del santo. In queste giornate sarà esposta in chiesa una preziosa reliquia di sant’Antonio proveniente dalla basilica padovana. Tra gli altri appuntamenti, venerdì 29 alle 19 vi sarà un incontro con gli emigrati animato dal coro Convivium e sabato 29 vi è la possibilità delle confessioni (ore 10-12 e 15.30-17.30) prima della messa prefestiva delle 18.30, in onore di Antonio e con la presenza dei figuranti. «Ringraziando fin d’ora quanti, da circa un anno, sono impegnati nei preparativi della festa, ci impegniamo a pregare Antonio perché ci doni la sapienza della Parola annunciata e l’esperienza della carità vissuta, a lode e gloria di Dio», conclude don Peron.

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