MosaicoLa genitorialità è una grande prova che mette costantemente di fronte a un alternarsi di successi e fallimenti
Mentre la complessità del nostro tempo pone la genitorialità sempre più di fronte a nuove sfide (ma anche opportunità), il web pare tendere una mano a chi è in difficoltà attraverso gruppi di supporto e di condivisione. L’offerta è piuttosto variegata e si rivolge a famiglie tradizionali e non, genitori single, famiglie adottive, ecc. Alcuni gruppi trattano argomenti come alimentazione, igiene, cura del sonno, ecc. ma ci sono anche chat specifiche dedicate a problematiche come autolesionismo, dipendenze, disturbi dell’apprendimento o disabilità. Sono, inoltre, spesso distinti per fasce di età (dai neonati agli adolescenti). Oltre ai gruppi, la rete propone anche profili di genitori o docenti influencer, in grado di snocciolare consigli e di “semplificare” criticità quotidiane.
Uno dei principali vantaggi dei gruppi di supporto online è la facilità di accesso. Grazie ai dispositivi tecnologici, i genitori possono partecipare a discussioni e ricevere sostegno in qualsiasi momento della giornata, eliminando le barriere temporali e geografiche. Inoltre, i gruppi di supporto online favoriscono la condivisione di esperienze tra genitori. Questi spazi virtuali permettono di trovare persone che vivono situazioni simili, riducendo il senso di solitudine che molti possono provare. La condivisione delle proprie esperienze non solo permette di “sfogarsi”, ma può anche offrire prospettive e soluzioni.
Insomma, confrontarsi può essere senz’altro utile, ma occorre farlo nella consapevolezza che queste modalità presentano dei rischi e dei limiti. Una delle principali insidie è la disinformazione. Non tutti i consigli o le esperienze condivise sono basati su dati scientifici, o validati da esperti. Ciò può portare a scelte educative, o anche sanitarie, poco sicure per i figli. Inoltre, la mancanza di moderazione in alcuni gruppi può favorire la diffusione di opinioni estremiste, o addirittura infondate.
Un altro rischio è rappresentato dalla dipendenza emotiva che può svilupparsi nei confronti di queste chat. Affidarsi eccessivamente a piattaforme virtuali per risolvere i problemi della genitorialità potrebbe portare a una riduzione della propria autonomia di giudizio, o generare sfiducia nei confronti di persone vicine, come familiari o amici.
Infine, è importante considerare la privacy. Nei gruppi di supporto online, i genitori possono condividere informazioni molto personali sulla propria vita familiare, o sui propri figli. Tuttavia, non sempre è garantita una protezione adeguata dei dati e le informazioni private possono essere esposte a rischi di utilizzo improprio, o diffusione non autorizzata.
C’è da aggiungere, inoltre, che le piattaforme online consentono un’esposizione parziale da parte dei fruitori (questa è una delle motivazioni per cui sono così frequentate). In una seduta con un professionista, come uno psicologo o un terapeuta, si è costretti a svelare le proprie fragilità, in qualche modo a mettersi a nudo, compiendo il primo passo verso una reale evoluzione. Si tratta di passaggi che non sempre si è disposti a compiere e il web offre in questo senso una “scorciatoia”.
La genitorialità è una grande prova che mette costantemente di fronte a un alternarsi di successi e fallimenti. A volte i fallimenti sembrano surclassare i successi, soprattutto in determinate età come l’adolescenza. Crescere un figlio è un po’ come guardarsi allo specchio ed essere costretti a prendere coscienza delle proprie incapacità. Sarebbe sbagliato, però, pensare che anche all’interno di un cammino genitoriale non ci sia spazio per la maturazione personale e soprattutto che questa non sia possibile attingendo alle proprie risorse. Insomma genitori si diventa “crescendo” e riflettendo in maniera costante e costruttiva sul proprio ruolo.
Occorre tenere a mente che il cuore pulsante delle pratiche educative resta la famiglia. Spesso alla radice di comportamenti devianti o borderline di alcuni giovani, c’è il disagio di un nucleo familiare “disfunzionale”, dove mancano regole certe e figure di riferimento stabili, dove i genitori non sono allineati sui principi educativi, dove il dialogo e la comprensione reciproca latitano. Per questo occorre un lavoro sinergico, che non può essere certamente assimilato alla pratica individuale (e spesso sotterranea) del “confessionale virtuale”.
