Un Giubileo vissuto come cammino di carità e di comunità: oltre duecento volontari hanno attraversato con il vescovo Cipolla la “Porta della carità”, riscoprendo il servizio come vocazione civile e spirituale.
Il Giubileo dei volontari organizzato dalla Diocesi di Padova in collaborazione con il Csv ha coinciso con la Giornata internazionale del volontariato voluta dall’Onu. Una felice coincidenza che sottolinea l’importanza della solidarietà verso il prossimo, soprattutto verso i più vulnerabili. L’affermazione di san Paolo – «la carità non avrà mai fine», tratta dall’Inno alla Carità – è stato il titolo che ha accompagnato il Giubileo: parole che donano speranza e gioia per noi volontari e che indicano una strada chiara non solo per i credenti, ma per tutti gli uomini e le donne di buona volontà. Pensiamo anche alla testimonianza di don Giovanni Nervo, come ci ha ricordato anche il nostro vescovo Claudio Cipolla: «Don Giovanni ha saputo coniugare carità e solidarietà in unica parola e coerenza di vita». Papa Leone poi, nell’esortazione apostolica Dilexi te, ricorda: «Chi dice di amare Dio e non ha compassione per chi ha bisogno mente». Allora valore del servizio, della solidarietà, dovrebbe animare il cammino di tutte le persone «di buona volontà». Anche la nostra Costituzione ci indica l’importanza della solidarietà come cittadinanza attiva, quasi un dovere civico. Solidarietà, servizio e amore per il prossimo sono alla base di un dna che dovrebbe appartenere a tutti noi. Come Csv abbiamo il compito di mantenere viva questa fiamma della solidarietà, Abbiamo vissuto con gioia il Giubileo dei volontari, come un momento dall’alto valore aggregativo e spirituale, nel quale il vescovo ci ha accompagnati – oltre 200 tra cittadini e cittadine, volontari e volontarie delle associazioni, delle parrocchie e anche dell’Opsa – attraverso la “Porta della carità”. Abbiamo accolto l’invito a farci pellegrini, nonché testimoni, di un cammino: è stato un grande dono. Percorrere la strada della carità vuol dire farsi compagni di strada, con umiltà, accogliendo chi cammina con noi, soprattutto i più vulnerabili, con la certezza che non siamo soli e che “la carità non avrà mai fine”.