Fatti
«Imparate dalla formica. Questo animaletto ha due stomaci: uno per nutrire sé stesso e uno per portare a casa cibo per le formiche più deboli del formicaio. Ogni volta che contemplo la natura ringrazio Dio che ha fatto bene ogni cosa». Con queste parole don Luigi Ciotti, presidente di Libera, ha concluso sabato15 novembre un accorato appello a una folta platea di giovani e giornalisti riuniti al teatro Farinelli di Este per una mattinata di studio su etica e ambiente, all’interno delle celebrazioni per il 30° anno di Sesa (Società estense servizi ambientali). Il filo conduttore che ha accomunato i diversi interventi del convegno è che nessuno dovrebbe dubitare del valore delle proprie scelte in ordine alla sempre più urgente conversione ecologica. «Prima che di regolamenti e normative calati dall’alto – ha esordito il diplomatico e docente universitario Grammenos Mastrojeni in video collegamento dalla Cop30 in corso a Belém – abbiamo bisogno di una vera conversione culturale, e questa chiede l’adesione convinta di ciascuno di noi». Mastrojeni si è soffermato soprattutto sul concetto di “equilibrio”, da sostituire a quello di “sviluppo”: «Il mondo occidentale pensa ancora che tutela dell’ambiente, sviluppo economico, mantenimento della pace e rispetto dei diritti siano realtà inconciliabili e molte volte è pronto a sacrificare tutto in nome del profitto. Ma la natura ci insegna che il benessere vero tiene tutto insieme ed è possibile solo quando si raggiunge l’equilibrio: io sto bene se gli altri stanno bene e se il nostro pianeta sta bene».
La riflessione è quindi passata al grande tema dell’alimentazione e alle contraddizioni di un’industria agroalimentare che nel mondo causa due miliardi di obesi e un miliardo di persone malnutrite e affamate. «Eppure le risorse – ha continuato Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia – ci sarebbero per nutrire tutta la popolazione mondiale in modo adeguato e senza problemi. Il primo necessario passo sarebbe ridurre sensibilmente consumo e produzione di carne, soprattutto gli allevamenti intensivi». Secondo recenti stime ogni anno vengono allevati nel mondo più di 60 miliardi di capi di bestiame. Questo comporta che più della metà delle terre coltivate serva per produrre mangimi, con pesanti ricadute a livello di consumo e inquinamento del suolo e delle falde acquifere.
«La terra grida. Gridano i poveri. Ascoltiamo il loro grido!», ha concluso don Luigi Ciotti rivolgendosi particolarmente ai giovani presenti e ricordando il coraggio di Severn Suzuki, la dodicenne canadese che nel 1992 intervenne per prima davanti alle Nazioni Unite sui temi ambientali «mettendo a tacere per sei minuti i potenti della terra». E agli adulti don Luigi Ciotti ha raccomandato di non cedere alla “cultura della deroga”, oggi tanto diffusa: «Guerre e crisi non possono diventare la scusa per ritardare o tornare indietro rispetto ai passi già fatti nella transizione ecologica: è una conversione che non può più attendere».