È uscita a metà novembre la nuova edizione del Rapporto sul turismo enogastronomico italiano – curato da Roberta Garibaldi, presidente dell’Associazione italiana turismo enogastronomico (Aite) e docente all’Università di Bergamo – che quest’anno mette al centro la domanda internazionale.
Il Rapporto, che dal 2016 monitora l’evoluzione di uno dei segmenti più strategici per il turismo nazionale, conferma l’eccezionale capacità attrattiva del fattore “gusto” tra i viaggiatori internazionali che scelgono l’Italia come destinazione per le proprie vacanze. L’analisi si è concentrata sui sei mercati esteri più importanti per l’Italia: Germania, Regno Unito, Stati Uniti, Austria, Svizzera e Francia. Emerge come, negli ultimi tre anni, tra viaggi domestici e internazionali, la quota di turisti che ha viaggiato per l’enogastronomia varia dal 60 per cento nel Regno Unito al 74 in Francia, con un aumento dal 2016 tra i 15 a 28 punti percentuali. L’Italia è associata principalmente a “cibo e vino”, citati dal 55 per cento dei tedeschi e degli svizzeri/austriaci e dal 54 degli statunitensi; solo tra i francesi che scelgono l’Italia prevalgono i monumenti storici.
«Il futuro del turismo enogastronomico – rileva la curatrice Roberta Garibaldi – non si misura più nei volumi, ma nel valore generato, economico, sociale e culturale. In un mondo che tende all’artificiale, l’intelligenza più avanzata potrebbe tornare a essere quella che nasce dalla relazione armonica tra uomo, comunità e natura: il principio che da sempre sostiene il valore profondo della cucina italiana e dei territori che la esprimono».
Nella scelta della destinazione contano quindi soprattutto la bellezza del paesaggio rurale e la presenza di ristoranti locali, ma anche esperienze tematiche e ristoranti gourmet. Le principali motivazioni per scoprire l’enogastronomia sono provare nuove esperienze, arricchire il proprio bagaglio culturale e il divertimento. I francesi vedono più l’enogastronomia come occasione per concedersi un lusso, tedeschi e svizzeri/austriaci per immergersi nei paesaggi rurali.
Le Regioni più attrattive per i turisti internazionali sono Toscana, Sicilia, Sardegna e Puglia; ai primi posti manca sorprendentemente il Veneto, prima Regione turistica d’Italia anche grazie alla presenza di Venezia, ma evidentemente non così nota a livello enogastronomico. Tra le destinazioni enoturistiche prevalgono senza sorpresa quelle classiche toscane come la zona del Chianti, ma c’è anche l’Etna. Tra le esperienze gastronomiche prevalgono i ristoranti locali e sempre più anche quelli etnici, poi le visite in cantina e nei caseifici (che attirano soprattutto i francesi) e persino i birrifici. L’inclusione di esperienze enogastronomiche nel pacchetto vacanza appare sempre più importante e un alto potenziale, oltre al mondo vino, caratterizza anche l’oleoturismo.
Dalla ricerca emerge con chiarezza come il turismo enogastronomico stia entrando in una nuova fase: il viaggiatore di oggi non cerca soltanto il “piatto iconico”, ma un rapporto più profondo con i territori, le persone e le storie che li abitano. Si osserva un ritorno all’essenziale, fatto di esperienze semplici e radicate nel paesaggio, dove il valore risiede nei gesti dell’ospitalità e nella quotidianità della produzione agricola. Cresce l’interesse per forme di “intimità gastronomica”, come tavoli dedicati, incontri con chef e produttori, degustazioni personali. Una criticità è che molti produttori non dispongono delle conoscenze digitali o turistiche necessarie per aprirsi al “mercato dell’esperienza”.
Una parte del Rapporto Aite è dedicata all’impatto dell’intelligenza artificiale: già oggi il 21 per cento dei turisti americani e il 18 dei francesi pianificano il proprio viaggio attraverso piattaforme che la integrano, oltre alle classiche ricerche online.