Cosa cercano i giovani padovani?
La terza giornata del Giubileo dei Giovani ha visto centinaia di ragazzi della diocesi di Padova, già radunati a Roma, vivere un intenso percorso di catechesi e preghiera, scandito da domande che invitano a guardarsi dentro.
«In questi giorni ci stiamo ponendo alcune domande» spiega don Diego Cattelan, responsabile dell’Ufficio di pastorale dei giovani della Diocesi di Padova. «Ogni giorno consegniamo ai ragazzi una domanda, che forniamo già la sera precedente: così, durante la giornata, hanno modo di condividerla tra loro e poi approfondirla».
Lunedì la domanda era «Dove sei?», martedì «Chi sei?», mentre oggi i giovani sono stati invitati a chiedersi «Cosa cerchi?». Domani la riflessione sarà dedicata a «Come cerchi?», un vero e proprio invito al discernimento. «È il tema di come noi ci muoviamo, come cerchiamo, come ci orientiamo nelle nostre scelte» aggiunge don Diego. «E venerdì vivremo il momento penitenziale nella parrocchia dell’Olgiata, insieme al vescovo».
Alla catechesi di oggi ha partecipato il gruppo già ospitato a Roma, mentre gli altri 470 giovani che stanno percorrendo la Romea Strata arriveranno domani, giovedì 31 luglio, unendosi così alla grande assemblea diocesana. «Il cammino sta andando molto molto bene, almeno dai racconti che ho sentito dai ragazzi e dalle persone delle équipe» conferma don Diego.
La catechesi odierna si è aperta con la testimonianza di don Giuseppe Cavallin, che ha raccontato come, proprio durante la GMG di Tor Vergata del 2000, abbia sentito la chiamata al sacerdozio. «La voce di Dio a volte è limpida, altre volte è un soffio leggero. A Tor Vergata l’ho sentita chiarissima».
Poi ha preso la parola Silvia Sandon, consacrata dell’Ordo Virginum: «Il campo che ho trovato è stato sicuramente quello del silenzio interiore e della preghiera. Ho dovuto “vendere” il mio io e, quando l’ho lasciato entrare, Dio ha fatto tutto lui». Sono seguiti gli interventi di don Davide Ciucevich e di don Federico Fortin, che ha ricordato la sua vocazione maturata nella comunità: «A un certo punto non ho più potuto far finta che la chiamata non ci fosse. Ho dovuto dare almeno una possibilità al Signore».
Infine sono intervenuti Camilla, sposa di Luca, e Rudi, sposo di Nicoletta: «Il campo di pertinenza è il matrimonio, la relazione – ha osservato Rudi –. Non è che sogniamo la nostra vita insieme, ma viviamo il sogno della nostra vita. Ed è una missione».
«È stato davvero un racconto che ha toccato i ragazzi» commenta don Diego, che vede in queste testimonianze «un’occasione concreta di discernimento: i giovani capiscono che il Signore chiama in modi diversi, ma sempre per la gioia di una vita donata».
Il clima generale è di entusiasmo e apertura. «Abbiamo a che fare con dei ragazzi che si mettono in gioco, che accettano le proposte e hanno un buon grado di flessibilità» osserva don Cattelan. «Prendono le cose con il desiderio di sperimentarle e di entrarci davvero dentro. Mi sembra che giorno dopo giorno si vedano dei passaggi, anche nel coraggio di scendere un po’ in profondità».
Nonostante la fatica e il caldo di Roma, la partecipazione resta alta. «Non mi sembrano giovani che si accontentano» sottolinea don Diego. «Durante le celebrazioni, pur con la stanchezza, c’è un senso bello di partecipazione».