Così mons. Franco Lovignana, vescovo di Aosta, dove si è consumata la tragedia che ha coinvolto Liam Rezac, il quindicenne francese trovato senza vita alle pendici della Becca di Viou. Il presule riflette con il Sir sulla vicenda e sulle sue implicazioni: “Purtroppo, incidenti in montagna ne accadono. Quello che colpisce e fa soffrire è la giovanissima età del ragazzo. Fa male, perché è bello vedere giovani che desiderano camminare, andare in montagna. Ma farlo da soli non è prudente”. Il sentiero scelto da Liam non era tecnico né alpinistico: “Ma basta poco per perdersi e finire in un canalone. I sentieri sono tracciati e sicuri, fuori non sai dove potresti finire”. Il vescovo sottolinea anche la “grande mobilitazione per le ricerche”, avviate con tempestività da professionisti e volontari: “C’è ancora sensibilità e, quando accadono queste cose, la rete di solidarietà si attiva davvero”. Poi un pensiero al legame tra generazioni: “La montagna può insegnare molto: bellezza, fatica, rispetto dei limiti. Ma occorre sempre responsabilità, da parte di tutti”. Infine, un messaggio ai giovani: “Vorrei dire una parola sulla prudenza. Se ci si perde e non si sa dove andare, la cosa migliore è restare fermi. Se si riesce a lanciare l’allarme, come lui ha fatto, poi bisogna attendere. I soccorsi arrivano. Ma se non si è esperti, è meglio fermarsi”.