La polizia postale al termine di una lunga attività di monitoraggio, prevenzione e repressione, durata circa tre mesi, ha recuperato 16 milioni di euro e il blocco di 49.761 codici di carte di credito trafugate. Un risultato possibile attraverso l’analisi puntuale delle tracce informatiche che hanno consentito di approfondire il fenomeno del carding sul dark web. Ma come definire il dark web? È la parte oscura del world wide web (il più comune www che digitiamo per accedere a un sito) e sottogruppo del deep web che è l’insieme dei contenuti presenti su internet e non indicizzati dai comuni motori di ricerca come Google. Uno spazio accessibile mediante l’uso di apposite applicazioni software. Ogni cosa ha un valore sul mercato del dark web dalle credenziali ai contenuti delle mail, agli accessi a infrastrutture aziendali. Tutto viene venduto e acquistato in tempi brevissimi dai criminali del web. «Non dobbiamo però demonizzare il deep web – precisa Andrea Pin, professore associato del dipartimento di Diritto pubblico, internazionale e comunitario dell’Università di Padova – perché è spesso l’unico spazio di libertà di espressione che hanno le persone che vivono in regimi dittatoriali dove i soggetti che vogliono esprimere il dissenso possono farlo solo in una dimensione che non è sorvegliata da chi detiene il potere».