FattiFrancesco Peghin. Vuole essere «il sindaco che Padova si merita» e ha già deciso che, qualora venisse eletto, rinuncerà al suo compenso per un fondo per i padovani in difficoltà
«La mia candidatura nasce per amore della città. Ho lasciato a fine gennaio la mia azienda nelle mani di bravi collaboratori, perché voglio fare qualcosa di buono per Padova. Nel caso in cui venga eletto primo cittadino, il primo atto che farò sarà quello di rinunciare al mio compenso di sindaco per destinarlo a un fondo sociale per i più disagiati, le persone che faticano ad arrivare alla fine del mese». Francesco Peghin, candidato civico di centrodestra, ribadisce il suo impegno elettorale più pubblicizzato sui tabelloni apparsi nelle scorse settimane.
Dottor Peghin, lei ha promesso sei milioni di euro, da subito, per le famiglie in difficoltà.«Sì, ai 600 mila euro che risparmierò in cinque anni per il compenso da sindaco, vanno aggiunti gli 80-90 mila euro annui di emolumento del portavoce, il che significa altri 400 mila euro nel quinquennio. Nel fondo sociale per i più disagiati andranno anche gli altri 5 milioni che toccano al Comune di Padova dagli utili di Hera».
Nella sua ampia coalizione figurano due liste civiche e cinque liste di partito: Lega, Fratelli d’Italia, Coraggio Italia, Forza Italia-Udc, Il Popolo della famiglia. Nemmeno Federico Sboarina a Verona è riuscito a mettere insieme tutto il centrodestra al primo turno. Come ha fatto?«Credo di essere una persona che unisce. Per vent’anni ho fatto tante attività, in Confindustra e nello sport, cercando sempre di mettere insieme le persone. Della coalizione fanno parte due liste civiche, Peghin sindaco e Più Padova, in cui tanti amici hanno deciso di mettersi in gioco proprio perché condividono la mia candidatura. Il colore che ho scelto è il fucsia perché è il mio colore preferito. Quello della barca “Per Elisa”, dedicata a mia sorella, con la quale nel 1995 ho vinto il campionato mondiale di vela. Per garantirmi piena indipendenza ho scelto di autofinanziarmi la campagna elettorale».
In un altro poster elettorale lei ha scommesso su Padova capitale europea della cultura. In che anno?“La prossima candidatura spetterà all’Italia nel 2033. Ma la scelta verrà fatta tra il 2026 e il 2027, cioè durante la prossima consiliatura. L’ultimo Comune italiano che ha avuto questo onore, nel 2019, è Matera, in Basilicata. Io sono andato a visitarla durante il percorso di avvicinamento a quell’appuntamento. E ho visto una rivitalizzazione incredibile della città. Pertanto ho deciso di abbracciare questa sfida. Mi piace trasformare i sogni in obiettivi. Negli ultimi ho osservato una Padova nobile decaduta, voglio vederla rinascere. Il turismo può essere un ottimo volano. Non è possibile che da noi arrivino meno persone di quelle che visitano Ravenna. Dobbiamo entrare nei circuiti internazionali, non credo che Padova abbia un patrimonio artistico inferiore a quello di Verona».
Uno dei problemi della città è quello dei parcheggi.«Sì, c’è il problema dell’accessibilità al centro storico. Se uno va a Verona arriva fin quasi a piazza Bra, trova un parcheggio e può girare a piedi per la città. A Padova invece bisogna girare come trottole per trovare un posto. Io propongo che la Prandina diventi un parcheggio alberato da mille posti auto. Così si possono anche togliere le macchine da piazza Insurrezione. Io però non sono ideologicamente contro le auto. Si è visto anche durante il lockdown che, con zero veicoli circolanti, il Pm10 non è diminuito. Il problema vero sono le caldaie obsolete».
In questa campagna elettorale lei è tornato spesso sul tema della sicurezza.«Lo dicono recenti classifiche del Sole 24 Ore che Padova è al primo posto per spaccio di droga. In queste settimane ho girato tantissimo nei quartieri, la sicurezza è percepita come il tema numero uno. Ritengo sia necessario un presidio di polizia municipale in ognuno dei sei quartieri. Bisogna aumentare le telecamere anche per combattere il fenomeno delle baby gang. Occorre anche riqualificare la collaborazione con la Curia per un proficuo utilizzo dei patronati. E lo spritz non può essere l’unica occasione d’incontro per i giovani».
