Storie
Giulia Ruffato, atleta paralimpica e la sua handbike. In sella, a rincorrere i sogni
Giulia corre veloce, sfiorando l’asfalto grigio che sotto la sua bicicletta sembra un tappeto uniforme, su cui galleggiare.
Giulia corre veloce, sfiorando l’asfalto grigio che sotto la sua bicicletta sembra un tappeto uniforme, su cui galleggiare.
Il vento le accarezza la pelle: può esserle alleato ma anche nemico e, in tal caso, lo sforzo si fa più intenso, a volte quasi destabilizzante. Nelle braccia ha i tanti chilometri di allenamento macinati negli ultimi giorni, negli occhi i tanti scorci visti quasi furtivamente in quella pianura che circonda Rivale di Pianiga, luogo che l’ha vista nascere 35 anni fa. Sa che in quel tempo passato sulle tre ruote, che scandisce le sue giornate, deve mettercela tutta per «alzare l’asticella delle prestazioni», per essere competitiva nelle gare che, soprattutto in Italia, cominceranno all’inizio della primavera fino ai primi giorni d’autunno; quelle dei mondiali si disputeranno dall’inizio di maggio e si concluderanno a fine agosto. Vicino, tiene la tabella delle uscite che ha concordato con la sua allenatrice, una sorta di scaletta della preparazione fisica. Perché Giulia Ruffato è un’atleta di handbike, una disciplina sportiva del paraciclismo nella quale una bicicletta a spinta manuale permette a persone con una disabilità agli arti inferiori, di praticare ciclismo. La giovane è nella categoria Wh4, che sta per Women Handbike e “4” è una classificazione per gli atleti handbikers che va da H1 a H5, con gli H1 che hanno disabilità molto severe, quelli H5 con il più basso livello di perdita funzionale. Due cose trasmettono il suo sguardo, i suoi occhi che sembrano guardare lontano: gioia e determinazione. La gioia che nasce «dall’essere soddisfatti di quello che si è e che si fa» e passa dal vivere «qui e ora facendo del proprio meglio con le capacità e possibilità a disposizione, traendo ciò che di positivo c’è in quello che accade», spiega compiaciuta l’atleta. Poi la determinazione che l’ha contraddistinta in tante situazioni, «mettendo un mattone sopra l’altro, per conseguire un obiettivo distante nel tempo, con costanza». Per Giulia questo non esclude l’avere momenti di difficoltà e di fatica «ma vuol dire superare ogni piccolo grande ostacolo che si può incontrare sul proprio cammino». E lei di ostacoli ne ha vissuti, uno sopra tutti.
È la notte tra il 29 e il 30 dicembre 2012: la giovane viene colpita da un’ischemia spontanea al midollo che le provoca la paralisi totale, dalla vita in giù. Essendo fisioterapista (si era laureata a Padova nel 2009 e aveva esercitato la professione per tre anni), sin da subito ha chiaro quello che un evento del genere può comportare nella sua vita. Lei che prima di quell’infausto episodio viveva giornate particolarmente intense, «una volta rimasta in carrozzina ho capito che alcune cose non sarebbero più state come in passato. Ho dovuto guardare oltre, cercando di cambiare i pezzi del puzzle. Non mi sono sentita travolta da quello che mi era successo, certo non nascondendo le fatiche della nuova condizione. Soprattutto non avevo intenzione di perdere tempo a rimuginarci sopra e mi sono detta “Ok, sono seduta, andiamo avanti”». E così Giulia riorganizza la sua vita – aiutata dalla sua famiglia, dagli amici e dal Signore che «mi ha sostenuta nel momento della prova» – cercando di sperimentare cose nuove, a partire dallo sport: «Ho ricominciato a sciare, a fare canottaggio fino ad approdare all’handbike». Questa attività, che poi diventerà per lei una passione, è partita da una mail ricevuta durante il periodo di degenza in ospedale dopo l’ischemia: «“Ciao, sono Zanardi”, e subito ho pensato a uno scherzo». Invece era proprio lui, Alex Zanardi (bolognese, prima pilota automobilistico poi pluricampione paralimpico). Il dialogo con il fuoriclasse emiliano incoraggia la giovane a giocarsi nello sport e, sfoggiando un sorriso contagioso ammette che «sono stata liberamente costretta a salire in bicicletta», accompagnata dal pensiero «vediamo dove arrivo con questa handbike». La divisa da ciclista ben indossata, gli occhiali da sole posizionati come si conviene, qualche ora di prove con il nuovo mezzo e Giulia è pronta per essere un’atleta a tutti gli effetti. Di strada la pianighese ne ha percorsa veramente tanta da quella volta: campionessa italiana Wh4 dal 2018 fino a quest’anno, dalla stagione 2021-2022 fa parte della nazionale di handbike. Nel suo medagliere può annoverare soprattutto un bronzo nella prova a cronometro ai Mondiali di paraciclismo di Glasgow (a Dumfries, in Scozia) il 9 agosto 2023; l’argento nella prova a cronometro agli Europei a Rotterdam (nei Paesi Bassi) 18 agosto 2023 e infine l’oro nella prova in linea sempre agli Europei a Rotterdam il 20 agosto scorso. Oggi Giulia è ancora “legata” a Zanardi dal progetto “Obiettivo 3” di cui fa parte, una realtà nata nel 2016 per volontà del campione bolognese, con il fine di far apprendere e diffondere la pratica sportiva tra i disabili, incoraggiandoli e sostenendoli anche materialmente.
