La cronaca offre talvolta gli spunti per un’analisi più approfondita dei fatti e delle circostanze e l’arresto del presidente della Sampdoria non fa difetto. A leggere i giornali, infatti, dietro ci sarebbe il buco di bilancio di una società legata alla gestione di un noto cinema padovano che doveva essere colmata con il conferimento di un terreno. Così non è stato e l’epilogo si è letto.
Terra e schei, schei e terra: si parte sempre da qui per raccontare una storia più ampia di un territorio che negli ultimi anni ha sostituito alla civiltà del capanon quella del supermercato che sempre di capannoni si nutre ma che prolifera alla luce di grandi insegne luminose, lungo le principali arterie stradali della città e della provincia.
I supermercati«Potrei passare la settimana a fare la spesa ogni giorno in un supermercato diverso – chiosa Cristian Vicoletti, segretario provinciale della Filcams Cgil di Padova – Ci sono supermercati dovunque, uno può comprare alimentari non dico giorno e notte solo perché quella è una formula che da noi non ha mai funzionato». Erano più di 21 mila i veneti che lavoravano nei supermercati al 31 dicembre 2019: a rilevarlo è l’Osservatorio nazionale per il commercio che certifica anche come su Padova la superficie dei centri per la distribuzione alimentare fosse di circa 218 mila metri quadrati, di poco inferiore a quella di Treviso e Vicenza. La sola provincia di Milano nello stesso periodo ne contava 547 mila, come dire un metro quadro di supermercato ogni 5,9 residenti. A fare la stessa proporzione su Padova, in un metro quadro ci stanno appena 4,3 residenti.
L’Osservatorio normalizza i dati su mille abitanti, un sistema che i più hanno imparato a conoscere con gli indicatori relativi alla pandemia. Analizzando questi numeri a livello nazionale si può notare come gli indicatori siano in crescita nel 2019 sull’anno precedente con un incremento di 1,1 per cento a 418 metri quadri ogni mille persone, suddivisi tra 235 metri quadrati per l’alimentare e 183 circa destinati al non alimentare. In questa particolare classifica il Veneto è a 583,1 metri quadri di cui 323,3 di alimentare, dietro a regioni come il Friuli Venezia Giulia e la Valle D’Aosta ma ampiamente sopra a regioni comparabili come l’Emilia Romagna a 461 metri quadri di cui 263,4 destinati agli alimentari.
Cambiano le superfici di vendita«Padova è una zona un po’ particolare – riflette ancora il sindacalista Vicoletti – La Grande distribuzione organizzata ha smesso di aprire grandi centri commerciali, c’è un trend mondiale che parte dagli Stati Uniti che dice che i grandi negozi non piacciono più e le persone tendano a preferire metrature più piccole. L’ultimo è stato Rossetto ma è figlio di un’autorizzazione abbastanza agée». Le grandi superfici sono quelle tipiche, per esempio, dei centri commerciali che un tempo nascevano intorno alla cosiddetta galleria: il lungo corridoio che si creava oltre la testata delle casse del grande negozio alimentare. Oggi questo tipo di attività è spesso ribattezzato ipermercato con negozi e il suo esempio più conosciuto a Padova è sicuramente il Centro Giotto. «Il tema di fondo è che le grandi catene internazionali non aprono più in Italia – continua Vicoletti – anzi, com’è successo per Auchan, si ritirano. Il mercato è saturo e molti fanno scelte diverse: Esselunga aprirà a Vicenza e non a Padova perché, probabilmente, c’è meno concorrenza».
Negli ultimi anni a riscuotere particolare fortuna sono state soprattutto le superfici di vendita di minori dimensioni, relegando ai margini grandi investimenti come quello di Esselunga – 40 milioni di euro di cui 2,2 spesi per la viabilità e oltre 400 posti auto ma una superficie che sarà, secondo i dati forniti dalla stampa, metà di quella del negozio Rossetto di Padova – complice anche il proliferare dei discount.
Il curioso caso del BricolageIl Centro Giotto è dal 1989 uno dei riferimenti dello shopping dei padovani e ha visto sorgere nelle sue immediate vicinanze una quantità di negozi specializzati. Si possono comprare divani, articoli sportivi e tecnologici, persino strumenti per il giardinaggio quasi senza spostare la macchina dal parcheggio.
Il Brico Center è di per sé un caso curioso destinato com’è a subire la concorrenza di Leroy Merlin e Bricoman, l’uno all’ex macello Foro boario di corso Australia e l’altro sull’ormai celebre laghetto di Padova Est. Il caso vuole, però, che tutte e tre le insegne facciano riferimento allo stesso gruppo, il francese Adeo: «Le società sono legate da un punto di vista di proprietà ma quest’ultima non c’entra nulla con le aziende – conclude Cristian Vicoletti – Sono due filoni che viaggiano in parallelo.
Bricocenter non verrà chiuso ma verrà ammodernata tutta la struttura con un investimento notevole mentre Leroy Merlin avrà una vita a sé che non c’entra niente con quella del Brico. Si fanno la concorrenza pur facendo parte della stessa famiglia. e non è strano perché facendo così, pur scontrandosi, il mercato se lo aggiudicano sempre loro». Diverse insegne, diverso piazzamento sul mercato ma destino comune: far incontrare la domanda dei padovani con un’offerta sempre più diversificata, dove i concorrenti non stanno certo a guardare e presidiano già il terreno.
Negli anni che sono seguiti alla grande crisi, la grande distribuzione ha spesso assorbito la manodopera in uscita dagli altri settori, ma oggi, a sentire i sindacati, la situazione sembra essere a un giro di boa. Pesano i turni “7 su 7” a cui i lavoratori del commercio sono sempre più vincolati ma anche livelli salariali non all’altezza.
Si preferisce, insomma, tornare in fabbrica dove gli orari sono predeterminati e spesso concentrati in cinque giorni la settimana. Un fenomeno che investe anche la ristorazione: superata – si spera – la lunga stagione delle chiusure sono in molte le aziende che cercano personale con il numero di annunci sulle principali piattaforme in crescita anche in tripla cifra rispetto al passato. Mancano cuochi, camerieri ma anche magazzinieri, la vera spina dorsale della logistica.