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Mappe IconMappe | Mappe 14 – Le identità dell’Europa – aprile 2023

mercoledì 19 Aprile 2023

Europa. Competenze e talenti: così si pensa al futuro

La forza lavorativa in Ue è diminuita di 3,5 milioni di unità tra il 2015 e il 2020

Redazione
Redazione

La demografia è una scienza che non fa sconti: l’Europa è un continente che invecchia a vista d’occhio e, come se non bastasse, in alcune zone rischia d’innescarsi la cosiddetta “trappola dei talenti” con sempre meno giovani e sempre meno istruiti. Un problema generalizzato che travalica la solita carenza di laureati steam, specializzati in materie tecniche e scientifiche, i più ambiti dal mercato del lavoro. Su 21 regioni italiane, 13 uniscono al declino demografico anche la difficoltà di accompagnare i pochi giovani rimasti fino alla laurea o di attirare quelli già formati ma che sono emigrati nel corso degli anni. E non si tratta di un fenomeno che coinvolge solo il Sud perché anche Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta e Friuli Venezia Giulia spiccano all’interno di una classifica che, a livello europeo, le vede accompagnare intere nazioni quali Romania e Bulgaria. Un calo vistoso di cittadini residenti in età lavorativa e un basso numero di laureati, il cocktail perfetto per un’economia stagnante. Anche la Lombardia che pure attrae giovani da tutta Italia non riesce a formarli, con una percentuale di laureati inferiore al 22 per cento: peggio anche della peggior regione della Germania. Secondo le stime dell’Unione, la popolazione residente in Europa aumenterà ancora fino al 2029 per poi iniziare a diminuire, con l’immigrazione che finora si è dimostrata incapace di arrestare il fenomeno, figurarsi di investire la tendenza. Gli effetti sul welfare e sul sistema pensionistico di tutto ciò sono intuibili e sono destinati a comprometterne la stabilità. Di fronte a questa crisi in divenire, la Commissione europea ha iniziato a impostare, a partite dal 17 gennaio 2023, un “meccanismo di incentivazione dei talenti”: «La risposta politica dovrebbe comprendere una serie completa di misure, elaborate e attuate attraverso approcci basati sul luogo, adattati alle circostanze locali, guidati dalla politica di coesione e integrati da strategie settoriali» spiega Luigi di Marco in una nota di Asvis, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, e anche per questo la Commissione europea si è fatta promotrice dell’istituzione dell’Anno europeo delle competenze. «L’obiettivo dell’Anno – spiegava lo scorso gennaio Nicolas Schmit, commissario per il Lavoro e i diritti sociali – è promuovere una mentalità di riqualificazione e miglioramento delle competenze nel contesto della rapida evoluzione del mercato del lavoro. Vogliamo rafforzare la competitività delle imprese europee e far esprimere l’intero potenziale della trasformazione digitale e verde in modo equo e inclusivo. Una buona opportunità per le regioni che incontrano difficoltà ad attrarre o trattenere i lavoratori qualificati, per individuare gli ostacoli che impediscono alle loro imprese e alla loro forza lavoro di passare a settori più produttivi e più adatti al futuro. Il nuovo meccanismo specifico per stimolare i talenti nelle regioni può costituire un importante sostegno in tal senso». Secondo Mariya Gabriel, commissaria per l’Innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e i giovani, il fondamento dei principi dell’Ue è fare in modo che tutti gli europei abbiano le stesse possibilità, indipendentemente dalla regione in cui sono nati: «L’innovazione e l’istruzione svolgono una funzione essenziale per la competitività e la prosperità future di tutte le regioni dell’Ue, e in particolare delle zone rurali, perché contribuiscono a formare un ecosistema di innovazione favorevole e un bacino di talenti ben preparato». Una forza lavoro più qualificata e motivata, insomma, dotata degli strumenti necessari per saper cogliere le prospettive e le competenze necessarie per agganciare le aree più dinamiche del continente pur rimanendo nelle proprie regioni di provenienza può rappresentare il volano per assicurarne lo sviluppo. Una scelta non facile, neppure economica, ma indispensabile.

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