Fatti
Europa unita, futuro della democrazia
“Gli Stati europei singolarmente non sono in grado di fornire risposte adeguate alle sfide del presente”, ha ricordato il presidente della Repubblica
Fatti“Gli Stati europei singolarmente non sono in grado di fornire risposte adeguate alle sfide del presente”, ha ricordato il presidente della Repubblica
Per uno di quei paradossi che le vicende storico-politiche spesso ci riservano, il populismo e il sovranismo che hanno caratterizzato e caratterizzano questi anni hanno partorito l’opposto di quel che i loro sostenitori propagandavano, trovando purtroppo ampi riscontri in un’opinione pubblica sempre più vulnerabile ed esposta ai condizionamenti e alle manipolazioni. Le dinamiche politiche che vedono rafforzarsi quasi ovunque leader e forze ai limiti (e talvolta oltre i limiti) della democrazia, per lo più di estrema destra ma non solo, hanno trovato fondamento e innesco in una rivolta diffusa contro le cosiddette élite accusate di voler imporre una cultura astratta e priva di radici e contro una globalizzazione scomposta, non governata, dominata dagli interessi finanziari. Purtroppo c’è del vero nelle cause di questa reazione. Ma il paradosso sta nel fatto che questa stessa reazione ha premiato e sta premiando autocrazie più o meno arcigne e nuove élites a base soprattutto tecnologica che hanno acquisito un potere molto superiore alle precedenti, soprattutto per una smisurata concentrazione di ricchezze e per un’inedita capacità di orientare il consenso politico. Inedita per via di un’incisività e pervasività che in passato non era materialmente possibile. Non è la prima volta che un salto tecnologico viene collegato a fenomeni politici dirompenti. Non pochi analisti, per esempio, attribuiscono allo sviluppo dei mezzi di comunicazione di massa – a cominciare dalla radio – un ruolo decisivo nella nascita dei totalitarismi del Novecento. Senza voler cadere in un pessimismo catastrofista, non si può però non rilevare come oggi il potenziale tecnologico in campo sia incommensurabilmente superiore. E soprattutto come il controllo dei mezzi sia prevalentemente nelle mani di ultramiliardari privati che hanno già dimostrato di muoversi con estrema spregiudicatezza nell’arena politica, talvolta puntando ad acquisire ruoli diretti o comunque rapportandosi da pari a pari con i vertici delle istituzioni.
In un simile contesto le contromisure non possono certo passare per le scelte di un singolo Paese come il nostro. A meno che l’intento non sia quello di accomodarsi ai piedi di quello che viene considerato il più potente di turno sperando di lucrare qualche beneficio. Sarebbe un esito ben triste soprattutto per i sovranisti di casa nostra che pure sono spesso riusciti a diffondere l’idea che uno dei nostri problemi principale fosse l’Europa, quando invece è vero esattamente il contrario. “Gli Stati europei singolarmente non sono in grado di fornire risposte adeguate alle sfide del presente”, ha ricordato il presidente della Repubblica nel discorso per la laurea honoris causa a Messina, il 22 gennaio scorso, ed è quindi necessario superare “concezioni miopi dell’identità e dell’interesse nazionale”. L’alternativa è diventare sudditi di quelli che, in un’altra occasione, Sergio Mattarella aveva definito “usurpatori di sovranità”. Nell’unità dei Paesi europei è in gioco il futuro della democrazia di ciascuno di essi. E’ di questo sovranismo europeo che abbiamo bisogno.