Come atleta di handbike – fa parte della squadra Restart sport Accademy – è impegnata in due tipi di competizioni: la prova a cronometro e quella in linea. La prima è come quella del ciclismo, o con un percorso a circuito o con una partenza e arrivo e una distanza dai 15 ai 20 chilometri. C’è la possibilità di avere del dislivello. Nella prova in linea, invece, si devono percorrere circa 50 chilometri su un circuito (da fare per un certo numero di volte), con la possibilità di avere del dislivello. Per misurarsi in queste gare la preparazione è fondamentale: gli allenamenti per lei sono sette giorni alla settimana, focalizzandosi di volta in volta su un certo lavoro fisico, con diversi carichi, e «se riesco a portarlo a termine, questo mi aiuta, mi motiva. Altre volte non riesco ma si riparte la volta successiva». La giovane spiega che questa sua passione richiede sacrificio, con obiettivi da raggiungere ogni volta con un cronometro che avanza inesorabile. E da un lato «ho voglia di raggiungerli e superarli, dall’altro ho anche un po’ di paura di non riuscirci. È una sfida continua». Raggiungere queste prestazioni personali aumenta in lei l’autostima e la soddisfazione nelle proprie capacità anche se è molto autocritica verso sé stessa: «Sono sempre scontenta di quello che faccio perché non penso sia abbastanza quindi mi serve avere dei dati oggettivi a cui guardare, quelli che mi dicono di un miglioramento raggiunto». Oggi Giulia vive a Rivale di Pianiga, lavora nell’ufficio dei servizi sociali del Comune di Pianiga (ha vinto un concorso un paio d’anni fa) e ha un sogno nel cassetto, partecipare come atleta della nazionale italiana alle Olimpiadi di Parigi 2024: «Non so se verrò convocata per quell’appuntamento, ma l’obiettivo del prossimo futuro è quello».
Giulia Ruffato nasce a Rivale di Pianiga (in provincia di Venezia ma Diocesi di Padova), il 20 ottobre 1987 dove vive tutt’oggi. Laureatasi in fisioterapia all’Università di Padova nel 2009, a fine del 2012 ha un’ischemia midollare spontanea che la costringe alla sedia a rotelle. Tra il 2018 e il 2019 intraprende l’attività dell’handbike che la porta nel giro di poco tempo a essere protagonista nazionale e poi internazionale nelle due discipline dove concorre: la prova a cronometro e quella in linea. Oggi porta avanti il suo sport e il lavoro presso il Comune di Pianiga.
L’handbike è una bicicletta a spinta manuale che permette a persone con una disabilità agli arti inferiori di praticare il ciclismo. È considerata una disciplina sportiva del paraciclismo ed è tra gli sport paralimpici dal 2004.
Il prossimo anno, dal 24 agosto al 10 settembre, ci saranno le paralimpiadi di Parigi. Grandi aspettative sono riposte in questo evento dagli atleti, tra cui Giulia Ruffato che non nasconde il suo desiderio di far parte della Nazionale azzurra.