Skip to content
  • Edizione Digitale
  • Abbonati
logo
  • Ultimi Articoli
  • Sezioni
    • Chiesa
    • Idee
    • Fatti
    • Mosaico
    • Storie
  • Regionali 2025
  • Rubriche
  • Speciali
  • Mappe
  • EVENTI
  • Scrivici
  • Edizione Digitale
  • Abbonati
Area riservata

Rubriche | Lettera 35 - Cronache da un'economia umana

martedì 17 Aprile 2018

Essere imprenditori si impara a scuola

Confindustria e Miur portano in cattedra il mondo dell'impresa, insegnando ai ragazzi come diventare gli imprenditori di domani.

Redazione
Redazione
Sir

Un esperimento, una prima volta che sa di rivoluzioneNella scuola italiana l’essere imprenditori diventa una materia di studio attraverso l’esperienza di una pluralità di soggetti fra cui Confindustria. È  stata infatti inviata a tutti gli istituti secondari, da parte della Dg per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione del Miur, la circolare che introduce l’educazione all’imprenditorialità nella scuola italiana.

Grazie ad un “Sillabo” dedicato, intitolato “Promozione di un percorso di educazione all’imprenditorialità nelle scuole di II grado statali e paritarie in Italia e all’estero”, gli istituti saranno accompagnati nella costruzione di percorsi strutturati per dare agli studenti la capacità di trasformare le idee in azioni attraverso la creatività, l’innovazione, la valutazione e l’assunzione del rischio, la capacità di pianificare e gestire progetti imprenditoriali.

La figura e il ruolo sociale dell’impresa e dell’essere imprenditori è stato spiegato in un testo di facile lettura che è stato reso disponibile anche online nell’ottica di una più facile diffusione di quello che si va costituendo come un progetto pilota di valore europeo. 

Costruito con il coinvolgimento di circa 40 stakeholder (tra cui rappresentanze nazionali, fondazioni, attori del mondo dell’innovazione, imprese, mondo cooperativo e altri attori della società civile) che lo hanno adottato e si impegnano a realizzare attività coerenti ad esso nelle scuole, il Sillabo è suddiviso in 5 macro aree: forme e opportunità del fare impresa; la generazione dell’idea, il contesto e i bisogni sociali; dall’idea all’impresa: risorse e competenze; l’impresa in azione: confrontarsi con il mercato; cittadinanza economica.

«Siamo un grande paese industriale – spiega il vicepresidente della Confederazione per il capitale umano Giovanni Brugnoli – uno dei primi al mondo, e abbiamo bisogno di nuovi imprenditori che diano un futuro al grande patrimonio di cultura d’impresa che definiamo Made in Italy, e che rappresenta una garanzia di bellezza, efficienza tecnica, creatività e competenza», ma questa vocazione all’imprenditorialità«va tutelata e trasmessa a partire dalle nostre scuole».

Per Brugnoli, infatti, «i nostri giovani non devono chiedersi soltanto se ci sarà un posto di lavoro per loro, ma anche quanti posti di lavoro potranno creare con le loro idee, con la loro voglia di fare e di mettersi in gioco. Sette studenti di scuola superiore su dieci non sanno che siamo il secondo paese manifatturiero d’Europa e credo sia importante che i giovani prendano coscienza di ciò».

La promozione della vocazione al fare impresa è per Confindustria un tema fondamentale che da anni vede impegnate non solo le associazioni territoriali e di categoria ma, prosegue il vicepresidente, «anche le università Liuc di Castellanza (Varese), che ha un eccellente Centro sull’imprenditorialità e la competitività, e la Luiss, che con il Luiss Enlabs, sia a Roma e Milano, aiuta i giovani a far crescere le loro startup». Il Sillabo «è una grande occasione per condividere best practice e mettere in rete le tante esperienze di formazione all’imprenditorialità che il nostro sistema industriale già propone, affinché diventino patrimonio di tutti»

L’auspicio da parte degli industriali è che questo sia un primo passo verso una nuova consapevolezza nei confronti del mondo dell’impresa «affinché i nostri ragazzi imparino fin da subito a non subire il cambiamento ma a gestirlo e guidarlo. Fare impresa significa proprio questo: prendere in mano le redini del proprio destino e aiutare il proprio territorio a svilupparsi e a competere. È fondamentale che sia la scuola a insegnare tutto questo, ovviamente in stretta partnership con le imprese e tutti gli attori economici. In questo modo l’Italia può continuare ad essere la grande fucina di ‘bello e ben fatto’ che tutto il mondo ammira».

Ultimi articoli della categoria

Pubblico impiego: un patto per l’innovazione

giovedì 11 Marzo 2021

Pubblico impiego: un patto per l’innovazione

Ferie e riposi solidali: c’è l’accordo per i dipendenti Esselunga

mercoledì 11 Novembre 2020

Ferie e riposi solidali: c’è l’accordo per i dipendenti Esselunga

Dalla necessità all’urgenza di cambiamento: Marco Bentivogli e le ultime frontiere del lavoro

sabato 17 Ottobre 2020

Dalla necessità all’urgenza di cambiamento: Marco Bentivogli e le ultime frontiere del lavoro

Condividi su
Link copiato negli appunti
Logo La Difesa del Popolo
  • Chi siamo
  • Privacy
  • Amministrazione trasparente
  • Scrivici

La Difesa srl - P.iva 05125420280
La Difesa del Popolo percepisce i contributi pubblici all'editoria.
La Difesa del Popolo, tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) ha aderito allo IAP (Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.
La Difesa del Popolo è una testata registrata presso il Tribunale di Padova decreto del 15 giugno 1950 al n. 37 del registro periodici.