IdeeLe scritte sui muri di Padova non sono rimaste impunite, ma fanno luce su un’esaltazione che oggi si manifesta spesso in abiti civili
“Fascismo per sempre”. “Azione squadrismo rivoluzione fascismo”. “L’idea diventa azione, il pensiero rivoluzione”. “100 anni di fascismo 1922-2022”. Sono queste alcune delle scritte apparse a Padova sul muro perimetrale della facoltà di Scienze politiche in via del Santo, su quello dell’istituto scolastico Nievo in via Barbarigo e in altre vie del centro storico che hanno portato, lo scorso 14 novembre, all’esecuzione, da parte della Digos di Padova, di cinque perquisizioni, personali e domiciliari, a carico di altrettanti militanti di estrema destra Casapound e alla sede dello stesso movimento. Alle persone perquisite, tutti giovani di età compresa tra i venti e trent’anni residenti in provincia, la Procura della Repubblica di Padova imputa il reato di apologia di fascismo e danneggiamento aggravato e le scritte sui muri di Scienze politiche e del Nievo sono state valutate come una chiara provocazione ai gruppi antagonisti. Come spiega Sergio Dini, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale ordinario di Padova «scrivere frasi che inneggiano al fascismo sul muro dell’università o su quello di una casa diroccata di campagna ha una valenza diversa anche in termini di capacità di presa sul pubblico». Qual è, dunque, la linea che separa la semplice “passione storica” per un periodo come quello fascista e la sua apologia? «L’apologia del fascismo – spiega Dini – è un reato che presuppone che attraverso l’esaltazione dei valori propri del fascismo, della violenza e del razzismo si generi un’adesione organizzata che può mettere in pericolo l’ordine pubblico. Dunque, avere un interesse storico per quel periodo non è in se un reato». Un confine sottile e solo all’apparenza netto visto che, come spiega bene il saggio Il fascismo eterno, tratto dall’intervento di Umberto Eco a un simposio tenuto il 25 aprile 1995 alla Columbia University, «la confusione dei messaggi è tra le caratteristiche dell’Ur-Fascismo», dove “ur-” è quel particolare prefisso della lingua tedesca che significa “originario”.
Le cronache sono piene di piccoli episodi che raccontano di un fuoco sotto la cenere solo apparentemente spento. Siamo assuefatti. Non badiamo più al politico che getta dubbi sulla legittimità del parlamento perché non rappresenta più la “voce del popolo”. Per Umberto Eco questo sarebbe stato “Ur-Fascismo”. Non facciamo caso alla notizia del consigliere di Rovolon, Comune ai piedi dei colli Euganei, che a ottobre ha proposto di ripristinare il nome Casa del fascio al centro sociale locale. Del resto il consiglio si è dissociato, il sindaco ha preso le distanze. Non pensiamoci più. Il 18 settembre 2021 sotto i riflettori della finale per il titolo dei pesi superpiuma al Palachiarbola di Trieste, Michele Broili, triestino ventottenne e pugile professionista, sfoggia i suoi tatuaggi: la doppia “esse” a fulmine stilizzato, sigla delle Schutzstaffel (Ss) naziste, attorniata dal totenkopf, il teschio rappresentato sulle divise di quei reparti, e dal numero 88, chiaro riferimento all’“Heil Hitler” (la lettera h è, infatti, l’ottava dell’alfabeto). Episodi come questi ce ne sono tantissimi. Per non perderne la memoria Irene Barichello, insegnante di italiano, storia e geografia alle scuole medie di Limena, ne tiene traccia sulle pagine della rivista Patria indipendente, periodico dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia. «Come insegnante – spiega Barichello – mi sono resa conto che, in particolare tra i 15 e i 18 anni, gli studenti, maschi in prevalenza, subiscono fortissimo il fascino dell’autorità, l’esigenza di regole chiare e severe che indichino loro come comportarsi ma che soprattutto puniscano esemplarmente chi non può o non vuole rispettarle. La storia di Sparta cattura, per esempio: è talvolta esaltata dagli studenti del biennio che spesso non si accontentato del manuale e chiedono più particolari, più letture. L’estremismo di destra con il culto del corpo, della forza e del gruppo attira questi ragazzi». Ma qual è l’identikit di chi decide di far parte di associazioni come Forza Nuova e Casapound? Secondo il questore di Padova, Antonio Sbordone «sono giovani, normalmente studenti e fanno soprattutto attività di propaganda». E precisa: «in realtà questi gruppi qui a Padova non hanno mai dato luogo a fatti di particolare criticità né tanto meno a episodi di violenza. Bisogna monitorare alcune situazioni e sicuramente intervenire quando vengono commessi dei reati».
Padova e Verona sono storicamente i laboratori di alcuni gruppi minoritari di ideologie di destra. Nella città del Santo si ricorda il febbraio 1981 quando nel quartiere Bassanello fu arrestato il terrorista Valerio Fioravanti esponente del gruppo eversivo Nuclei armati rivoluzionari, d’ispirazione neofascista, mentre con i suoi sodali cercava le armi nascoste del canale. E poi Verona “bella fuori e pulita dentro” «è un modello dove l’estrema destra non è ai margini ma è un giocatore titolare della vita pubblica – spiega il giornalista Paolo Berizzi presentando il suo ultimo libro È gradita la camicia nera – Verona è la città laboratorio dell’estrema destra di potere e credo che anche su scala locale i media lo abbiano sottovalutato e non lo abbiano raccontato abbastanza. Ho deciso di portare alla luce il “modello Verona” come una possibile opzione futura per la destra italiana, cioè lo sdoganamento dell’estrema destra a livello istituzionale». Nel suo libro Berizzi racconta le vicende e le contraddizioni di una città unica. Riavvolge il filo che risale non solo ai tempi della Repubblica di Salò, di cui Verona fu una delle capitali, ma addirittura agli albori del movimento fascista, visto che quello della città di Romeo e Giulietta fu, nel 1919, il “fascio terzogenito”, nato appena due giorni dopo la fondazione dei Fasci di combattimento in piazza San Sepolcro a Milano. «In questi anni di pandemia – spiega Berizzi – chi ha gridato alla dittatura sanitaria era, spesso, proprio chi aveva nostalgia della dittatura fascista. La matrice dell’estrema destra è sempre stata la violenza ma in questi ultimi due anni in Italia abbiamo visto molto il lato buono di associazioni come Casapound. Le abbiamo viste distribuire pacchi alimentari, aiutare i poveri ed essere presenti lì dove lo Stato non c’era». Un estremismo di destra buono che attira mentre divide. Già perché se sei italiano puoi avere il pacco alimentare ma se sei straniero non devi neanche avvicinarti perché si rischia anche la vita stessa. Occorre, dunque, indagare, vigilare, riconoscere gli indizi. Il fascismo che non passa è ancora attorno a noi «in abiti civili magari» come suggeriva Umberto Eco dalle sue pagine, in cui avvertiva che «può ancora ritornare sotto le spoglie più innocenti. Il nostro dovere è di smascherarlo e di puntare l’indice su ognuna delle sue nuove forme, ogni giorno, in ogni parte del mondo».
I poliziotti hanno sequestrato una bandiera della Repubblica di Salò, una bandiera con la svastica, mazze da baseball, passamontagna e riviste di propaganda fascista. Nella sede di Casapound, anche i caschi indossati per scrivere sui muri.
