Fatti
“Dovrebbe essere ormai chiaro che Trump non è nostro alleato e non lo sarà mai”: frase lapidaria, agli occhi di molti persino eccessiva, ma che mette in luce uno dei problemi principali che l’Europa di oggi si trova di fronte, senza riuscire a venirne a capo: l’incrinatura dei rapporti con i tradizionali alleati d’oltre oceano. L’hanno scritta l’ex primo ministro belga, Guy Verhofstadt, e l’ex Alto rappresentante per la politica estera Ue, lo spagnolo Josep Borrell, in un recente articolo apparso su un quotidiano belga. Trump complica la situazione in Ucraina, non aiuta – anzi! – a risolvere il conflitto mediorientale, impone dazi, pretende maggiori spese europee in armamenti (da acquistare negli Usa)…
Gli Stati Uniti si allontanano, lasciando il vecchio continente senza la storica e rassicurante sponda.
Fra Bruxelles e Strasburgo questo appare come uno dei “tormenti” che attanagliano l’Unione europea, in una fase storica ulteriormente complicata dall’acuirsi dei conflitti in corso – dall’Ucraina alla Terra Santa, dall’Africa interna all’Estremo Oriente –, dalle possibili alleanze in chiave anti-occidentale attorno alla Cina (con “amici” tutt’altro che rassicuranti, come Russia, Iran, Corea del Nord), dall’addensarsi di nuvole sul versante economico e commerciale mondiale. Senza trascurare il cambiamento climatico oppure i grandi movimenti migratori.
In queste acque cerca di navigare l’Ue, ma la rotta non è chiara.
E il discorso sullo Stato dell’Unione da parte di Ursula von der Leyen non può, da solo, né individuare la linea né sistemare le cose.
Mentre i leader sono richiamati a questi livelli, i cittadini chiedono risposte su altre questioni, molto più vicine alla vita di ogni giorno. Lo conferma anche l’ultima indagine di Eurobarometro. Certo la sicurezza è invocata da almeno un terzo dei cittadini europei, ma altrettanti chiedono lavoro, lotta all’inflazione, difesa del valore dei salari.
In effetti, se sul piano geopolitico e macroeconomico non si possono trascurare le sfide di massima portata,
pesano sulla pelle delle famiglie e dei lavoratori urgenze irrisolte
che hanno a che fare con l’esistenza feriale, per le quali si chiedono interventi decisivi a governi nazionali e istituzioni comunitarie. Si potrebbero citare, ad esempio: il necessario sostegno alla natalità, considerando il preoccupante e progressivo invecchiamento della popolazione europea; la penuria di alloggi a prezzi ragionevoli; i servizi sanitari e quelli più genericamente dedicati alla tutela della salute pubblica; gli investimenti sull’istruzione; il riequilibrio della pressione fiscale…
In tutti questi ambiti i governi dei Ventisette e l’Unione europea nel suo insieme si giocano la credibilità verso i propri cittadini
e, indirettamente, anche la fiducia nelle istituzioni, il rafforzamento delle democrazie liberali. Diversamente le forze nazionaliste e disgregatrici continueranno a rafforzarsi (ne sanno qualcosa in Francia).
Ancora una volta l’Ue si confronta col presente: ma non dovrebbe mancare la consapevolezza che in gioco c’è il futuro.