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Frida ferita ma artista felice. La mostra a Padova fino al 4 giugno
A Padova fino al 4 giugno l’unica tappa italiana della mostra con 23 opere della grande pittrice messicana e nove di Diego Rivera
MosaicoA Padova fino al 4 giugno l’unica tappa italiana della mostra con 23 opere della grande pittrice messicana e nove di Diego Rivera
«Diego dipinge abbastanza bene, ma la vera artista sono io». Quel Diego Rivera allora considerato uno dei massimi pittori al mondo, amico di personaggi come Lev Trockij, ma che per Frida Kahlo era soprattutto «il secondo grande incidente della mia vita». E davvero non si riesce a darle torto, mentre si visita la mostra appena aperta al centro culturale Altinate San Gaetano a Padova, che in un crescendo di colori e di sensazioni ci restituisce la sensibilità e l’opera di una pittrice di livello veramente mondiale. “Frida Kahlo e Diego Rivera. La collezione Gelman” porta per la prima volta a Padova, fino al 4 giugno, i capolavori della pittura messicana accumulati negli anni dalla coppia di collezionisti Jacques e Natasha Gelman: non solo Frida quindi (presente con ben 23 opere), ma anche il marito Diego Rivera (9 dipinti), più David Alfaro Siqueiros, María Izquierdo, Rufino Tamayo e tanti altri. A emergere prepotentemente, come donna e soprattutto come artista, è però lei: Magdalena Carmen Frida Kahlo Calderón, nata il 6 luglio 1907 a Città del Messico da Matilde e da Carl Wilhelm “Guillermo” Kahlo, fotografo tedesco di origine ebraica. Una storia, quella della giovane Frida, segnata fin dall’inizio dalla sofferenza: a sei anni viene colpita dalla poliomielite, a 18 viene martoriata in un incidente stradale. Devastanti le conseguenze: undici fratture alla gamba destra, due al bacino e due alla schiena, inoltre il corrimano di ferro dell’autobus su cui viaggia le trapassa l’addome, cosa che le impedirà di diventare madre. Inizia così il suo calvario, che in tutta la vita la porterà a subire almeno trentanove operazioni, ma anche il suo percorso artistico: proprio il dolore segnerà infatti la sua sensibilità e il suo modo di vedere il modo. «Senza mai trascurare la fierezza e il contegno, Frida si presenta come una maschera di dolore – scriverà la critica d’arte spagnola Victoria Combalía – l’icona, ben presto convertitasi in simbolo della sofferenza delle donne, su cui si fonda l’interpretazione della sua pittura come una rivendicazione della condizione femminile». Mentre è bloccata a letto la giovane Frida scopre la pittura: in lei la sofferenza fisica diventa non solo metafora di quella interiore, ma anche strumento di conoscenza, il “terzo occhio” che spesso raffigura nei suoi dipinti. «Non sono malata, sono rotta – dirà una volta – Ma sono felice, fintanto che potrò dipingere». Durante la convalescenza inizia, inoltre, la turbinosa storia d’amore con Diego Rivera, artista in quel momento affermato e soprattutto già sposato, che porterà entrambi a formare una delle coppie artistiche più famose di sempre. Per Frida, Diego è ingombrante, dispotico, opprimente, ma al tempo stesso i due – pur tra mille reciproche infedeltà – non riescono a stare separati, nemmeno dal punto di vista artistico. A rivelarlo è la stessa Frida nelle sue opere: ad esempio in Diego nei miei pensieri (Autoritratto come Tehuana) del 1943, nel quale l’immagine del marito è addirittura incisa sulla fronte della pittrice, mentre ne L’amoroso abbraccio dell’universo sempre lei tiene in braccio un enigmatico Diego bambino (che pure ha vent’anni più di lei), abbracciata a sua volta dalle personificazioni della terra e del cosmo. Per anni la stessa arte di Frida Kahlo rimarrà all’ombra del marito, per poi emergere sempre più prepotentemente soprattutto dopo la sua morte. E oggi, nella mostra al San Gaetano, sembra emanciparsi anche dallo stesso personaggio mediatico costruito nel tempo intorno all’autrice, per emergere in tutta la sua bellezza, la sua ricchezza di significati e la sua introspettiva. La mostra, curata da Daniela Ferretti e promossa dall’assessorato alla Cultura del Comune di Padova e organizzata da Vergel Foundation, MondoMostre e Skira in collaborazione con l’Instituto nacional de Bellas artes y literatura (Inbal), è completata da una nutrita sezione fotografica con ritratti di Héctor Garcia, Manuel Álvarez Bravo, Giséle Freund, Martin Munkacsi, Nickolas Muray, Lucienne Bloch ed Edward Weston. Chiude il percorso espositivo una magnifica selezione di coloratissimi costumi tradizionali messicani, così presenti e importanti nelle opere della coppia Rivera-Kahlo. Per informazioni su orari e biglietteria: www.mostrafridapadova.it