Fatti
Finlandia, il muro europeo numero 20
L’Europa dei muri. Nel sud del Paese scandinavo i lavori sono partiti per il primo tratto. Obiettivo: fortificare tutti i 1.300 chilometri di confine che separa Helsinki dalla Russia
FattiL’Europa dei muri. Nel sud del Paese scandinavo i lavori sono partiti per il primo tratto. Obiettivo: fortificare tutti i 1.300 chilometri di confine che separa Helsinki dalla Russia
Sanna Marin balla fra gli applausi con il nuovo muro. La premier ha ottenuto in autunno l’unanimità parlamentare dall’Eduskunta: così la Finlandia costruisce la recinzione in acciaio di 260 chilometri lungo il confine con la Russia. È il primo cantiere, perché si punta a “proteggere” gli oltre 1.300 chilometri di frontiera. La guerra in Ucraina e l’adesione alla Nato spingono Helsinki a separarsi in ogni modo da Mosca.
8 miliardi in muri fino al 2027L’Europa fortezza si allunga così fino all’estremo nord. Era nata alla fine degli anni Novanta nell’enclave spagnola di Ceuta e Melilla, cresciuta nel 2015 lungo la rotta balcanica e due anni fa consolidata nei paesi baltici. In Finlandia ora si alza il muro numero venti. Dal 2014 al 2019 l’Unione Europea ha speso 2,76 miliardi di euro per la “sicurezza dei confini”. Budget destinato a superare gli 8 miliardi nel bilancio di previsione 2021-27. E tra il 2014 e il 2022 le barriere nell’area Schengen sono lievitate da 315 a 2.048 chilometri.
La guerra ha cambiato tuttoIn Finlandia i lavori sono scattati con l’abbattimento degli alberi e la costruzione della strada. Il “progetto pilota” al valico di frontiera sud-orientale comincia a prendere corpo a Pelkola, località della città di Imatra (28 mila abitanti), lungo la sponda del fiume Vuoksi. Il nuovo muro si allungherà a sudest, mentre i primi 200 chilometri costeranno 380 milioni: tre metri d’altezza, filo spinato al vertice, luci e videocamere accese anche di notte. I lavori lungo il confine russo dovrebbero terminare entro giugno 2026. Una scelta politica. Il generale Jari Tolppanen spiega che la guerra in Ucraina «ha cambiato “radicalmente” la situazione della nostra sicurezza». Il ministro della Difesa Pekka Haavisto aveva dichiarato che i cittadini russi sul territorio finlandese ammontavano a 40 mila. L’altra faccia della medaglia è l’addio alle pretese sulla Carelia, una delle 22 repubbliche della Federazione Russa con circa 600 mila abitanti e un gruppo etnico-linguistico finlandese diffuso non solo nella capitale Petrozavodsk.
Prevale la linea securitariaAlla fine, Sanna Marin (37 anni, leader del partito socialdemocratico, al governo da tre anni) sposa la linea securitaria: «Si tratta di uno strumento per assicurare un controllo dei confini adeguato negli anni a venire. Il progetto propostodalla Guardia di frontiera gode di ampio sostegno». Del resto, Helsinki ha già chiuso le frontiere ai turisti russi, in sintonia con i Paesi baltici e Polonia. Il governo di Varsavia, infatti, è impegnato su due fronti. La ministra della Difesa, Mariusz Blaszczak, dopo l’allarme sui voli russi dal Medio Oriente e dal Nord Africa ha reagito così: «Ho deciso di adottare misure per rafforzare la sicurezza al confine polacco con l’Oblast di Kaliningrad, sigillandolo». Con un muro lungo 206 chilometri, uguale a quello eretto al confine con la Bielorussia dove migranti di oltre ottanta nazionalità diverse continuano a restare nel limbo.
Nonostante il no della Commissione europeaL’Europa sembra aver imboccato una strada a senso unico. Secondo Frontex, l’agenzia delle frontiere dell’Unione Europea, l’anno scorso si sono toccati 330 mila ingressi irregolari cioè il massimo dopo il 2016. E a Bruxelles continua il braccio di ferro sulla gestione dei flussi. Nell’autunno 2021, dodici governi (Austria, Bulgaria, Cipro, RepubblicaCeca, Danimarca, Grecia, Ungheria, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia e Slovacchia) sollecitavano finanziamenti alle barriere. Ma Ursula von der Leyen replicò che la Commissione europea non avrebbe usato fondi per fili spinati e muri. Nel frattempo, però, si moltiplicano…
Il 10 marzo, i due Paesi mediorientali hanno firmato un accordo che annuncia la ripresa delle loro relazioni diplomatiche e lo hanno fatto nella capitale cinese, segno di come per un’ampia porzione del globo il vero riferimento sia già la Cina.