FattiFrancesca Gislon. Cinque anni fa sosteneva Lorenzoni e Giordani, ora corre da sola. Al centro dell’attenzione disabilità, giovani e politiche abitative
«Sì, sono la prima candidata sindaca. Sindaca con la “a”. Non è una questione sessista, ma una mia convinzione profonda. Credo nell’importanza del linguaggio. Se devi fare cultura, bisogna usare le parole giuste. Nella lista che porta il mio nome sono presenti, in ordine alfabetico, trentadue candidati: sedici uomini e sedici donne».
Avvocata Francesca Gislon, lei era scesa in campo cinque anni fa con la lista di Arturo Lorenzoni, raccogliendo 219 preferenze e sostenendo al ballottaggio Sergio Giordani. Perché adesso ci mette personalmente la faccia?
«Perché non sono stati realizzati il programma e il metodo amministrativo che abbiamo indicato come associazione Orizzonti. C’è bisogno di un punto di vista diverso. Nel 2022 il Comune di Padova non può continuare a perseguire una politica basata essenzialmente sulle grandi opere, sulle infrastrutture, sui centri commerciali. Noi pensiamo invece che sia necessario ripartire dalle persone».
Dove si colloca politicamente Orizzonti?
«Orizzonti è una vera lista civica, fatta prevalentemente di persone che non hanno fatto politica attiva. Orizzonti ha una matrice politica di centrosinistra».
Con la pandemia tante famiglie si sono trovate in gravi difficoltà.
«Sarebbe stato necessario intervenire sulle politiche abitative del Comune, lavorando sulla riqualificazione degli alloggi pubblici. Lo dico, in base alla mia esperienza quotidiana di avvocata, non solo per i tanti inquilini che non sono più riusciti a pagare l’affitto, ma anche per i tanti piccoli proprietari che non hanno potuto disporre dei loro appartamenti. Ora i nodi vengono al pettine: gli sfratti esecutivi sono una drammatica realtà. Ecco, io ritengo che gli aiuti alle famiglie non possano essere legati solo all’Isee. Per una politica credibile bisogna individuare fondi per altre voci di sostegno».
In questa campagna elettorale non si parla molto di ragazzi e di giovani.
«Occorre attivare uno sportello per le famiglie con ragazzi, adolescenti e preadolescenti che vivono situazioni di disagio. I giovani vanno avvicinati con il loro linguaggio, devono sentirsi ascoltati. Per loro è necessario creare spazi, realizzare iniziative culturali. Quando leggo che il Comune ha chiesto i soldi del Pnrr per completare la curva dello stadio, io penso subito a tanti campetti periferici e a tanti spogliatoi che sono in condizioni pietose e che meriterebbero un occhio di riguardo. I giovani a Padova non devono avere solo lo spritz come occasione per socializzare. Vanno inoltre realizzate nuove sinergie con l’Università per gli studentati e potenziati gli sportelli per l’accesso ai bandi per i fondi dell’Unione Europea».
In città cresce poi il numero degli anziani. Che proposte ha per loro?
«Il problema vero per tanti anziani autosufficienti, ancora pienamente attivi, è la solitudine. Per loro bisogna pensare a spazi d’incontro. Io penso a convenzioni coraggiose con le associazioni del terzo settore. E ancora a servizi decentrati, su tutto il territorio comunale, che diano risposte per le pratiche burocratiche e per le cure mediche. Un’idea che mi sta a cuore è poi quella di una persona di compagnia per gli anziani: tanti non hanno nessuno con cui parlare».
Lei collabora da più di 25 anni con il Centro Veneto progetti donna ed è vicepresidente della commissione per le Pari opportunità del Comune.
«Credo sia necessario varare un organismo permanente di mappatura delle situazioni di violenza sulle donne. Vi devono essere coinvolti, oltre al Comune, la Procura della Repubblica, le forze dell’ordine, il Centro antiviolenza e il Pronto soccorso. Servono risposte concrete».
Sul versante dell’innovazione tecnologica che proposte ha in serbo?
«Penso a politiche d’inclusione rivolte a chi, magari perché tetraplegico, vorrebbe tanto visitare un museo ma non ne ha fisicamente la possibilità. In questo caso, per esempio, potrebbe soccorrerci Bazinga, il robottino che, durante la Dad, in una scuola padovana, già ha supportato la socialità degli studenti che erano costretti a rimanere a casa».
Tiene banco ancora una volta il tema della mobilità urbana: tram o bus elettrico?
«Ecco, questo dibattito mi sembra proprio un déja vu, mi pare di tornare al 1999. Il referendum è una perdita di soldi e di tempo. Visto che le nuove linee sono state finanziate, non mi sembra davvero il caso di rimettere tutto in discussione e di ripartire da zero. Facciamo finalmente il parcheggio alla Prandina ma intanto non eliminiamo la sosta in piazza Insurrezione. Ci sono tante persone che, magari per problemi di disabilità, hanno bisogno di un’area di sosta in centro».
Ci racconta qualcosa dei suoi candidati consiglieri?
«Ne cito tre. Luca Palmeri, ricercatore universitario, vive in sedia a rotelle. Quando abbiamo fatto la riunione della lista, si è scusato perché è arrivato in ritardo. Ha dovuto attendere tre autobus, perché non scendeva la pedana del mezzo pubblico per farlo salire a bordo. Ines Testoni insegna Psicologia sociale ed è esperta delle relazioni di fine vita. Il prof. Giuliano Pisani è stato già assessore alla Cultura ed è un grande esperto di Giotto. Ci ha ricordato come il centro civico San Gaetano fosse nato per ospitare una biblioteca per i ragazzi: un’idea da riprendere. Naturalmente con una struttura interattiva, pensata per i ragazzi del Duemila».
Nata sotto il segno dei Pesci, a Venezia, il 17 marzo 1964, l’avvocata Francesca Gislon, laureata in Giurisprudenza al Bo, vive a Padova dal 1985. Dopo essersi occupata di diritto amministrativo, si è dedicata in particolare al diritto di famiglia e alle politiche di genere. Nel 2017 si è candidata alle Comunali con la lista Lorenzoni Sindaco, ottenendo 219 preferenze. Dal 2019 è vicepresidente della commissione Pari opportunità del Comune. Ora si candida a sindaco all’insegna dell’hashtag #CambiamentoGentile.
