Parola d’ordine “prevenzione”, anzi: vivere bene. Mangio in modo sano, mi muovo, evito comportamenti rischiosi. È uno stile di vita quello che la Regione Veneto vuole promuovere con la campagna di comunicazione “Vivo bene” coinvolgendo i veneti a partire dal Piano regionale prevenzione del Veneto di cui traduce le linee guida in un messaggio che raggiunga tutti, senza distinzione di età, sesso e condizione. A fine 2021 la Regione ha approvato il nuovo Piano regionale della prevenzione, in attuazione dell’omologo nazionale, che ha la durata di cinque anni e rappresenta il documento guida delle Aziende Ulss riguardo la prevenzione delle malattie e la promozione della salute. Sono tre in particolare gli ambiti in cui nei prossimi cinque anni il Piano si propone di intervenire: creare e rafforzare ambienti che agevolano stili di vita sani, in particolare nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nei Comuni e nelle comunità che promuovono la salute della famiglia nei primi mille giorni di vita; sviluppare percorsi integrati di presa in carico della persona e per il contrasto delle fragilità; contrastare le disuguaglianze in salute e sostenere l’approccio di genere. «La campagna Vivo bene è trasversale al piano della prevenzione e ha l’obiettivo di comunicare, utilizzando un logo riconoscibile, tutti i messaggi che portiamo avanti per sostenere la prevenzione come Regione, sostenendo la scuola, le Ulss, l’ ambiente, l’Istituto profilattico – spiega Francesca Russo, direttore della direzione Prevenzione, sicurezza alimentare, veterinaria della Regione che si occupa delle attività di prevenzione collettiva e della sanità pubblica – Il messaggio è che la salute è un bene di tutti, ma tutti dobbiamo contribuire a portarla avanti. Non dobbiamo danneggiare noi stessi e nemmeno gli altri perché la salute è un gioco di squadra e ci rende tutti più forti. Per rispondere alle esigenze dei cittadini abbiamo realizzato “Vivo bene map”, la mappatura di tutte le offerte di salute che abbiamo sul territorio: tutto quello che si trova accanto a casa e che il medico può indicare ai pazienti. Uno strumento importante per rendere facili le scelte salutari e per essere vicini alla persona». Fumo, consumo di alcol, sedentarietà, alimentazione, rischio cardiovascolare, disuguaglianze, sono alcuni dei comportamenti “sorvegliati” per promuovere uno stile di vita sano. La Relazione sociosanitaria 2023 della Regione (che indaga, però, sul 2022) per quanto riguarda la dipendenza da fumo afferma che il 57 per cento della popolazione veneta di età compresa tra 18 e 69 anni dichiara di non aver mai fumato; il 21 per cento di essere un ex fumatore, e meno di un quarto (22 per cento) di essere attualmente un fumatore. Più complesso il consumo di alcol: nel 2022 il 74,7 per cento degli intervistati dice di aver bevuto almeno un’unità di bevanda alcolica nell’ultimo mese, il 15 per cento dichiara di bere prevalentemente fuori pasto, mentre il 15,3 per cento sono bevitori binge, cioè coloro che negli ultimi 30 giorni hanno consumato almeno una volta in una singola occasione cinque o più unità alcoliche se uomini oppure quattro o più unità alcoliche se donne: «Complessivamente, il 34 per cento degli intervistati può essere definito un consumatore a rischio elevato». Per quanto riguarda l’attività fisica il 58 per cento del campione ha dichiarato di avere uno stile di vita attivo, il 26 per cento di praticare poca attività fisica, mentre il 15 per cento è completamente sedentario L’analisi del peso dice che il 40 per cento della popolazione presenta un eccesso ponderale, situazione da controllare anche perché coinvolge maggiormente i soggetti che lamentano difficoltà economiche rispetto, il che purtroppo indica un maggior consumo di “cibo spazzatura” e favorisce le malattie cardiovascolari. La prevenzione passa anche attraverso gli screening, i cui dati dell’ultimo triennio mostrano l’attività di recupero intrapresa da tutte le Ulss per assorbire il ritardo accumulato a causa della pandemia. La fiducia riposta dagli utenti nei confronti dei programmi di screening è un elemento importante per garantire l’efficacia di questo intervento di sanità pubblica. Anche per il 2022, i tassi di adesione correlati ai tre screening, rispettivamente del 75 per cento per lo screening della mammella, del 57 per cento per lo screening della cervice uterina e del 63 per cento per lo screening del colon-retto (la media italiana è del 52,4 per cento) hanno confermano una buona risposta dei cittadini. Nello screening del colon-retto, nel 2022, circa 16 mila soggetti sono stati inviati ad approfondimento e sono state diagnosticate circa tremila lesioni precancerose. Molto buona anche la risposta nelle vaccinazioni dei bambini con una copertura del 95 per cento: «Un dato rispondente agli obiettivi – commenta Francesca Russo – Inoltre abbiamo allungato o anticipato l’età per una serie di accertamenti per la prevenzione dei tumori più diffusi. Purtroppo constatiamo una partenza lenta per le vaccinazioni anti-Covid perché si è ridotta la percezione del rischio, ma le aziende organizzeranno degli open day e sarà offerto un maggior numero di posti disponibili coinvolgendo le farmacie e i medici di base. Buona la percentuale, invece, di adesione per il vaccino anti-influenzale». Il Covesap, il Coordinamento veneto sanità pubblica, nell’aprile scorso ha avviato un questionario cui hanno risposto 1.700 persone, dal quale emergono le criticità della sanità e quindi della prevenzione a partire dal rapporto col medico di base. Il 42 per cento degli intervistati dichiara che ci vuole una settimana per un appuntamento mentre il 30 per cento afferma di aver aspettato anche 15 giorni, ma soprattutto tre su quattro affermano che per una visita specialistica o un esame i tempi prescritti sulla ricetta medica non sono rispettati ma subiscono un ritardo di un paio di mesi, e uno su quattro ha rinunciato di fronte a una attesa troppo lunga. Solo il 25 per cento riesce a curarsi nei tempi previsti e così il lavoro di prevenzione rischia di perdere un po’ la sua efficacia.