Un po’ per storia e un po’ per tradizione, l’acquacoltura in Veneto è decisamente un’arte antica. Da sistema per far fruttare le risaie e tenerle pulite, ma anche per diversificare le produzioni delle valli, l’acquacoltura è una delle voci più importanti dell’economia ittica veneta. Dalla vallicoltura nella zona del Po e di mitilicoltura e molluschicoltura nell’intera laguna di Venezia e nella zona di Goro, spingendosi verso il Veronese e il Trevigiano si contano, invece, numerosi allevamenti di pesce d’acqua dolce Anche se a livello nazionale, i dati del 2022 dicono che c’è un rallentamento della crescita, mostrando una leggera flessione (meno 1,4 per cento) nel numero di operatori biologici coinvolti, in Italia si registrano 68 aziende dedicate. Il Veneto conta 28 operatori (il 40,6 per cento del totale nazionale) con una riduzione di due operatori rispetto allo scorso anno. Tra le pionieristiche attività, c’è il Consorzio cooperative pescatori del Polesine, società nata nel 1976, e che nel 2013 ha ottenuto certificazione biologica per la cozza della Sacca di Scardovari e dal 2015 anche per vongola verace. Nel 2018 ha ottenuto la certificazione bio per gli allevamenti di mitili in mare aperto dinanzi al delta del Po.