Fatti
Great resignation. Nel 2022, in Veneto sono aumentate le dimissioni volontarie
Sono oltre 200 mila e quasi la metà trova nuova occupazione in sette giorni
FattiSono oltre 200 mila e quasi la metà trova nuova occupazione in sette giorni
Ne avevamo parlato su queste pagine già nell’ottobre 2021, nel vortice della pandemia, domandandoci se il fenomeno della great resignation, la grande corsa alle dimissioni che aveva coinvolto i lavoratori – inizialmente negli Stati Uniti, anticipatore di tempi e processi sociali – al rientro in ufficio dopo un anno e mezzo di lavoro a distanza, avesse preso piede anche in Veneto. Le cifre pubblicate da Veneto Lavoro fotografano l’anno appena chiuso: 200.225 dipendenti delsettore privato hanno presentato dimissioni volontarie alla propria azienda. Un confronto con gli anni passati, utile per tararci: parliamo di 30 mila dimissioni in più rispetto al 2021; mentre rispetto al 2020, l’aumento è di 75 mila soggetti. È solo legato al Covid-19 e alla pandemia? Non solo, perché nel 2019 le dimissioni registrate erano 140 mila, ben 60 mila in meno. Parallelamente al numero dei dimissionari, a crescere è anche il tasso di ricollocazione: il 44 per cento di chi lascia il proprio lavoro ne trova un altro entro sette giorni, spesso nello stesso settore di provenienza, e il 57 per cento entro un mese dalle dimissioni, a conferma del fatto che – com’è riportato nel numero di gennaio della Bussola, l’Osservatorio mercato del lavoro di Veneto lavoro – nella nostra regione il fenomeno sembra più legato alla ritrovata dinamicità del mercato dell’impiego e alla possibilità di trovare migliori occasioni, più che a una volontà di allontanamento dal lavoro. Cambiano le esigenze, non più o non solo una questione di retribuzione o crescita di carriera, ma un’offerta di welfare globale, da un ambiente più stimolante, servizi migliori, assistenza sanitaria o per i figli, a un maggior equilibrio tra tempi di vita e di lavoro. Secondo i dati messi assieme da Veneto Lavoro, i tassi di ricollocazione più alti si registrano nel settore metalmeccanico (59 per cento), terziario avanzato (57 per cento), logistica (54 per cento), meno nel commercio e turismo (37 per cento) che sappiamo, però, è vincolato dalle dinamiche del mercato degli stagionali. Il tasso di occupazione ha raggiunto livelli massimi, almeno relativamente agli ultimi cinque anni, sfiorando quota 68 per cento.