Chiesa
“Questo è molto importante: ciò che sperimenterete qui non sia solo per voi stessi. Dobbiamo imparare a condividere. Per favore, che tutto questo non resti solo come un ricordo, solo come qualche foto carina, solo come qualcosa del passato. Vorrei che, una volta tornati in Perù, inondaste quelle terre con la gioia e la forza del Vangelo, con la Buona Novella di Gesù Cristo”.
Sono alcune delle parole che Leone XIV ha rivolto, lunedì 28 luglio, ricevendoli in udienza, ai giovani del Perù. Un’anteprima di Giubileo dei giovani, un incontro atteso, emozionante sia per il Santo Padre, memore dei tanti anni trascorsi nel Paese sudamericano, di cui possiede la cittadinanza, lungo un quarantennio, sia per i giovani, poco più di un centinaio, che hanno attraversato l’Atlantico per partecipare all’evento ecclesiale più atteso di quest’anno giubilare, ma anche per incontrare il Papa, che sentono particolarmente vicino. Ma all’affetto e all’emozione, si sono, appunto, affiancate, parole importanti. Il Papa, con il suo breve discorso, ha richiamato i giovani all’essenziale della vita cristiana, li ha invitati a fare un’esperienza di Chiesa, in occasione di questo evento Giubilare. E li ha esortati a essere dei “missionari”, nella loro testimonianza cristiana: “Che tutte le persone che incontrerete possano vedere in voi il volto di Cristo che ama e si dona, che continua a essere presente in ogni battezzato. Per questo, amate e servite gratuitamente, nella vita quotidiana, in ciò che è piccolo, in ciò che è nascosto, perché avere sperimentato la gioia di essere amati per primi, e perché avete ricevuto tutto gratuitamente da Dio nostro Padre”.
La gioia di un incontro atteso. Ad ascoltarlo, anche il vescovo peruviano che, in questi giorni, sta accompagnando i giovani del suo Paese.
“Sono proprio, tanto, contento – esclama, rispondendo alla telefonata del Sir, mons. Víctor Emiliano Villegas Suclupe, vescovo della prelatura di Chota, cittadina che si trova nel cuore delle Ande, nel nord del Perù -. L’incontro era molto atteso, è stato vissuto in un clima molto amichevole”.
Davvero i peruviani hanno potuto, immediatamente, riconoscere il missionario e il vescovo già conosciuto in terra peruviana. Anche mons. Villegas ha avuto modo di conoscere l’attuale Papa, per almeno due motivi: è originario di Chiclayo, la diocesi che è stata guidata da mons. Robert Prevost, e appartiene alla famiglia agostiniana, essendo sacerdote dell’ordine degli Agostiniani recolletti. “A Chiclayo me lo ricordo molto vicino ai giovani, mostrava sempre una grande disponibilità – ci confida -. Faccio fatica a immaginarmelo qui, in Vaticano, alle prese con il cosiddetto ‘protocollo’, che pure è necessario”.
All’incontro hanno partecipato, riferisce il presule, 105 giovani, coloro che si sono iscritti al Giubileo dei giovani attraverso la Conferenza episcopale. A essere rappresentate, sono 48 giurisdizioni ecclesiastiche. Ci sono, poi, anche altri peruviani, che sono giunti a Roma con movimenti, associazioni, altre realtà ecclesiali, per un totale stimato di circa 240 persone. Certo, rispetto all’enorme numero di partecipanti all’evento giubilare, si tratta di un piccolo gregge:
“Il viaggio, in ogni caso, non può costare meno di mille dollari. Una cifra considerevole, per il livello economico medio del Perù. Per riuscire a essere qui, alcuni hanno svolto varie attività, per raccogliere fondi”.
Inoltre, un viaggio di questo tipo non si improvvisa, ed era stato messo in cantiere prima dell’elezione di Papa Prevost. Tra l’altro, la stola donata ieri al Santo Padre è stata tessuta proprio da un gruppo di giovani che era impossibilitato a partecipare al Giubileo romano. Un piccolo gregge, ma gioioso ed entusiasta, anche per il “privilegio” di aver potuto incontrare il Papa prima degli altri coetanei.
Al centro, la Chiesa e la sua missione. Il vescovo tiene a mettere, però in evidenza, il fatto che più lo ha colpito: “Certamente, tutti noi eravamo in sala Clementina per incontrare il Papa ‘peruviano’. Ma il Santo Padre, pur dentro al clima di gioia e cordialità, ha subito ‘spostato il tiro’.
Non si è messo lui al centro, ma, piuttosto, l’incontro con il Signore, l’esperienza di Chiesa, universale e locale, e l’essere ‘Chiesa in uscita’, nel momento in cui ha chiesto ai giovani di non tenere per se stessi l’esperienza che stanno facendo in questi giorni, ma di ‘inondare’, al ritorno, la propria terra, già così ricca di santità, con la gioia del Vangelo”.
La delegazione peruviana, il 28 luglio, ha vissuto un altro momento particolare: la messa celebrata nel giorno della Festa nazionale, nell’anniversario dell’indipendenza. Anche questa, in fondo, un’occasione per sentirsi “coinvolti” nella costruzione del futuro della propria Nazione. Ieri, il programma del Giubileo è entrato nel vivo e i giovani del Paese andino hanno la Porta santa, a San Pietro, per poi proseguire con il programma generale dell’evento giubilare, fino alla messa di chiusura, domenica prossima.
In Perù una Giornata nazionale nel 2026, a Chulucanas. A coordinare, in modo instancabile, i giovani peruviani è la segretaria esecutiva della Pastorale giovanile peruviana, suor Pilar Neira, che conferma al Sir:
“L’attuale Papa, quando era in Perù, è sempre stato molto vicino alla Pastorale giovanile. I giovani sono molto contenti, perché abbiamo un Papa peruviano. Durante l’incontro ha chiesto loro di continuare a essere segni di speranza”.
E se il Papa li ha invitati a “inondare” di gioia il Perù, la Pastorale giovanile non si fa trovare impreparata, come spiega la segretaria esecutiva: “Attualmente, la Pastorale giovanile sta preparando la Giornata nazionale della gioventù 2026, alla quale si prevede che parteciperanno almeno 4.000 giovani a livello nazionale e, se possibile, molti altri giovani, non solo della Pastorale giovanile, ma anche della Pastorale universitaria e dei movimenti. Dunque, il primo mandato della delegazione dei giovani del Perù è quello di continuare a impegnarsi in questo tempo di sinodalità della Chiesa, di continuare a prepararsi all’ascolto e al dialogo nello spirito, nell’impegno di essere una Chiesa in uscita, una Chiesa missionaria. Il secondo mandato è quello di invitare il Papa alla Giornata nazionale della gioventù 2026 che si terrà nella diocesi di Chulucanas, dove, giovane sacerdote, è stato missionario e dove ad agosto apriremo l’anno che ci porterà a questo evento, con i vescovi del Perù”.