Educazione alla morte, cure palliative, eternità, arte, parole che plasmano relazioni, dialoghi che creano ponti di pace. Sono alcuni dei temi trattati nell’ambito del primo convegno internazionale “Eternità e morte, tra religione, arte e pace”, l’11 e il 12 settembre scorsi, a Padova, in cui studiosi, testimoni e rappresentanti del mondo accademico, religioso e artistico, si sono confrontati nella ricerca di una comprensione più profonda del vivere e del morire, del senso dell’“oltre” e del valore universale della pace. Motore dell’evento, la psicologa e filosofa Ines Testoni, docente ordinaria di psicologia sociale all’Università di Padova, e presidente di due master che sono in partenza, per un nuovo ciclo formativo, il prossimo dicembre: “Death studies & End of life” (studi sulla morte e sul fine vita) e “Creative Arts Therapies per il sostegno alla resilienza” (arte terapia per il sostegno alla resilienza).
Prof.ssa Testoni, quali sono gli aspetti più interessanti emersi da questa “due giorni”?
«Evidenzierei innanzitutto quanto sia rilevante la dimensione spirituale nella vita delle persone e l’importanza di “alfabetizzarle”, affinché riescano ad accedere in modo più diretto e autentico a questa dimensione, che è pre-religiosa, presente cioè prima di qualsiasi linguaggio religioso. C’è dunque la necessità di trovare un “ancoraggio” che aiuti le persone ad affrontare il terrore della morte, propria e delle persone care, o far fronte alle minacce di morte, come quelle attuali delle guerre in atto».
La dimensione spirituale è stata affrontata anche sotto l’aspetto delle relazioni, in particolare di quelle con il morente.
«A questo proposito abbiamo preso visione di alcune sequenze tratte dal docufilm di Daniele Costa Seeing Beyond Fading (Vedere oltre ciò che scompare), realizzato nell’ambito del master “Death studies & End of life”. Utilizzando una telecamera termica, sono state girate alcune riprese all’interno di un hospice, permettendo di mettere in evidenza il calore che si genera nella vicinanza tra esseri umani, nelle relazioni, soprattutto nei momenti di sofferenza. Il calore è visibile nei colori dal rosso fino al giallo, colori della vita, a cui fanno da contraltare il nero, il blu, che trasmettono freddo e buio, metafora dello scomparire. Il docufilm, che contiene sequenze molto toccanti, sarà presentato per la prima volta a novembre presso il Pac-Padiglione d’arte contemporanea di Milano».
Si è dibattuto di pace, o meglio di come queste tematiche influenzino la costruzione della pace stessa, di dialogo interreligioso, ma soprattutto, ancora una volta, dell’importanza dell’uso giusto delle parole…
«Cheikh Tidiane Gaye, docente di filosofia, candidato al Nobel per la pace, ha espresso quanto la parola poetica plasmi la relazione, diventando mediatrice di pace; Guidalberto Bormolini, assistente spirituale e tanatologo, ha invece argomentato la necessità di rileggere il testo sacro in modo non violento. Su pace e riconciliazione si sono confrontati, con grande profondità di pensiero, i rappresentanti delle religioni: Gadi Luzzatto Voghera, direttore della Fondazione Cdec-Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano, voce di riferimento nel dialogo ebraico-cristiano; Andrea Toniolo, docente di teologia fondamentale alla facoltà teologica del Triveneto; Yahya Zanolo, responsabile per il Triveneto della comunità religiosa islamica; Hanz Gutierrez Salazar, rappresentante del mondo cristiano-protestante. Tutti hanno evidenziato la necessità di utilizzare la parola per costruire ponti, non muri e ostilità: il prof. Toniolo ha ben spiegato che l’utilizzo dei testi sacri non può mai giustificare le guerre, è necessario emendare l’idea di un dio violento».
C’è stato poi il simposio sul filosofo italiano Emanuele Severino e sul suo concetto di eternità. Come possiamo inquadrare oggi questo concetto?
«Con Giulio Goggi e Damiano Sacco stiamo curando la collana internazionale “Bloomsbury” con la pubblicazione in lingua inglese delle sue opere. Emanuele Severino evidenziava il fatto che siamo da sempre salvi in quanto eterni: sapere questo, ci aiuta a ridurre l’ansia della morte; è quest’ultima che arma i popoli, ma bisogna imparare a non aver paura dell’umano, di sé stessi».
Il tema della guerra, altresì, è stato dominante durante il convegno. L’arte può davvero venire in nostro aiuto?
«Sì, in fondo la minaccia della guerra è attuale e, con essa, il terrore della morte. Nel master “Creative Arts Therapies per il sostegno alla resilienza” cerchiamo di affrontare l’analfabetismo rispetto all’eternità e al pensiero della morte. Le tecniche di arte terapia creativa ci aiutano a entrare in contatto con l’eternità, con la nostra trascendenza, a interiorizzare che la morte non è un annientamento ma un passaggio. Attraverso l’arte possiamo produrre simboli per significare il senso della vita e leggere anche i simboli degli altri per riconoscere somiglianze con noi. Durante il convegno si è tenuto, inoltre, un concorso di poesia per esordienti, tributo alla parola che così diventa cura, memoria e testimonianza: una giuria di professionisti, sotto la direzione della studiosa Laura Liberale, ha premiato la poesia “Terpeni” di Michela Giuntoli. Nella parte finale della giornata il gruppo musicale Aetherea-L’Incanto Armonico si è esibito cantando l’”Infinito con tutte le religioni”, emozionando i presenti. Laura Liberale ha concluso il convegno con letture poetiche “Dalle tenebre alla luce, dalla morte all’immortalità”».
Il master in “Death studies” si propone di sviluppare la capacità di affrontare i temi relativi alla morte, prendendo in considerazione le istanze emergenti in campo culturale, sociale, con riferimento a quanto indicato dalle leggi 38 del 2010 e 219 del 2017 e alle più attuali discussioni intorno al fine vita. Info: www.uel.unipd.it