Le si è schierato contro il tram e a favore del bus elettrico. Vuol dire che pensa di rimuovere le rotaie del tram?«No, quello che c’è, come la linea Pontevigodarzere-Guizza, ovviamente rimane. Anche per la linea Sir 3, dalla stazione ferroviaria a Voltabarozzo, ormai non si può più fare niente: verrà realizzata. Quella che sarebbe davvero devastante per la città è la realizzazione della linea Sir 2, da Rubano a Busa di Vigonza. Questa è una scelta sbagliata, che dobbiamo fermare: dove arrivano i binari, chiudono i negozi. Bisogna invece puntare sui bus elettrici, che costano la metà, salvando i finanziamenti del Pnrr; non si buttano via i soldi».
In uno dei suoi slogan si è definito “il sindaco dei negozi di vicinato”.«In questi anni Giordani è stato il sindaco dei supermercati, sono stati aperti punti vendita di grandi dimensioni un po’ dappertutto. Quando chiude un negozio di quartiere, se ne va un presidio alla sicurezza. Io ho lavorato negli StatiUniti: la gente si ritrova dentro i centri commerciali. Ma non è il mio modello di riferimento: noi non vogliamo americanizzarci».
Lei vuol essere “il nuovo sindaco che Padova si merita”.«Io dico che in questi anni l’amministrazione ha navigato a vista. Serve invece un progetto che guardi di qui a vent’anni. Ad esempio, del nuovo ospedale si è parlato solo per la localizzazione a Padova Est. Ma intorno all’ospedale cosa si vuol fare? Come si vogliono creare occasioni di lavoro per i 64 mila universitari padovani, che una volta laureati vanno all’estero oppure cercano impiego a Milano e Torino? In quella zona, dove già sorgono il Cnr e la Torre della ricerca della Città della speranza, si dovrebbero varare dei poli di ricerca, nei campi dell’energia, della chimica, della farmacia e della microelettronica. Padova è gemellata con Boston: potrebbe diventare la Boston del Nord Italia».
Conclusa l’era Bui, in autunno sindaci e consiglieri comunali dovranno scegliere il nuovo presidente della Provincia. Che ruolo deve recitare Padova?«Il Comune di Padova ha il dovere di essere la guida della Provincia, creando sinergie importanti con le altre amministrazioni, ad esempio con quelle dei Colli e delle Terme per la valorizzazione dei prodotti tipici. Io poi posso mettere sul tavolo la mia amicizia con il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, un rapporto nato dieci-dodici anni fa quando entrambi eravamo alla guida delle rispettive associazioni imprenditoriali. Dobbiamo riprendere il filo del dialogo per l’area metropolitana tra Padova, Venezia e Treviso».
La sua azienda, la Blowtherm, si era aggiudicata, negli anni scorsi, una commessa per la realizzazione del forno di verniciatura delle automobili del Kremlin Garage a Mosca.«Sì, eravamo entrati in maniera importante nel mercato russo. Ma ora la guerra all’Ucraina ha fermato tutto».
L’imprenditore Francesco Peghin, titolare della Blowtherm, festeggerà 58 anni il prossimo 19 luglio. È nato a Padova e vive all’Arcella. Sposato con Alessia, è padre di Giovanni e di Anna. Dopo la maturità al liceo scientifico, si è laureato in Economia aziendale all’Università di Ca’ Foscari a Venezia. Nel 1995, con “Per Elisa”, si è aggiudicato il campionato del mondo di Vela. Nel 2002 ha assunto la presidenza di Assindustria Sport. Nel 2007 è stato eletto presidente di Confindustria Padova. Ha poi guidato il Parco scientifico tecnologico Galileo e la Fondazione NordEst. Dal 2015 al 2021 ha guidato la Fondazione Museo della medicina e della salute. Ora si candida a sindaco per il Centrodestra, alla testa di una coalizione con sette liste: due civiche e cinque di partito.
