Sabato 4 ottobre, festa di san Francesco, all’Opera della Provvidenza, abbiamo celebrato il Giubileo diocesano dei malati, organizzato dall’ufficio per la Pastorale della salute e dall’Opsa, con la preziosa collaborazione dell’Unitalsi, dell’Irpea, dell’Afpd (Associazione famiglie persone con disabilità Irpea Padova) e con l’Ordine di Malta e la Consulta del volontariato della Provincia di Padova.
Insieme abbiamo proposto una giornata di riflessione, preghiera e convivialità. Un’occasione di riconoscimento alle tante persone che affrontano ogni giorno difficili sfide di salute, regalando loro un momento di serenità e di festa.
Con la sua presenza e le sue parole, poi, ci ha incoraggiato il vescovo Claudio. A più riprese ha ricordato che i malati possono essere un punto di riferimento per la fede dei “sani”, affidandosi a Dio, e per le tante persone che si prendono cura di loro.
Oltre ai tanti ospiti dell’Opsa, si sono aggiunte altre 250 persone da vari luoghi della Diocesi, ma non solo – malati, persone con disabilità, anziani e accompagnatori – per vivere, in comunione col vescovo Claudio, questo appuntamento ecclesiale.
Dopo un breve momento di preghiera alla grotta di Lourdes, nel parco dell’Opsa, abbiamo percorso un breve ma intenso pellegrinaggio verso il santuario di Santa Maria della Provvidenza. Prendere parte all’eucaristia, in un luogo dove la sofferenza è di casa, ha detto don Roberto Ravazzolo, direttore della casa, permette di scoprire quale altra grande realtà abita all’Opsa: la carità. Quella carità che diventa servizio, dono, offerta di tempo e risorse verso i malati, verso coloro che sono più in difficoltà, verso quanti necessitano soprattutto di sentirsi amati e riconosciuti, anche al di là dei loro dolori e delle loro difficoltà e carenze.
Con il pranzo, servito con dedizione dal gruppo di volontari dell’Opsa, e la partecipazione gioiosa di alcuni giovani unitalsiani, arrivati persino da Udine per animare e intrattenere i malati e i tanti accompagnatori, si è concluso il momento giubilare. Anche se si è malati, è possibile vivere momenti di festa e fraternità assieme, anzi, proprio questi momenti possono diventare “medicina efficace” per coloro che stanno vivendo momenti complicati e magari hanno perso la capacità di sorridere.