È il caso del Pnrr e dell’iter di attuazione e realizzazione: in questa fase sono indispensabili iniziative di monitoraggio per verificare la gestione di queste ingenti risorse da parte del governo, un approccio perseguibile solo attraverso i dati. E qui, invece, emergono vistose lacune perché Italia domani, il portale di iniziativa governativa dovrebbe essere la fonte da cui reperirli.
Dovrebbe, appunto. Ecco perché la Fondazione Openpolis, assieme al Gran Sasso science institute, ha lanciato OpenPnrr, uno strumento parallelo e indipendente per far chiarezza e generare dibattito sugli investimenti e le risorse che l’Italia sta mettendo in campo attraverso il Piano di ripresa e resilienza: «È un monitoraggio civico e indipendente da offrire alla società civile, ai cittadini e ai giornalisti – commenta Martina Zaghi, analista di Openpolis – Questo corposo progetto nasce dal fatto che i dati sono insufficienti, il portale Italia domani riporta l’elenco delle misure e fornisce una serie di indicazioni, ma tutta la parte di monitoraggio non viene fatta. E altra cosa grave è che non ci sono ancora informazioni sui progetti finanziati dal Pnrr attraverso i bandi: c’è una tabella dati, ma fa riferimento solamente a tre progetti e risale al dicembre 2021».
Con le informazioni attualmente disponibili sappiamo che gli interventi selezionati sono stati complessivamente 5.246, ma solo tre di questi sono quelli di cui gli open data del governo indicano la ripartizione territoriale delle risorse. Spulciando le informazioni qua e là, Openpolis evidenzia l’assenza delle ditte vincitrici dei bandi e mancano le informazioni legate alle gare di appalto: il file indicato come “Gare Pnrr” dovrebbe consentire di individuare ogni gara pubblicata, di associarla alla misura del Pnrr di riferimento e anche di individuare il soggetto aggiudicatario. Anche in questo caso le informazioni risalgono al 31 dicembre e inoltre i dati fanno riferimento solamente a quattro gare. In OpenPnrr, invece, è possibile scendere più in profondità, ma soprattutto farsi un’idea aggiornata sullo stato di avanzamento delle scadenze. Attraverso una metodologia sull’andamento degli investimenti economici, che tiene conto di ambiti di applicazione, differenze e specificità, l’utente può confrontare a che punto siamo su risorse e investimenti sovrapponendo la percentuale di completamento raggiunta con quella teoricamente ipotizzata a una specifica scadenza. Le riforme legate alla salute, per esempio, alla fine di giugno dovrebbero raggiungere il 75 per cento del totale, ma a oggi (21 giugno) siamo fermi al 62,5 per cento.
Discorso analogo per la transizione ecologica (67,56 per cento contro la previsione dell’80,34 per cento) o per la giustizia (24,83 per centro rispetto al 49,50 per cento). Diventa, così, evidentemente complesso ricercare informazioni anche sulle tre “priorità trasversali” – giovani, contrasto alla disparità di genere e riduzione del divario di cittadinanza: questi temi sono affrontati in maniera diretta o indiretta da diverse misure sparse nel piano e per quanto riguarda le prime due sono state pubblicate apposite relazioni, ma ancora manca il documenti relativo alla terza. «Ora che ci si avvicina alla scadenza, così come già avvenuto nel 2021, sbucheranno super decretoni e relazioni ora del ministero ora di altri soggetti coinvolti – evidenza Martina Zaghi – Emergerà che questo obiettivo è completato, quest’altro è in ritardo, ma non è un monitoraggio, è un’iniziativa a dato concluso. Mancano valutazioni in itinere e manca la trasparenza: ci sono comunicazioni anche contrastanti, dove magari un decreto è stato approvato ma non ancora in Gazzetta ufficiale».